Caso Consip, la Procura di Roma chiede l’assoluzione per Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, e la condanna a un anno per l’ex ministro Luca Lotti. In tutto, sono due le assoluzioni e otto le condanne chieste, tra cui quella per l’ex parlamentare Italo Bocchino. Il pm Palazzi critico sulle sorti del processo: “Finirà sotto la mannaia della prescrizione”.
Consip, chieste le assoluzioni per Tiziano Renzi e Stefano Massimo Pandimiglio
Nel giorno dell’intervento al Senato fortemente critico di Matteo Renzi nei confronti delle scelte del governo sul Mes, il padre Tiziano vede uno spiraglio nell’indagine sul caso Consip, inchiesta relativa alla rivelazione di segreti d’ufficio. La procura di Roma ha infatti chiesto l’assoluzione per il padre del leader di Italia viva. Dopo la conferma di luglio da parte della Cassazione dell’assoluzione sul caso delle fatture false, in cui Renzi senior era indagato insieme alla moglie, Laura Bovoli, arriva oggi un’altra buona notizia per la famiglia dell’ex premier.
Al termine della requisitoria del processo sull’inchiesta Consip, le indicazioni del pubblico ministero di Roma, Mario Palazzi, sono state due assoluzioni, una per Renzi e l’altra per Stefano Massimo Pandimiglio, e otto condanne.
Otto le condanne: per Lotti e Bocchino chiesta la pena di un anno
Un anno chiesto per l’ex ministro dello sport Luca Lotti, per l’ex parlamentare Italo Bocchino, per l’ex generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia e per l’ex presidente di Publiacqua Firenze Filippo Vannoni. Cinque anni invece Per il manager Carlo Russo sono stati chiesti invece cinque anni, mentre due anni e sei mesi per l’imprenditore Alfredo Romeo. Infine, le condanne si concludono con la richiesta di un anno e 10 mesi per l’ex maggiore del Noe Giampaolo Scafarto e tre mesi per Alessandro Sessa, colonnello dell’Arma.
Il pm Palazzi pessimista sull’esito del processo: “Questi reati saranno travolti dalla prescrizione“
Dall’inzio del processo sono passati esattamente sette anni “Non trascorsi in Tibet però”, ha ironizzato il pm Palazzi, estremamente critico sulle sorti del processo. Durante la requisotoria, il pubblico ministero ha infatti esplicitato tutto il suo rammarico per una sentenza che difficilmente vedrà la luce: “Un processo che è più destinato alla storia che alla giustizia perché molti o quasi tutti questi reati saranno travolti dalla prescrizione. È irragionevole pensare che si arrivi a un giudizio definitivo senza la mannaia della prescrizione“.
Inchiesta Consip, perché è nata
L’inchiesta nasce nel 2016 e sale agli onori della cronaca con l’arresto dell’imprenditore campano Alfredo Romeo, arrestato la mattina del 1 marzo 2017, accusato dalla Procura di Roma di aver corrotto a partire dal 2012, e poi in maniera sempre più sistematica, Marco Gasparri, dirigente della Consip (la società per azioni del ministero dell’Economia incaricata dell’acquisto di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche), che avrebbe percepito circa 100mila euro.
L’indagine è nata a Napoli e poi è stata trasferita nella capitale per competenza. Grande enfasi è stata data nel corso delle indagini alle intercettazioni telefoniche che hanno portato all’emersione della rete di corruzione.
Sono passati sette anni esatti dal 22 dicembre 2016 quando sono stato designato alla trattazione di questo procedimento. Un’indagine complessa, funestata da una serie infinita di fughe di notizie sia interne che esterne, che ha avuto una vastissima eco per i soggetti coinvolti, che ha avuto un’ampia utilizzazione a fini politici. Un’inchiesta che ha avuto un’articolata fase di indagine, con un dialogo serrato tra ufficio di procura e quello del gip. Un processo con una attività istruttoria amplissima, che ha attraversato il drammatico periodo Covid con i conseguenti rallentamenti: un processo che è più destinato alla storia che alla giustizia perché molti o quasi tutti questi reati saranno travolti dalla prescrizione. È irragionevole pensare che si arrivi a un giudizio definitivo senza la mannaia della prescrizione
Mario Palazzi, pubblico ministero di Roma