Prenderà il via il prossimo 17 aprile il nuovo processo d’appello a carico dei quattro imputati per l’omicidio di Desirée Mariottini, la 16enne originaria di Cisterna di Latina morta nel quartiere San Lorenzo di Roma nella notte tra il 18 e il 19 ottobre del 2018 dopo essere stata attirata in una trappola. A riportarlo è Latina Today.

Al via ad aprile il nuovo processo per l’omicidio di Desirée Mariottini

Al termine di oltre quattro ore di camera di consiglio, lo scorso 20 ottobre i giudici della Corte di Cassazione avevano deciso di accogliere i ricorsi presentati dalle difese dei quattro imputati per l’omicidio della 16enne di Cisterna di Latina, annullando la sentenza di secondo grado emessa nel novembre del 2022 e facendo cadere alcune accuse e aggravanti mosse nei confronti dei quattro, che ora dovranno di nuovo andare a processo.

Per Mamoud Gara sarà rivista la condanna all’ergastolo in relazione all’accusa di omicidio; per Brian Minthe, condannato a 24 anni e mezzo di carcere, il processo d’appello bis verterà sul reato di cessione di sostenze stupefacenti e prenderà in considerazione un’aggravante in meno, come nel caso di Alinno Chima, in passato condannato a 27 anni. Infine per Yussef Salia, che aveva ricevuto una condanna all’ergastolo, è caduta l’accusa di violenza sessuale.

Una decisione che aveva colto di sorpresa la famiglia della vittima, che si aspettava, invece, una conferma delle condanne, come richiesto anche dalla pubblica accusa in fase di requisitoria.

La ricostruzione dell’omicidio

I fatti risalgono alla notte tra il 18 e il 19 ottobre del 2018. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini e del dibattimento, Desirée Mariottini sarebbe morta all’interno di un edificio abbandonato di San Lorenzo, a Roma, dopo essere stata attirata in una trappola dai suoi aggressori, che l’avrebbero prima stordita con un mix di droghe e poi violentata con “pervicacia, crudeltà e disinvoltura”, senza mostrare alcun segno di pentimento, come aveva messo in luce il gip nel convalidarne l’arresto.

Tre di loro avevano precedenti per spaccio. Il quarto, che subito dopo i fatti si era dato alla fuga, venendo rintracciato a Foggia, era stato arrestato in flagranza di reato perché trovato in possesso di oltre 10 chilogrammi di marijuana. Nel 2019 tutti e quattro erano stati rinviati a giudizio per omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di sostanze stupefacenti. Poi le condanne di primo e secondo grado, seguite dalla decisione della Cassazione di tornare in appello a partire dal 17 aprile 2024.

Le similitudini con la storia di Pamela Mastropietro

La storia di Desirée Mariottini aveva ricordato a molti quella di Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa e fatta a pezzi da un 35enne di origini nigeriane a Macerata. Era il 2018. La ragazza, affetta da un grave disturbo borderline della personalità, era scappata dalla comunità per tossicodipendenti di cui era ospite all’improvviso.

Poco dopo i resti del suo corpo erano stati trovati in un fossato di campagna a qualche chilometro dalla città. Secondo l’accusa ci erano stati portati da Innocent Oseghale, che dopo averla seguita l’aveva avvicinata nei pressi dei giardinetti della città e, approfittando delle sue condizioni di fragilità psico-fisica, l’aveva attirata nel suo appartamento, violentata e poi uccisa.

Come se non bastasse ne aveva smembrato il corpo, lavandolo con della candeggina per cercare di eliminare ogni traccia. Al termine del processo a suo carico è stato condannato all’ergastolo, ma dal carcere – nonostante le evidenti prove a suo carico – continua a dichiararsi innocente, sostenendo di essere estraneo ai fatti.