In Polonia, il ministro della Cultura, Bartlomiej Sienkiewicz, esponente del nuovo governo guidato da Donald Tusk, ha annunciato la liquidazione di tutti i media pubblici. La dichiarazione è l’ennesimo atto di uno scontro che si sta combattendo nelle ultime settimane tra il governo entrante e le forze conservatrici di quello uscente, di cui è espressione l’attuale presidente della Repubblica, Andrzej Duda.

Polonia, Tusk liquida e “ristruttura” i media pubblici: rivoluzione anti Duda

Il ministro Sienkiewicz ha chiarito che la liquidazione sarà messa in atto in vista di un nuovo assetto di tutti i media pubblici. Le fonti dell’informazione statale polacca sono viste infatti dal nuovo governo come l’esperessione di quello uscente, populista e nazionalista. La liquidazione ha dunque lo scopo di garantire “Il funzionamento e la ristrutturazione” delle stazioni tv e radiofoniche pubbliche e dell’agenzia di stampa nazionale Pap, come dichiarato su X dal ministro della Cultura.

Il controllo dei media pubblici si sta trasformando nel principale tema di scontro politico nel Paese. Sui due fronti ci sono il neo eletto Donald Tusk e il presidente della Repubblica Andrzej Duda. Il governo entrante ha nominato nuovi dirigenti per televisione, radio e agenzia di stampa pubbliche. La contrapposizione tra i due schieramenti ha portato alla paradossale conseguenza che il vecchio management non vuole accettare il turn over in atto. Così, i media statali polacchi hanno attualmente tre direttori e due diverse dirigenze, e ognuna si dichiara quella leggittima.

La strategia di Tusk: smarcarsi dal vecchio governo partendo dalle nuove dirigenze dei media

Il precedente governo di estrema destra aveva posto in essere drastiche limitazioni all’indipendenza della magistratura e ai diritti civili di donne, minoranze e stranieri. Il particolare, il sempre maggiore controllo sui media pubblici li aveva trasformati in breve tempo in uno strumento di propaganda governativo, annullandone di fatto l’indipendenza.

Uno dei primi atti del governo Tusk è stato quindi licenziare in tronco tutta la dirigenza dei media pubblici, legata al vecchio governo, e indicare i nomi dei nuovi capi struttura. I sostenitori dei governanti uscenti hanno però opposto resistenza, occupando per giorni gli studi e le redazioni della televisione pubblica e nominando un direttore alternativo a quello indicato da Tusk.

Lo scontro si è poi spostato sul piano istituzionale. Il presidente polacco Duda, ex parlamentare del partito del vecchio governo, ha posto il veto sul piano di Bilancio per il 2024 approvato dal governo Tusk. La manovra economica prevedeva uno stanziamento di oltre 760 milioni di euro per rendere operativa la riforma dei media pubblici. L’annuncio di oggi dell’imminente liquidazione si pone dunque come ulteriore mossa a favore degli intenti riformatori di Tusk e compagni.