È sempre di più il Mes della discordia a creare scompiglio anche durante le feste di Natale, questa volta tra le file dell’opposizione, con il riemergere di vecchie ruggini tra gli ex alleati Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Il presidente del Movimento 5 Stelle ha, infatti, negato, di aver chiesto una sponda a Di Maio contro gli attacchi di Giorgia Meloni sul Meccanismo Europeo di Stabilità.
Mes, Conte su Di Maio: “Nessuna telefonata dal M5S”
Nemmeno le festività placano le polemiche e il dibattito politico intorno al Mes, che sta creando un certo scompiglio sia tra i banchi del governo sia tra quelli delle opposizioni.
In particolare, è il Movimento 5 Stelle che oggi è costretto a precisazioni e distinguo a causa proprio del cosiddetto ‘fondo salva Stati’ nei confronti di un suo vecchio esponente, Luigi Di Maio, oggi non più ben visto.
Tutto nasce dall’ormai famigerato fax sventolato lo scorso 13 dicembre dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso delle sue comunicazioni in vista del Consiglio Europeo. Un documento che certificava, secondo la premier, la ratifica del Mes da parte del governo guidato da Giuseppe Conte, autorizzata dall’allora ministro degli Esteri Di Maio.
Contro le parole della Meloni, i Cinquestelle hanno già reagito con veemenza, accusandola di aver mentito e invocando il Giurì d’onore contro le sue dichiarazioni.
Oggi, però, il quotidiano ‘La Repubblica’ riporta di una presunta telefonata tra esponenti pentastellati e lo stesso Di Maio per tornare a ‘fare squadra’ contro l’attacco della Meloni. Un’ipotesi che Conte respinge seccamente.
“Onestamente non mi risulta nessuna telefonata”.
Conte: “Nessuna sponda con Di Maio, abbiamo le prove che Meloni ha mentito”
Una precisazione dovuta, ovviamente, anche per non mostrare segni di cedimento verso eventuali aperture nei confronti di un ex membro del partito col quale i rapporti sono freddi – per usare un eufemismo – da diverso tempo.
Conte, ovviamente, non fa cenno alle questioni interne al suo partito e spiega che il M5S non ha bisogno del sostegno di Di Maio, poiché già in possesso delle prove necessarie per ‘sbugiardare’ la premier.
“Il Movimento non cerca nessuna sponda e non ha bisogno di nessuna prova testimoniale per la semplice ragione che gli atti compiuti, a partire dal confronto parlamentare, sono tutti corredati da puntuali prove documentali. E questi documenti inchiodano Meloni dimostrando che ha mentito al Paese“.
Insomma, anche dopo la mancata ratifica, il Mes continua ad agitare le acque della politica italiana, con i Cinquestelle a prendersi la scena, negli ultimi giorni monopolizzata dalle tensioni più o meno latenti nella maggioranza, con le difficoltà del ministro dell’Economia Giorgetti all’interno del suo stesso partito.
Vedremo se, prima della fine dell’anno, ci sarà tempo per ulteriori colpi di coda.