Quarantuno anni, ingegnere di professione: chi è Ezio Delbono, lo scialpinista bresciano morto dopo essere stato travolto da una valanga a Livigno, in Valtellina. Al momento dei fatti, ieri, 24 dicembre, si trovava insieme a dei suoi amici. Ora in tanti lo ricordano con affetto sui social, mentre dal Cai invitano alla prudenza, ricordando l’imprevedibilità degli ambienti montani in questo periodo.

Chi è Ezio Delbono, travolto da una valanga a Livigno

Ezio Delbono aveva 41 anni, era originario di Gavardo, in provincia di Brescia, e lavorava come ingegnere. Nel primo pomeriggio di ieri, 24 dicembre, si trovava insieme a dei suoi amici in località Vallaccia, a Livigno, per praticare scialpinismo, quando è stato travolto da una valanga, morendo.

A trovarlo, qualche attimo dopo, sarebbero stati i volontari del Soccorso alpino della Guarda di Finanza, intervenuti dopo la segnalazione delle persone che erano con lui. Sembra che si fosse momentaneamente allontanato dalla comitiva quando, in prossimità di un canale impervio, a circa 2.250 metri di altitudine, sarebbe rimasto bloccato nella neve.

Una delle ipotesi è che avesse deciso di effettuare un fuori pista, venendo colto di sorpresa dalla slavina. Inutili i tentativi dei soccorsi di salvarlo. Quando erano riusciti ad estrarlo – dopo oltre un’ora e mezza di disperate ricerche -, per lui non c’era già più niente da fare.

La sua salma, trasportata a valle da un elicottero, resterà per un po’ a disposizione dell’autorità giudiziaria che, come da prassi, potrà decidere se disporre ulteriori accertamenti prima della riconsegna alla famiglia per la sepoltura. Nel frattempo in molti ricordano il 41enne con affetto, dicendosi sconvolti per la triste fine che il destino gli ha riservato alla vigilia di Natale.

Tutta la splitboard family doveva festeggiare come ogni anno un Natale speciale. Invece la neve, quella cosa che amiamo di più, ti ha tradito. Ciao Ezio, sarai per sempre nel nostro cuore. Siamo sconvolti e senza parole. Non ci crediamo ancora,

sono le parole del gruppo Splitboard Valcamonica. A riportarle sono alcuni quotidiani locali.

Si allunga l’elenco delle vittime della montagna

Con la morte di Ezio Delbono non fa che allungarsi il già sostanzioso elenco delle vittime della montagna nel 2023. A metà dicembre in Alto Adige a morire a causa di una valanga durante un’escursione scialpinistica era stato il ricercatore Alberto Franzoi, di 34 anni.

L’uomo, originario di Rovereto, viveva a Roncafort, in provincia di Trento, dove lavorava come tecnico dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. Lo scorso 16 dicembre si trovava in montagna insieme al fratello Marco, di 36 anni, quando, a circa 3.000 metri di altitudine, una valanga li aveva travolti.

Il maggiore era riuscito a salvarsi, dando l’allarme: all’arrivo dei soccorsi Alberto versava già in gravi condizioni. Poco dopo il ricovero in ospedale, infatti, era morto, lasciando la moglie e i suoi due figli. Una tragedia, come quella che poco prima aveva riguardato due italiani in Svizzera.

Si chiamavano Fabio Di Marco e Luca Laurin e insieme a una terza persona, un 32enne, stavano scendendo dalla vetta del Piz Grevasalvas, nel Cantone dei Grigioni, quando erano stati travolti da una slavina, restando intrappolati nella neve e morendo. Ancor prima era successo allo scialpinista Giuseppe Furlan, di 66 anni.

L’uomo, originario di Belluno, si trovava sotto la cima Loschiesoi, nella zona di Passo Giau, insieme a un amico, quando entrambi erano stati travolti da una slavina, venendo trascinati per un centinaio di metri. Nonostante i tentativi di rianimazione da parte dell’amico, Furlan era morto.

L’appello del Cai

Nel ricordare Laurin e De Marco, il presidente  generale del Club alpino italiano, Antonio Montani, ci aveva tenuto a lanciare un appello, chiedendo a tutti di fare attenzione e di non sottovalutare i pericoli dell’ambiente innevato, il “più imprevedibile”, come dimostra il sempre crescente numero delle vittime.