Svolta epocale, se non più semplicemente incredibile, per il nuovo governo argentino di Javier Milei. Il piano di austerità stabilito dal neoeletto presidente ultraliberista di estrema destra prevede tra gli altri il licenziamento di 5.000 dipendenti pubblici.
5.000 dipendenti pubblici argentini verso il licenziamento: Milei continua a scioccare
Tanti saranno infatti i contratti che non troveranno rinnovo alla scadenza naturale del 31 dicembre, anche tra gli stessi dipendenti della Casa Rosada, la sede del governo e del presidente della Repubblica del Paese sudamericano. Tutti gli altri seguiranno un processo di revisione di tre mesi. Così come saranno rivisti moltissimi piani sociali, più di un milione, alla ricerca di irregolarità: 160.000 sono quelle stimate, per un totale di 10 miliardi di pesos (circa 11,3 milioni di euro).
Nel corso di una conferenza stampa, il portavoce del presidente, Manuel Adorni, ha chiarito che il provvedimento riguarderà i lavoratori temporanei dell’amministrazione federale e di alcuni enti pubblici. Saranno esclusi solo i dipendenti delle aziende e delle società statali.
E continuano le proteste contro le privatizzazioni
Nel frattempo continuano le proteste a Buenos Aires e in altre città argentine contro l’eccentrico presidente della motosega. Si contesta soprattutto il massiccio piano per abolire le restrizioni economiche in atto e tradurle in privatizzazioni, anticipato dalla decisione di svalutare la moneta nazionale del 50% rispetto al Dollaro. A ciò si aggiungerà un imponente piano di tagli alla spesa pubblica e il cambiamento delle politiche nel campo delle estrazioni minerarie.