Con la fine del Reddito di cittadinanza 2023 – e la sua sostituzione, dal 1° gennaio 2024, con l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro, quest’ultimo già operativo da settembre scorso – il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali è intervenuto per fissare le condizioni e i tempi di come e quando si possa spendere il credito che residui sulla carta. Il ministero di Via Veneto ha emanato nuove Faq che spiegano come avverrà la fine del Reddito di cittadinanza sulla carta in possesso dei fruitori, nonché le modalità di dismissione della carta stessa.

Tra le novità che il ministero del Lavoro ha spiegato, vi è anche quella dello stop al sistema di decurtazioni sulle somme non spese e rimaste sulla carta. Ecco, dunque, cosa sapere in merito al credito residuo della carta di Poste Italiane con la quale si spende l’indennità versata dell’Inps alle famiglie e ai soggetti che ne hanno diritto.

Fine Reddito di cittadinanza 2023, fino a quando si può spendere il credito sulla carta?

Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha fornito nuovi chiarimenti in merito al credito che residui sulla carta del Reddito di cittadinanza al termine della fruizione. La misura, introdotta dal decreto legge numero 4 del 28 gennaio 2019, abrogato nella parte del Reddito di cittadinanza per far posto all’Assegno di inclusione e al Supporto per la formazione e il lavoro (già operativo da settembre scorso), terminerà la sua validità il 31 dicembre 2023.

Pertanto, dal 1° gennaio prossimo non troverà più applicazione il sistema di decurtazioni a cadenza mensile o semestrale. Il credito residuo presente sulla carta del Reddito di cittadinanza potrà essere speso entro la validità della carta stessa. Quindi, il credito rimane nella disponibilità di spesa del fruitore dell’indennità fino alla dismissione definitiva della carta dal sistema.

Reddito cittadinanza 2023 carta: nuove Faq ministero Lavoro

Nel dettaglio, se un fruitore del Reddito di cittadinanza non dovesse spendere tutto ciò che gli viene accreditato sulla Carta dall’Inps nel mese di riferimento, l’importo residuo subirebbe due trattenute, una mensile e l’altra semestrale.

Considerando che, nell’arco dell’utilizzo della carta per ogni mensilità, il fruitore del RdC può prelevare denaro contante fino a 100 euro, nel caso in cui sulla carta dovesse rimanere del credito, il possessore subirebbe la decurtazione del 20 per cento del RdC erogato e non fruito. Il taglio avviene nello stesso mese di accredito, salvo che il residuo sia inferiore a 8 euro.

Stop alla decurtazione mensile e annuale se non si spende l’importo del RdC

Nel caso della decurtazione annuale, invece, si calcola l’eccedenza delle sei mensilità rispetto a una mensilità del RdC. Tutte e due le decurtazioni, a decorrere dal 1° gennaio 2024 – ovvero dal giorno successivo alla scadenza della misura – non opereranno più.

Quindi, chi non spende le somme sulla carta entro il 31 dicembre 2023 potrà disporne ed effettuare le spese nei periodi susseguenti. Il credito rimarrà disponibile fino alla scadenza che è indicata sulla carta del Reddito di cittadinanza.

Carta RdC, quando sarà disattivata?

Qualche dubbio in più emerge sulla disattivazione della carta per la fruizione del Reddito di cittadinanza. Dal momento che l’ultima fruizione è avvenuta a dicembre 2023 e che, dal 1° gennaio 2024, il RdC non sarà più una misura in vigore, si prevede la definitiva disattivazione della carta dopo un semestre, ovvero a luglio 2024.

È questo, dunque, il mese entro il quale gli ex fruitori del Reddito di cittadinanza dovranno procedere con l’utilizzo dell’eventuale credito residuo che, altrimenti, andrebbe perso. Si ricorda che la carta può essere utilizzata per pagare acquisti di prima necessità, quali alimenti, sanitari e pagamento di bollette, più i versamenti della rata del mutuo o del canone di affitto nel caso in cui ne sia prevista la relativa quota nell’accredito da parte dell’Inps.