Sarà effettuata oggi, su disposizione della Procura competente, l’autopsia sul corpo di Vanessa Ballan, la 26enne uccisa a coltellate dall’ex amante Bujar Fandaj nella sua abitazione del Trevigiano. L’obiettivo è non solo accertare quanti colpi abbia ricevuto e quali siano stati quelli mortali, ma anche dissipare i dubbi degli inquirenti sulla paternità del bimbo che portava in grembo da tre mesi.
L’ossessione di Bujar Fandaj per Vanessa Ballan e la questione della paternità
Il sospetto è che l’ossessione del 41enne di origini kosovare nei confronti della giovane derivasse proprio dalla sua gravidanza. Chi indaga si chiede, cioè, se non potesse essere lui il padre del bimbo che Vanessa Ballan portava in grembo. A spiegarlo è stato il procuratore capo di Treviso Marco Martani, che negli scorsi giorni si era espresso anche sulla denuncia di stalking presentata nei confronti dell’uomo dalla 26enne e dal marito Nicola Scapinello.
Una denuncia a cui non aveva fatto seguito alcun divieto di avvicinamento per Fandaj, che aveva quindi continuato a seguire la giovane e a minacciarla. Come quando, ad ottobre, si era presentato nel supermercato in cui lavorava, riempiendola di insulti e lanciandole contro delle monetine. Non accettava la fine della loro relazione. Secondo i colleghi, da quando avevano litigato era “depresso e di cattivo umore”.
E sembra che in casa tenesse una foto scattata mentre era insieme alla 26enne e al figlio di quattro anni all’interno dell’abitazione di Spineda di Riese Pio X in cui la donna viveva e dove, lo scorso 19 dicembre, attorno alle 12, il suo corpo è stato trovato senza vita.
La ricostruzione del delitto
Stando a quanto ricostruito finora, il 41enne si sarebbe introdotto a casa dell’ex amante dopo aver frantumato con un martello della sua ditta il portone d’ingresso, cogliendo di sorpresa la donna, che in quel momento era da sola.
Poi l’avrebbe aggredita con un coltello che aveva portato con sé, colpendola al petto per diverse volte, fino a lasciarla a terra esanime. A dare l’allarme era stato Scapinello, che rincasando dal lavoro aveva fatto la tragica scoperta.
Negli stessi attimi il killer di Ballan stava cercando di depistare le indagini: dopo aver chiamato il 112 confessando il delitto – e raccontando di trovarsi in un luogo diverso rispetto a quello in cui era realmente – si era recato nel bar “Ciritorno”, di cui sembra fosse un assiduo frequentatore, ordinando un caffè e della birra e parlando con le bariste dei suoi tatuaggi, mostrandosi “sereno e imperturbabile”.
Una volta aver appreso la notizia della morte della 26enne, erano state loro a mettersi in contatto con i carabinieri, che poi avevano rintracciato l’uomo – docciato e cambiato – a pochi passi dalla sua abitazione, traendolo in arresto con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato.
Il piano per la fuga
Se non fosse stato fermato, il 41enne avrebbe tentato la fuga, partendo alla volta dell’estero. Aveva architettato tutto nei minimi dettagli, raggiungendo il luogo del delitto in bici per rendere più difficile la sua identificazione, munendosi anche di una sim prepagata.
Davanti al gip che l’ha interrogato per la convalida del fermo ha fatto scena muta, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Sul suo telefonino, oltre ai messaggi inviati alla 26enne, gli inquirenti avrebbero trovato anche un video intimo che lei aveva cancellato e che lui aveva minacciato di pubblicare.
Si aspettava che Ballan lasciasse il marito e tornasse a stare insieme a lui. Lei però aveva altre intenzioni, come Giulia Cecchettin, uccisa a Vigonovo dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ora in carcere a Montorio, nel Veronese.