Poco prima di essere denunciato per stalking, Bujar Fandaj avrebbe inviato sul cellulare del compagno di Vanessa Ballan un video che ritraeva lui e la donna in atteggiamenti intimi, facendo esplicito riferimento alla natura del rapporto che li legava. È la novità emersa dalle indagini riguardanti l’omicidio della 26enne, avvenuto lo scorso 19 dicembre in un’abitazione di Riese Pio X, nel Trevigiano.

Il video inviato da Bujar Fandaj al compagno di Vanessa Ballan

Dopo aver ricevuto il video hot per messaggio, Nicola Scapinello avrebbe chiesto spiegazioni alla compagna, che gli avrebbe confessato di averlo tradito con il 41enne di origini kosovare. I due avrebbero quindi chiarito e insieme si sarebbero recati a sporgere denuncia, preoccupati dagli atteggiamenti persecutori di Fandaj.

Lui e Vanessa Ballan avevano avuto una relazione extraconiugale di oltre un anno. Poi lei aveva deciso di tornare sui suoi passi e se ne era allontanata. Non poteva sapere che le cose sarebbero precipitate: oltre a seguirla sul luogo di lavoro, l’uomo aveva anche preso a minacciarla e a ricattarla, chiedendole di scegliere tra lui e il compagno, di tornare insieme.

“Se non lo lasci gli racconto tutto. Verrà fuori un casino, mi dispiace per il bambino ma perderai l’affidamento”, le aveva scritto prima di passare ai fatti, spingendo i due a cercare aiuto, senza ottenere però alcun divieto di avvicinamento. Succedeva ad ottobre. Negli stessi giorni Fandaj si introduceva in casa della coppia in maniera furtiva.

Secondo gli inquirenti è probabile che fosse appena venuto a conoscenza della gravidanza della 26enne e che stesse cercando di metterla alle strette. Per questo sono stati sollevati dei dubbi sulla paternità del feto: ci si chiede se non sia possibile che il bimbo che Vanessa Ballan portava in grembo fosse suo, anche se il compagno l’ha smentito.

Come è morta Vanessa Ballan: i risultati dell’autopsia

Lo scorso 19 dicembre, nonostante la denuncia per stalking, Fandaj era riuscito a scalcavare senza essere visto la recinzione della villetta bifamiliare in cui Vanessa viveva insieme al compagno e al figlio di quattro anni, rompendo con un martello “Sette color” il vetro della portafinestra e cogliendo di sorpresa la donna.

Stando ai risultati dell’autopsia effettuata dal medico legale Antonello Cirnelli su disposizione della Procura di Treviso, Vanessa sarebbe morta a causa dei fendenti ricevuti ai polmoni e al cuore. Fandaj l’avrebbe colpita in tutto otto volte, impugnando il manico del coltello che aveva portato con sé all’interno di una busta di tela nera in modo che i colpi risultassero più forti, letali.

Poi, come era arrivato, si era dileguato, provando a depistare le indagini: chiamando il 112 aveva confessato il delitto, spiegando però di trovarsi in un luogo diverso da quello in cui era realmente.

L’arresto prima della fuga

Qualche ora dopo l’omicidio il 41enne era stato tratto in arresto a poca distanza dalla sua abitazione. Aveva avuto il tempo di lavarsi e cambiarsi i vestiti, ma anche di andare al bar, ordinando un caffè e della birra e parlando del più e del meno con le bariste, che una volta appresa la notizia della morte della 26enne avevano dato l’allarme.

Secondo il gip che ne ha convalidato il fermo, se non fosse stato preso, Fandaj – che aveva pianificato tutto – sarebbe anche riuscito a darsi alla fuga, recandosi all’estero. Nella sua abitazione, oltre al coltello usato per uccidere l’ex amante, trovato nel lavello della cucina parzialmente lavato, c’erano anche una sim prepagata e un passaporto rinnovato da poco tempo. Attualmente è detenuto nel carcere di Santa Bona con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato: rischia l’ergastolo.