Nel pomeriggio di ieri, 22 dicembre, la polizia cantonale elvetica ha estradato in Italia Khadim Hussain, il cittadino pakistano indagato per l’omicidio del coinquilino e connazionale Ahmad Sajid, avvenuto a Covo, in provincia di Bergamo, il 17 dicembre scorso. L’uomo, di 29 anni, era stato fermato in Svizzera dopo due giorni dai fatti: si trovava su un bus diretto in Germania con i vestiti ancora sporchi di sangue.

Estradato in Italia il pakistano sospettato di aver ucciso il coinquilino a Covo

Una volta consegnato alle autorità italiane dalla polizia di frontiera, Hussain è stato trasferito nella casa circondariale di Como. Nelle prossime ore la Procura chiederà al gip di convalidarne il fermo. È sospettato di aver ucciso a coltellate il coinquilino pakistano Ahmad Sajid, di 30 anni, trovato morto all’interno dell’appartamento che i due condividevano con altri operai stranieri, nel palazzo al civico 2 di via Pradone.

Il movente? Una presunta lite avvenuta qualche ora prima. Una discussione particolarmente animata, di natura etnica e religiosa o economica. A parlarne sono stati gli altri coinquilini dei due uomini che, rincasando, avevano dato l’allarme dopo aver trovato il corpo senza vita del 30enne in una pozza di sangue. A quel punto Hussain si era già dato alla fuga.

Dopo aver raggiunto la stazione e aver preso il primo treno disponibile per Milano, si era messo in viaggio a bordo di un bus diretto in Germania, venendo fermato in Svizzera durante un normale controllo di polizia, con i vestiti ancora sporchi di sangue e diverse ferite da colluttazione sul corpo. In caso di mancato arresto avrebbe cercato rifugio sul territorio tedesco, dove aveva lavorato prima di arrivare in Italia e trovare impiego come magazziniere nel Milanese.

Decisiva per rintracciarlo l’analisi dei dati del suo cellulare, che avrebbero permesso ai carabinieri di ripercorrere il tragitto da lui compiuto e rintracciarlo oltreconfine. Ulteriori dettagli sulla sua fuga e sul delitto potranno emergere dall’interrogatorio a cui il gip lo sottoporrà, se non deciderà di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Gli ultimi fatti di cronaca

Mentre Hussain veniva rintracciato all’estero, nel Trevigiano Vanessa Ballan moriva per mano dell’ex amante Bujar Fandaj, ora detenuto a Santa Bona. Stando a quanto ricostruito finora, l’uomo, un 41enne di origini kosovare, avrebbe colpito la 26enne con otto fendenti, di cui uno al cuore, dopo essersi introdotto nell’abitazione in cui viveva insieme al compagno e al figlio di quattro anni a Spineda di Riese Pio X.

A suo carico i carabinieri avrebbero già raccolto gravi indizi di colpevolezza: oltre al martello rinvenuto sulla scena del crimine – usato per infrangere il vetro della portafinestra dell’abitazione -, di sua proprietà, anche il coltello che potrebbe aver usato per uccidere l’ex, trovato nel lavello della sua cucina parzialmente lavato.

Poi ci sarebbe un filmato catturato dalla telecamera di sorveglianza della villetta adiacente a quella della vittima. Un video di pochi secondi, in cui si vedrebbe Fandaj scavalcare la recinzione con in mano una busta nera di tela contenente i suoi “attrezzi”. Poco dopo il 41enne si sarebbe scagliato contro Ballan, picchiandola e accoltellandola.

Sembra che per un breve periodo di tempo si fossero frequentati all’insaputa del compagno di lei. Poi Vanessa era tornata sui suoi passi, confessando il tradimento e allontanandosi dall’uomo, che aveva iniziato a perseguitarla, seguendola e minacciandola. Ad ottobre aveva fatto irruzione nella sua casa, spaventandola. Da qui la decisione di denunciarlo per stalking.

Da allora lui si era fatto meno insistente, tanto da portare gli inquirenti a credere che non ci fosse bisogno di sottoporlo a una misura restrittiva. Fino allo scorso 19 dicembre.