Omicidio volontario plurimo e pluriaggravato. È questa l’accusa per Bujar Fandaj, il 41enne di origini kosovare fermato per l’uccisione due giorni fa, martedì 19 dicembre, della sua ex compagna, la 26enne Vanessa Ballan, a Riese Pio X, nel Trevigiano. Madre di un bimbo di quattro anni, in attesa del secondo figlio, Vanessa è stata uccisa a coltellate e proprio dinanzi all’uscio della casa in cui viveva.

Il 41enne Bujar Fandaj fermato per l’uccisione a coltellate della sua ex nel Trevigiano non risponde al gip

Il gip di Treviso ha convalidato oggi il fermo, disponendo per Fandaj la custodia cautelare in carcere. Nell’ordinanza è infatti riportata come motivazione la possibilità di fuga dell’indagato e di reiterazione del reato. Ciò in accoglimento degli indizi di colpevolezza raccolti dai Carabinieri che si sono occupati del caso.

L’uomo, titolare di un’impresa edile, è stato arrestato nella sua residenza di Altivole, a pochi chilometri dal luogo del delitto. Poco prima delle 19 di ieri, ha chiamato il 112 con un cellulare privo di sim, dicendo che si sarebbe costituito nella giornata di oggi. Ma, appena uscito dalla doccia, ad attenderlo ha trovato i militari dell’Arma. Davanti al giudice per le indagini preliminari si è però avvalso della facoltà di non rispondere. Nel frattempo, infuriano le polemiche.

Polemiche per quei segnali trascurati: Vanessa poteva essere salvata

Vanessa, l’ennesima vittima di femminicidio in Italia e in Veneto in particolare in questo 2023 di sangue, avrebbe potuto salvarsi. E mentre la politica s’indigna e sottosegretari alla Giustizia (il leghista Ostellari) chiedono a mezzo stampa accertamenti a ministri della Giustizia, mentre il procuratore parla di “un caso che appariva non urgente”, ci si domanda effettivamente come mai siano stati ignorati o anche solo trascurati quei segnali tanto importanti che avevano portato a una denuncia per stalking lo scorso ottobre.