Litecoin gode di notevoli simpatie, nella criptosfera. Il motivo è molto semplice: storicamente LTC rappresenta una sorta di canary chain di Bitcoin. Sulla sua blockchain, infatti, sono state sperimentate soluzioni come SegWit (Segregated Witness), prima della definitiva implementazione su quella di BTC.

I meriti storici, però, hanno dovuto con il tempo lasciare il passo a progetti più innovativi, a partire da Solana. Tanto da lasciare praticamente al passo Litecoin, come dimostra il comportamento del suo prezzo nel corso del 2023. Partito dai 70 dollari del 1° gennaio, ad oggi si trova poco oltre i 73, una quota che sembra indicare una stasi. Ma è realmente così?

Litecoin: cosa sta accadendo

Nel corso degli ultimi giorni, Litecoin ha messo a segno un colpo notevole, con la creazione di oltre un milione di nuovi indirizzi. Un’attività superiore anche a quella di Ethereum, che però non è stata seguita da un’impennata del prezzo.

Molti analisti hanno interpretato questo disinteresse per LTC come un segnale abbastanza evidente: i trader preferiscono al momento concentrarsi su progetti più dinamici e innovativi, a partire da Solana.

Eppure proprio Litecoin ha fatto discutere nella prima parte dell’anno per le conseguenze di un aggiornamento estremamente atteso, ovvero Mimblewimble. Il nuovo protocollo, infatti, consente di non esporre le informazioni relative alle transazioni, rendendolo di fatto una privacy coin. Una decisione che, però, ha spinto gli exchange a prendere in considerazione l’eliminazione del token dalle proprie contrattazioni.

Cinque scambi della Corea del Sud, in particolare (Bithumb, Upbit, Coinone, Gorbit e Gopax), hanno provveduto al delisting. L’aggiornamento infatti, ha praticamente violato lo Specific Financial Information Act, normativa varata dalle autorità finanziarie del Paese per impedire manovre illegali.

Proprio la direzione intrapresa, alla luce del sempre maggiore fastidio delle autorità di sorveglianza dei mercati finanziari, sembra essere uno dei motivi della sostanziale diffidenza degli investitori. Perché rischiare su un progetto che potrebbe entrare in rotta di collisione con le istituzioni, quando ci sono alternative come Solana, che offrono prospettive di crescita in un panorama meno rischioso?

Pro e contro di Litecoin

Litecoin ha cercato sin dal suo esordio di proporsi come un Bitcoin più veloce e conveniente. Ha cercato cioè di ridurre i problemi di scalabilità e convenienza delle transazioni su BTC, con buoni risultati. Non tali, però, da farne un sistema di pagamento in grado di fare una reale concorrenza a quelli tradizionali.

Con il passare del tempo, inoltre, non ha saputo proporre innovazioni in grado di dare risposte ad esigenze reali. È stato quindi sorpassato da soluzioni più performanti dal punto di vista tecnologico, anche se non ha perso popolarità in termini di immagine.

Con la crescita della DeFi e le nuove prospettive del Web3, però, molti trader hanno deciso di puntare su progetti che promettono di esserne al centro. Se Solana è al momento il progetto preferito da questa platea, ce ne sono altri che si stanno facendo largo in maniera prepotente.

Litecoin ha cercato di reagire su questo versante con l’implementazione di Mimblewimble, la quale però sembra spingerlo su un versante controverso come quello delle privacy coin. Un problema che si aggiunge a quello rappresentato da un altro che sta emergendo con sempre maggiore chiarezza, l’adozione del Proof-of-Work come meccanismo di consenso.

Considerato il sempre più evidente fastidio dell’opinione pubblica e dei governi verso questo genere di attività mineraria, non stupisce eccessivamente il sostanziale disinteresse dei mercati verso LTC. La speranza è, naturalmente, che anche Litecoin possa avvantaggiarsi del prossimo halving di Bitcoin, il quarto della serie.

Come già accaduto nelle tre occasioni precedenti, l’intero settore potrebbe trarre profitto dai suoi effetti di trascinamento. Resta però il problema di fondo rappresentato da una concorrenza che si fa sempre più minacciosa, giorno dopo giorno.