Vanessa Ballan è stata uccisa da otto coltellate, di cui una al cuore: sono queste le prime conclusioni a cui il medico legale Antonello Cirnelli sarebbe arrivato nel corso dell’autopsia effettuata stamane sul corpo della 26enne trovata morta lo scorso martedì nella sua casa di Spineda di Riese Pio X. A carico del presunto killer, il 41enne di origini kosovare Bujar Fandaj, i carabinieri avrebbero raccolto, intanto, “plurimi, univoci e gravi indizi di colpevolezza”.

Cosa dicono i risultati dell’autopsia effettuata sul corpo di Vanessa Ballan

Stando a quanto ricostruito nel corso dell’esame autoptico, la 26enne, uccisa a coltellate nella sua casa del Trevigiano, avrebbe ricevuto almeno otto fendenti, sei profondi e due superficiali, di cui alcuni ai polmoni e uno dritto al cuore. Per fare in modo che fossero letali il killer avrebbe addirittura girato l’asse della mano che afferrava il coltello, portato con sé da casa.

Vanessa Ballan, che era incinta di tre mesi, avrebbe provato a difendersi. Sulle sue braccia sarebbero state trovate infatti, diverse ferite. Non è tutto. Prima di venire accoltellata sarebbe stata anche picchiata con violenza. A spiegarlo è stato il procuratore capo di Treviso Marco Martani, che sulla vicenda si è già espresso diverse volte.

La prima subito dopo i fatti, quando, facendo riferimento alla denuncia di stalking presentata ad ottobre dalla vittima nei confronti del presunto assassino – che non aveva ottenuto alcun divieto di avvicinamento -, aveva dichiarato che la “valutazione fatta era di non urgenza”. Poi nelle scorse ore, quando, parlando dell’ossessione che Fandaj provava nei confronti della 26enne, aveva espresso dei dubbi sulla paternità del bimbo che portava in grembo.

Il sospetto degli inquirenti è che possa essere suo. Per diversi mesi, infatti, i due avrebbero avuto una relazione extraconiugale. Poi Ballan aveva deciso di tornare sui suoi passi, confessando al marito di averlo tradito e facendosi aiutare. Di Fandaj aveva paura: lui la seguiva anche sul luogo di lavoro, percuotendola e minacciandola. Forse addirittura la ricattava.

I gravi indizi di colpevolezza raccolti a carico di Bujar Fandaj

Quando è stato fermato, Fandaj si trovava a pochi passi dalla sua abitazione. Poco prima si era recato in un bar, il “Ciritorno”, ordinando un caffè e una birra e parlando del più e del meno con le bariste. Ma aveva anche provato a depistare le indagini: chiamando il 112 con un telefono senza sim aveva confessato l’omicidio, sostenendo però di trovarsi in un luogo diverso rispetto a quello in cui era realmente.

In quegli attimi, secondo i testimoni, era “sereno e imperturbabile”. Il giorno successivo con tutta probabilità avrebbe tentato la fuga verso l’estero. L’accusa mossa nei suoi confronti è di omicidio volontario pluriaggravato. A suo carico i carabinieri avrebbero già raccolto “gravi indizi di colpevolezza”. Innanzitutto un filmato registrato dalle telecamere di sorveglianza di un’abitazione adiacente a quella della vittima.

Nel video, lungo pochi secondi, si vede un uomo con abiti simili a quelli sequestrati nell’abitazione di Fandaj mentre è intento a scavalcare la recinzione della villetta con in mano una borsa di tela nera. Non è tutto. Nelle mani gli inquirenti avrebbero anche il martello con la scritta “Sette color” che avrebbe usato per rompere il vetro della porta finesra dell’abitazione e il coltello di circa 20 centimetri che potrebbe aver usato per uccidere l’ex amante, trovato nel lavello della sua cucina parzialmente lavato.

Una volta tratto in arresto l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere, evitando le domande del gip. Al momento si trova nel carcere di Santa Bona, a Treviso.