Le tendenze sulle democrazie in tutto il mondo evidenziano un declino continuo nel corso dell’anno 2023. Sebbene sia possibile invertire questo trend, in alcuni paesi, si prospettano ancora grandi sfide per il 2024.
Il mondo è ancora in recessione democratica nel 2023?
Oggi il mondo è più libero di 50 anni fa ma registra una recessione democratica da diversi anni. I dati di Freedom House pubblicati nel 2023 confermano una tendenza al declino delle libertà e della democrazia che si estende dall’Europa all’Asia centrale per il 19esimo anno consecutivo.
I maggiori attacchi alla democrazia derivano da guerre, colpi di stato o altri attacchi alle istituzioni che rendono difficile la stabilità politica e istituzionale di un paese. Gli attacchi alla democrazia possono manifestarsi anche in forme meno evidenti, come la limitazione della libertà di stampa, la corruzione o la violazione dei diritti umani. Queste minacce hanno mantenuto la loro presenza costante nel corso del 2023, sia in Europa che nel resto del mondo.
1. Assalto al Parlamento in Brasile dopo la sconfitta di Jair Bolsonaro
Un attacco, simile a quello al Campidoglio americano nel 2021, ha devastato le sedi del potere nella capitale Brasilia l’8 gennaio 2023, una settimana dopo l’insediamento del presidente Lula da Silva. I sostenitori di Bolsonaro sono entrati nella Corte suprema e nel palazzo presidenziale. Sono state arrestate circa 1.500 persone.
2. Progressi democratici e populismo: strade divergenti nei paesi europei
Nel 2022, il Parlamento europeo aveva dichiarato che non considerava più l’Ungheria una democrazia. Un’anno dopo, un suo paese alleato, la Polonia, ha scelto di votare per l’opposizione liberale ed europeista alle elezioni del 15 ottobre. Anche la Repubblica Ceca e la Slovacchia hanno respinto l’ondata del populismo durante il 2023.
Nel mese di aprile, in Bulgaria si sono tenute le quinte elezioni in due anni. Il paese, vittima di una instabilità principalmente causata dalla corruzione, sembra aver superato lo stallo politico. Nello stesso mese, il partito centrista e pro-europa, Europe Now! ha trionfato nelle elezioni in Montenegro.
In Estonia, il partito del primo ministro uscente, pro-Ucraina e anti-Russa, Partito Riformatore Estone ha ottenuto un terzo dei voti alle elezioni del 5 marzo, sconfiggendo l’ondata di estrema destra.
Il centrodestra ha vinto le elezioni in Finlandia, seguito dall’estrema destra populista, sconfiggendo così il Partito Socialdemocratico del primo ministro Sanna Marin. Inoltre, nei Paesi Bassi, il partito di estrema destra di Geert Wilders ha trionfato nelle elezioni anticipate del novembre scorso.
In Grecia, il governo di Mitsotakis è stato riconfermato. Il primo ministro promuove soluzioni drastiche per affrontare la questione dell’immigrazione, sia via mare che via terra. Nel frattempo, in Serbia, il paese si prepara a tornare alle urne il 30 dicembre a seguito delle presunte irregolarità riscontrate nelle elezioni del 17 dicembre, vinte da Aleksandar Vucic.
3. Le elezioni che non hanno sorpreso nel 2023
Gli elettori dell’opposizione in Turchia sono andati alle urne con un ottimismo che mancava da anni. Nonostante gli sforzi del candidato di sinistra, Recep Tayyip Erdogan è stato eletto per la terza volta presidente della Repubblica. Erdogan è al potere dal 2002.
Nelle elezioni di marzo, Xi Jinping è stato rieletto presidente della Cina anche lui per la terza volta consecutiva con un consenso unanime.
Abdel Fattah al-Sisi è stato rieletto presidente dell’Egitto in assenza di sfidanti noti. Al-Sisi è salito al potere un anno dopo il colpo di stato che ha rovesciato Mohammed Morsi. Questo terzo mandato durerà fino al 2029 e dovrebbe essere l’ultimo.
4. Il 2023 è segnato dai colpi di stato in Africa
Il colpo di stato in Gabon è stato messo in atto subito dopo le elezioni del 26 agosto. I militari hanno destituito il presidente rieletto Ali Bongo Ondimba, il quale si trova attualmente agli arresti domiciliari.
Il 27 luglio, la guardia presidenziale del Niger ha arrestato il presidente Mohamed Bazoum, eletto nel 2021. La giunta militare ha annunciato di aver bisogno fino a tre anni per completare la transizione verso un governo civile.
5. Le proteste nel 2023: un ruolo chiave nella democrazia
Il Perù ha vissuto mesi di proteste storiche e di crescente violenza, scatenate dalla rimozione dal potere del presidente Pedro Castillo. Le radici del dissenso risiedono nelle politiche che alimentano una crescente polarizzazione nella società peruviana. Castillo era considerato come un autentico rappresentante del popolo, simboleggiava le fasce rurali, operaie e indigene, in un contesto in cui la corruzione e l’incompetenza hanno eroso la capacità dello stato di attuare politiche efficaci.
In Israele, la riforma giudiziaria sostenuta da Netanyahu ha innescato proteste per mesi. La riforma prevedeva di limitare il potere della magistratura e dava così maggior potere al Parlamento. Il 26 luglio, la Corte Suprema ha dichiarato l’intenzione di valutare i ricorsi presentati in opposizione al disegno di legge. Tuttavia, a causa dello scoppio della guerra Israele-Hamas ad ottobre, l’intera legislazione è stata temporaneamente sospesa.
Pochi giorni dopo la vittoria delle elezioni, Javier Milei ha annunciato una serie di riforme “per la ricostruzione” dell’Argentina, tra cui la svalutazione del valore del Peso e significative riduzioni della spesa pubblica. Migliaia di persone sono scese in strada per manifestare contro tali riforme.