Un Natale di rabbia, violenza e scontri. In Serbia continuano le proteste contro il Partito del Progresso del presidente Vucic, accusato di brogli nelle elezioni parlamentari dello scorso 17 dicembre. I manifestanti hanno cercato di entrare nel municipio di Belgrado e si sono registrati violenti scontri con le squadre antisommossa della polizia. Trentacinque manifestanti sono finiti in manette e diversi agenti sono rimasti feriti.
Proteste di Natale in Serbia: scontri violenti a Belgrado
Fumogeni, cori e bandiere serbe nella gelida serata del 24 dicembre. Mentre il vicino Occidente festeggia il Natale la Serbia scende in piazza contro il proprio presidente della Repubblica ed il suo partito: l’accusa è quella di aver truccato le elezioni parlamentari dello scorso 17 dicembre. Recentemente è stato deciso che si tornerà alle urne in almeno trenta seggi in tutto il Paese.
Una decisione che non placa la rabbia del popolo serbo e dell’opposizione che ieri ha organizzato una protesta culminata con il tentativo di entrare nel municipio di Belgrado protetto dalla polizia in tenuta antisommossa.
35 manifestanti arrestati e le accuse dalla Russia
E’ stato un 24 dicembre di scontri e di violenza. I manifestanti si sono scontrati con la polizia nel tentativo di entrare nel municipio della capitale serba. Le forze dell’ordine hanno risposto con il lancio di lacrimogeni all’indirizzo dei manifestanti: sono 35 le persone finite in manette nella serata di ieri.
Non mancano poi le accuse dalla Russia. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha detto che l’Occidente starebbe cercando di destabilizzare la Serbia utilizzando ‘le tecniche di Maidan’. Un chiaro riferimento a quanto accaduto in Ucraina nel 2014 quando si verificarono proteste contro l’allora presidente Viktor Janucovyc.