Tathiana Garbin prosegue la sua battaglia personale contro la malattia. La ex tennista aveva annunciato al termine della finale di Billie Jean King Cup di avere un rarissimo tumore ed è finita sotto i ferri pochi giorni dopo. L’intervento era andato bene e la Garbin aveva poi rassicurato i tifosi sulle proprie condizioni di salute. A distanza di qualche giorno, però, la capitana dell’Italtennis femminile è stata costretta a un nuovo ricovero a causa di alcune complicazioni seguenti all’ultima operazione. La Garbin lo ha comunicato sui propri social, ma senza destare allarmismi.
Mi dispiace dovervi informare che sono stata nuovamente ricoverata. Nonostante tutto, cerco di mantenere il morale alto e continuo a riporre fiducia nella struttura che mi sta curando al meglio.
Prima di Natale le dimissioni dall’ospedale di Cisanello di Pisa, dove è stata nuovamente operata. L’ex tennista ha poi rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, in cui ha parlato delle sue condizioni di salute.
Le parole di Tathiana Garbin
Tathiana Garbin ha esordito raccontando com’è stato il suo Natale e di come ha passato le vacanze, a pochi giorni dalle dimissioni dall’ospedale.
Questo è stato un Natale riservato, ma non meno sentito: mi hanno tolto anche la milza e non ho gli anticorpi che il mio fisico dovrebbe produrre. Incontro i parenti con la mascherina, però la situazione richiedeva massime precauzioni. Quindi ho trascorso il Natale con mia moglie Ylenia, la mia famiglia, la persona che è rimasta sempre con me anche nei momenti più difficili, quando la sofferenza ti toglie qualsiasi lucidità.
Ha proseguito parlando delle sue condizioni di salute, ringraziando l’ospedale di Cisanello di Pisa e i medici che si sono presi cura di lei, scansando il pericolo di una terza operazione chirurgica.
Mi sento Meglio. L’Ospedale Cisanello di Pisa, dove sono stata operata tutte e due le volte (la prima dai professori Morelli e Di Candio, la seconda per un intervento molto complicato dal professor Lippolis), mi ha dimessa a ridosso del Natale, il vero regalo. Sono state settimane difficilissime, un percorso pieno di dolore ma può succedere: asportato il peritoneo, le aderenze a livello intestinale possono occludere l’intestino. Ho risolto senza necessità di una terza operazione, mi considero fortunata. Alla fine riesco sempre a uscirne in piedi.
La Garbin ha affrontato la malattia con grande coraggio e ha spiegato come il tennis l’ha aiutata ad affrontare questo percorso. L’ex tennista ha mostrato grande forza di volontà e ha voluto essere d’esempio per le persone a lei vicine.
È una vita che mi preparo per una sfida così grande. Ma le sfide non le scegliamo, arrivano: bisogna essere pronti ad affrontarle. Aver giocato a tennis ad alto livello, e averlo insegnato (trasferire agli altri è un passaggio fondamentale), ha avuto un ruolo importante in questa vicenda. Quando mi hanno diagnosticato lo pseudomixoma peritonei, il tumore che origina dall’appendice e che colpisce una persona su un milione, ero pronta: mentalmente e fisicamente. Sono tornata in campo per il match della vita, voglio essere d’esempio per le mie giocatrici. L’esempio è fondamentale.
La finale di Billie Jean King Cup
La Garbin ha poi ripercorso il cammino in Billie Jean King Cup, in cui le tenniste azzurre hanno detto addio ai sogni di gloria. Dopo la vittoria in semifinale ottenuta contro la Slovenia, le italiane sono state costrette ad arrendersi al Canada, che ha vinto la finale per 2-0. Decisive le sconfitte di Martina Trevisan e Jasmine Paolini in singolare, rispettivamente contro Marina Stakusic e Leylah Fernandez. Sconfitte che hanno di fatto reso inutile il doppio. Per le azzurre si trattava della sesta finale nella competizione, che l’Italia aveva vinto quattro volte. L’ultima nel lontano 2013.
In Billie Jean King Cup, a Siviglia, sono andate oltre le loro possibilità. Scavando dentro se stesse per trovare energie inaspettate. Le ragazze sapevano, nei loro occhi ho visto la forza che cercavo. Prima del secondo intervento sono venute a trovarmi a Pisa con una nostra foto incorniciata: non ho smesso di guardarla un attimo. Siamo cresciute insieme, negli anni sono diventate le mie figlie, la mia famiglia itinerante. L’allenatore deve accompagnare, mai imporsi: ho cercato di dare loro le mie armi, perché andassero autonome per il mondo. E nel momento del bisogno, insieme alla Federtennis, mi hanno restituito tutto. Billie non sapeva del tumore ma era estasiata dallo spirito delle mie ragazze. Era venuta nello spogliatoio a parlarci prima della finale, ci ha ricordato quanto è importante lottare per i nostri diritti di donne e atlete. In Italia si parla di patriarcato, c’è ancora tanto da lavorare, ecco perché bisogna dare visibilità ai risultati delle ragazze. Perché ho scelto di sedermi in panchina? Non volevo lasciare sole le ragazze.
La Garbin ha riflettuto tanto sull’annuncio della malattia dopo la finale di Billie Jean King Cup, ma ha deciso di parlarne per per esprimere vicinanza alle persone in difficoltà.
Ci ho pensato tanto, la malattia spesso viene vissuta con vergogna e a Siviglia, in Billie Jean King Cup, era giusto che tutta la luce l’avessero le ragazze. Finito il torneo, mi sono convinta di poter dare un contributo alle persone in difficoltà: ho visto tanta sofferenza, e qualcuno che non ha reagito e non ce l’ha fatta. Ho iniziato a scrivere per aiutare me, per osservare da fuori cosa mi stava accadendo. Rileggermi, anche oggi, mi serve. Mi hanno scritto in tantissimi. Comunicare la malattia significa anche farsi aiutare: tendere la mano è un grande atto di coraggio.
Poi una riflessione sul proprio destino.
Ho sempre pensato che la fortuna fosse l’occasione che incontra la preparazione. Sto cambiando idea, però. La mia è una malattia molto rara: non posso pensare che il fato non giochi un ruolo. E ha colpito me che, da atleta, mi curo tanto: dal sonno all’alimentazione, non ho mai lasciato nulla al caso. Eppure. La prevenzione è fondamentale, l’ho sempre fatta, se sei ben preparata puoi superare tutto. Il mio sport mi aiuta tanto. Anche a livello mentale: cerco di riportare tutto a un match di tennis. Però il dolore inenarrabile del sondino inserito da sveglia e la perdita secca di dieci chili di peso non hanno paragoni.
Garbin ha lavorato tanto su se stessa durante la malattia, cercando di mantenere uno spirito di autocontrollo e positività.
Mi sono aggrappata alla positività che ho sempre insegnato: non potevo tradire me stessa sul più bello. Ho usato la mindfulness, la respirazione consapevole. Mi sono parlata molto, rassicurandomi sul fatto che avrei trovato la forza che alleno da una vita. Evert e Navratilova, impegnate in percorsi di malattia simili al mio, non le ho contattate, no. Ho guardato in loop le immagini delle mie ragazze in campo: Supertennis mi ha mandato un file video che ho consumato. L’importante è volersi bene, non perdere mai la speranza. C’è una nuvola? Okay però dietro c’è sempre il sole, basta che quella nuvola si sposti.
Tathiana Garbin, testa al 2024
Tathiana Garbin ha proseguito l’intervista parlando delle aspettative per il nuovo anno. L’ex tennista si augura di stare meglio in vista della nuova visita in programma il 15 gennaio.
Vorrei sottopormi a un ultimo esame istologico che mi permetta di avere pensieri positivi e sensazioni buone. Nella visita del 15 gennaio l’oncologo mi dirà se le cure chemioterapiche sono state sufficienti: sembrerebbe di sì. È partito tutto dall’appendice senza alcuna familiarità tra i parenti anche se è vero che i miei fratelli l’appendice l’hanno tolta, quindi non abbiamo la controprova. Vorrei riprendermi la mia vita, quello che ho sempre amato, ciò che ho sempre voluto fare. Ho la fortuna che il mio lavoro sia la mia passione. Mi sveglio ogni mattina più motivata che mai.
Garbin ha poi rivelato di sentirsi cambiata dalla malattia, che nel male ha avuto modo di darle consapevolezza dei propri punti di forza.
Mi sento profondamente cambiata, ma non per forza in peggio. Ho toccato con mano la mia forza: non immaginavo di contenerne in quantità da poterne dare agli altri. Sono ben più resiliente di quanto non pensassi. Sento di voler regalare le mie esperienze, voglio mettermi al servizio. Spesso nella vita ci si perde in solenni cavolate: beh, non sarà più così. Quando dai troppa importanza alle cose futili, rischi di perdere la via. Questa avventura mi ha insegnato che se cadi è perché per terra c’è qualcosa che va raccolto.
Infine, l’ex tennista ha rivelato di aver tratto degli insegnamenti dalla malattia.
La vita, il bene più prezioso. Oggi non mi sfugge più: ho imparato che ogni giorno va assaporato come se fosse l’ultimo. Non ho paura di morire, davvero: ho avuto un’esistenza ricchissima, di cui non cambierei un istante. Mi sono conosciuta meglio attraverso lo sport che amo.