I progetti in ambito crypto hanno bisogno di lunghi rodaggi, prima di poter accogliere nuove funzionalità. Non prevederli può infatti lasciare spazio a vulnerabilità che possono rivelarsi dannose non solo per il loro stato di efficienza, ma anche a livello di reputazione.

Proprio per evitare che possano accadere episodi di questo genere, nel corso del tempo è stato affinato uno strumento che si è rivelato estremamente prezioso in tal senso. Stiamo parlando della testnet, ovvero una rete che è espressamente dedicata alle prove, prima che le nuove funzionalità vengano implementate sulla mainnet. Andiamo a conoscere quindi più da vicino questo strumento e perché sia considerato così prezioso in ambito blockchain.

Testnet: di cosa si tratta?

Per testnet, traducibile nella nostra lingua come rete di test, si intende uno strumento che è ormai considerato indispensabile dagli sviluppatori operanti in ambito crypto. Facendo leva su questa rete alternativa, è infatti possibile mettere alla prova nuove funzionalità e caratteristiche prima che approdino sulla blockchain principale.

Per capirne meglio la funzione, è possibile utilizzare un’altra definizione utilizzata in alternativa, ovvero canary network. Con questa definizione, traducibile come rete canarino, si stabilisce una similitudine con le gabbie in cui nelle prime miniere di carbone venivano messi questi uccellini. Mancando sistemi di ventilazione al loro interno, i canarini, che sono estremamente sensibili alla presenza di metano e monossido di carbone erano considerati un sistema di sicurezza indispensabile. Se smettevano di cantare era infatti in atto una fuga di gas.

Una funzione quindi essenziale, che è molto simile a quella svolta dalla testnet. In questo caso, le prove devono segnalare eventuali bugs e vulnerabilità e impedire che possano provocare problemi sulla rete principale. La rete canarino è completamente uguale alla mainnet e solo una volta che gli esperimenti siano andati a buon fine è arrivato il momento di portare gli aggiornamenti su di essa.

Il tutto con un altro vantaggio estremamente rilevante, derivante dal fatto che queste prove non comportano alcun genere di costo.

Come funziona, una testnet?

Le azioni che vengono condotte su una testnet non comportano alcun genere di ripercussione sulla blockchain originaria. Gli sviluppatori provvedono infatti a creare i cosiddetti blocchi genesi, che sono quasi uguali, contrassegnandoli in modo da distinguerli.

In questo modo si attua una separazione netta tra le due blockchain, impedendo che possa avvenire il trasferimento di fondi sulla catena principale, il quale equivarrebbe ad una frode. Così come in tal modo si impedisce che l’attività di estrazione dei blocchi, notevolmente più facile in questo caso, possa ripercuotersi sulla mainnet.

Soltanto una volta che il periodo di prova sulla testnet avrà dimostrato di non rappresentare un problema per la catena principale, si passerà alla vera e propria implementazione degli aggiornamenti, eliminando in tal modo qualsiasi genere di problematica.

Testnet: un po’ di storia

L’esordio del concetto di testnet risale al 2010. Proprio in quell’anno, infatti, Gavin Andresen, uno dei più noti sviluppatori di Bitcoin, decise di inviare una patch, ovvero una piccola porzione di codice tesa all’aggiornamento della catena inventata da Satoshi Nakamoto. Accettata dal fondatore di BTC, questa modifica può essere considerata la prima testnet della storia.

Una seconda operazione di questo genere avvenne poi il 3 febbraio dello stesso anno, quando fu David Francoise ad aggiungere una porzione di codice al Bitcoin Core. L’operazione in questione è nota come Testnet2 e contrariamente a quanto si pensava, non fu coronata da successo. La sua implementazione, infatti, ha comportato un aumento della difficoltà del mining e, soprattutto, la vendita da parte di alcuni utenti dei token ottenuti sulla testnet, spacciandoli per reali.

A risolvere il problema fu proprio Andresen, il quale riavviò la rete il 12 aprile del 2012. Le modifiche da lui apportate riuscirono a ovviare alle problematiche evidenziate e ancora oggi la terza testnet gira su Bitcoin.

Bitcoin, però, non rappresenta l’unica rete che ha fatto ricorso a questo nuovo sistema. Tra le blockchain che vi hanno fatto ricorso occorre ricordare in particolare Polkadot, il cui canary network è rappresentato da Kusama.