Sono parole misurate, come sempre dovrebbero essere quelle di chi ha votato la propria vita a un Bene superiore, quelle che il cardinale Matteo Maria Zuppi pronuncia, tornando sulla questione della benedizione alle coppie gay. Ma non è l’unico tema ‘divisivo’ affrontato nel corso di una lunga intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’, nella quale Zuppi non si è tirato indietro dal prendere posizione, ma senza l’aggressività e l’arroganza tanto di moda di questi tempi.

Benedizione coppie gay, il cardinale Zuppi: “La Chiesa è ascolto e accoglienza”

Dove non può arrivare lo scontro, forse può farcela la pazienza. Soprattutto quando è supportata dalla convinzione nelle proprie argomentazioni. Questo dovrebbe essere il faro nella vita di chiunque e, in particolare, degli uomini di Chiesa.

A ricordarcelo è il cardinale Matteo Maria Zuppi che, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, sollecitato su alcuni argomenti che negli ultimi tempi hanno provocato non pochi dibattiti, anche accesi, risponde senza tirarsi indietro e senza mai alzare i toni o abbandonarsi a slogan di facile effetto.

Come fa, ad esempio, a proposito della questione della benedizione in chiesa delle coppie gay, prevista dalla Dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ firmata da Papa Francesco.

Sarebbe facile, per lui, cavarsela con frasi di circostanza, condite da citazioni del Vecchio o Nuovo Testamento che risparmino, a lui e alla Chiesa, di essere trascinati in polemiche inutili. Invece, il cardinale spiega, commenta, si schiera, ragionando sul motivo per cui benedire le coppie gay sia un gesto in perfetta coerenza con gli insegnamenti del Vangelo, e non una “blasfemia” come sostenuto dal cardinale Gerhard Ludwig Müller.

E quindi, ecco che il prelato chiarisce nuovamente che la benedizione non significa ‘fate come vi pare’, ma è un’apertura della Casa di Dio, aperta per tutti per definizione.

“Se gli omosessuali dicono: la Chiesa non ci capisce, non ci vuole, ci giudica, il Papa risponde: siete tutti figli. È molto diverso, però dal dire ‘fate come vi pare’. Far sentire che ami, che sei prossimo, non vuol dire fai tutto bene o fai come ti pare ma ‘sappi che questa è sempre casa tua’“.

Passaggio fondamentale nel suo discorso Zuppi lo dedica, infatti, alla natura della Chiesa, che lui vede fraintesa da chi, a sua volta, si ritiene non compreso da essa. Anche per una certa difficoltà a farsi capire da parte di chi la rappresenta come suo portavoce.

La Chiesa non è fatta di angeli, di puri. Il mondo non è bianco e nero e richiede ascolto, discernimento, accoglienza. Qualcuno può pensare: così perdi la verità. Invece no, così la riscopri: vivendo, incontrando, parlando di Gesù. E scopri che il cristianesimo ha radici più profonde di quello che pensi”.

Zuppi sul presepe: “Non sia divisivo ma non nascondere la nostra storia”

Anche il presepe è diventato, recentemente, motivo di scontro e dibattito, arrivando fino in Parlamento con la proposta dell’onorevole leghista Mennuni, che vorrebbe multare quei presidi che impediscono l’allestimento dei presepi nelle scuole.

Anche su questo tema, il presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana), interviene con saggezza, evidenziando dapprima il rischio che un’abitudine così condivisa, che unisce “umano e divino“, finisca col diventare “antipatica e divisiva.

Poi, però, Zuppi puntualizza che l’accoglienza dell’altro da noi non deve portare alla cancellazione della nostra storia. Un concetto spesso urlato anche da esponenti politici, ma che Zuppi riesce a trasmettere con umanità e senza estremismi.

“A volte con la giusta preoccupazione dell’accoglienza pensiamo che questa significhi nascondere la storia, i tratti della nostra casa. No. Accoglienza è vivere l’umanesimo della nostra casa, che tanto è frutto proprio di quel mistero di amore che è Cristo. L’umanissimo Dio che ci rende umani”.

Il cardinale Zuppi sui migranti: “Non criminalizzare le Ong”

A far perdere la cardinale parte della sua serenità è la questione migranti.

Zuppi condanna senza mezzi termini i continui e ripetuti attacchi alle ong che intervengono nel mar Mediterraneo per prestare soccorso ai disperati che arrivano dalle coste del nord Africa.

Guai a criminalizzare l’umanitario! Se le Ong sono complici degli scafisti, allora lo sono tutti quelli che salvano i profughi in mare, a iniziare dalla Guardia Costiera che compie il 95% dei salvataggi. I cristiani, ma direi tutte le persone, devono fare il possibile per salvare le vite umane. Un solo morto in mare è una sconfitta per tutti”.