Nella mattinata di venerdì 22 dicembre, presso la Palestra Monumentale del Foro Italico di Roma, si terrà la tradizionale cerimonia della consegna dei Collari e delle Palme d’Oro del CONI. Nel corso della cerimonia saranno premiati i migliori atleti italiani della stagione, che quest’anno saranno ben 72, un numero record per un anno non olimpico. Le onorificenza verranno consegnate dal Presidente del CONI Giovanni Malagò alla presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi. Prima della cerimonia di consegna è intervenuto ai nostri microfoni Gianmarco Tamberi. L’italiano ha affrontato tanti temi, dalle grandi imprese di Tokyo fino alla squalifica di Ponzio e Abdelwahed.
Le parole di Tamberi
Gianmarco Tamberi ha iniziato l’intervista commentando il riconoscimento e facendo chiarezza sui prossimi obbiettivi personali: il primo è quello di arrivare all’Olimpiade nelle miglior condizioni possibili, per cercare di realizzare quella che sarebbe una vera impresa: vincere un’altra medaglia d’oro.
Sono molto contento di questa stagione e di questo Mondiale che rincorrevo da anni, l’ho già detto tante volte. Ormai da mesi sto guardando al prossimo obbiettivo, quindi è sempre strano ricevere un premio per qualcosa che si è fatto quando si guarda oltre. Però è un onore enorme per noi atleti raggiungere questi traguardi, è qualcosa di sempre bello. Ora farò all in sull’Olimpiade, quello che mi interessa di più è cercare di arrivare più in forma possibile a quel giorno e cercare di fare qualcosa che non è mai stata fatta nel mio sport: vincere due volte l’oro olimpico nel salto in alto. Poi chiaramente gli Europei in casa sono un obbiettivo da non trascurare, ma li vedo come un passaggio per l’Olimpiade. Quello che vorrei fare è realizzare il mio sogno a Parigi. Siamo concentrati nella parte di lavoro. Bagno nel Tevere? Se pensiamo ai festeggiamenti prima di vincere è un problema.
Poi il ricordo del podio condiviso a Tokyo, con Mutaz Barshim.
Quello che è successo è successo in maniera non premeditata. Sicuramente è stato il momento più bello della mia vita e non lo cambierei mai, ma come ho detto tante volte se dovessimo ritrovarci in quella condizione io e Mutaz oggi, faremmo un’altra scelta. Se fosse di nuovo rivivere Tokyo la rifaremmo esattamente come andata. È stata fatta una volta, se dovessimo ripeterlo leveremmo la magia a quello che è stato fatto.
Tamberi ha proseguito commentando la squalifica per doping di Nick Ponzio e Ahmed Abdelwahed. Il primo ha patteggiato recentemente 18 mesi di squalifica. Il secondo, vicecampione europeo dei 3.000 siepi agli ultimi Europei di Monaco di Baviera, è stato squalificato per quattro anni a causa della positività al meldonio.
Si dovrebbero dire tante cose. Quando vedo queste cose rimango sempre allibito e dispiaciuto. Con l’età cerco di utilizzare termini più idonei visto il mio passato con queste dichiarazioni. Dispiace moltissimo, credo che sia una delusione enorme per noi atleti e per noi rappresentanti dell’Italia venire a sapere che dei nostri compagni stavano imbrogliando. Imbrogliavano tutta Italia, noi e i nostri avversari. Penso che il doping andrebbe combattuto in modo molto più forte di quanto si stia facendo.
In prospettiva di Parigi, Tamberi ha fatto il punto sulle condizioni dell’atletica italiana. Tanti i nomi promettenti dell’azzurro in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024.
L’atletica italiana è in salute, dopo aver portato in alto tanti ragazzi che aspettavamo esplodessero. Mi vengono in mente Mattia Furlani, Larissa Iapichino e Leonardo Fabbri che è tornato alla ribalta. Ce ne sono tantissimi che hanno grandi potenzialità già a Parigi. Tokyo è stata quasi la perfezione dal punto di vista dei risultati, ma perché non sognare che possa arrivare qualcosa di meglio? Penso che quello che abbiamo capito come squadra è proprio questo: provare a puntare in alto.
L’italiano ha pensato anche a ringraziare il suo mister, che per “Gimbo” ha sempre speso belle parole.
Ringrazio il mister per le belle parole, mi fanno molto piacere. Rendermi disponibile per chiunque voglia una foto o un autografo è quello che ho sempre cercato di fare. La nostra vita da atleti è comunque una vita privilegiata. Abbiamo capito qual è il nostro talento e possiamo sfruttarlo al meglio. Abbiamo la possibilità di regalare un sorriso a chi ancora non sa qual è la propria strada. Indubbiamente è una responsabilità e sono contento che questa cosa esca fuori.
Infine, Tamberi ha concluso raccontando di Marcel Jacobs, trasferitosi in America per recuperare la condizione fisica che negli ultimi anni è venuta a mancare a causa di ripetuti infortuni e problemi fisici.
Jacobs? Spero possa ripetersi a Parigi. Le nostre sono due strade diverse, ha scelto di allenarsi in America e gli auguro di ritrovare la sua forma migliore. Quella che ha fatto fatica a ritrovare a causa di problemi fisici e di infortuni. Io guardo al mio lavoro e a quello che devo fare. Ho provato a scrivergli e a dargli uno stimolo per questo viaggio. C’è molta curiosità da parte di tutti per vedere cosa sarà in grado di fare. È sempre un onore enorme essere ricevuti per la consegna di questo premio. Come dicevo fa un po’ strano ricevere un riconoscimento essendo da mesi con la testa al prossimo obbiettivo. Ma venire qui è sempre bello, trovare atleti di altri sport e scambiarci opinioni per imparare.