Nel mondo del lavoro, la gestione delle ferie rappresenta un aspetto da non sottovalutare, tanto per i lavoratori che attendono con impazienza i loro periodi di riposo, quanto per i responsabili delle risorse umane, i quali devono bilanciare le esigenze aziendali con quelle dei dipendenti. L’articolo 36 della Costituzione Italiana garantisce il diritto al riposo e alle ferie retribuite, essenziale per il recupero fisico e mentale dei lavoratori. Tuttavia, è possibile che nel corso del tempo le ferie si perdano, o meglio, non vengano fruite: cosa succede alle ferie non godute? E perché bisogna prestare attenzione alla fine dell’anno, ovvero al 31 dicembre 2023?
Ferie non godute: definizione e accumulo
Le ferie non godute si riferiscono ai giorni di riposo maturati dal lavoratore ma non ancora utilizzati. Secondo l’articolo 2109 del codice civile e l’articolo 10 del Decreto Legislativo 66/2003, i dipendenti hanno diritto ad almeno quattro settimane di ferie all’anno, di cui due settimane da usufruire nell’anno di maturazione e le restanti entro 18 mesi. Questo diritto può essere esteso attraverso i Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro (CCNL) o accordi individuali.
Cosa dice la normativa sulla monetizzazione delle ferie non godute
La normativa vigente stabilisce che i lavoratori debbano obbligatoriamente usufruire delle ferie retribuite. Questo include la fruizione di almeno due delle quattro settimane in maniera continuata, tenendo conto delle esigenze dei lavoratori nella pianificazione delle ferie.
La legge permette la monetizzazione delle ferie non godute esclusivamente in caso di cessazione del rapporto di lavoro o quando il CCNL applicato prevede un numero di ferie superiore alle quattro settimane canoniche. In altre circostanze, il pagamento delle ferie non godute è vietato.
Il dipendente non può quindi rinunciare alle ferie in cambio di denaro, né per esigenze personali né su richiesta del datore di lavoro. Le ferie obbligatorie devono essere usufruite entro termini specifici, con la scadenza massima fissata al 30 giugno del secondo anno successivo a quello in cui sono state maturate.
Liquidazione delle ferie: le uniche condizioni possibili
Andiamo a riepilogare le uniche condizioni possibili per le quali è possibile richiedere la liquidazione (monetizzazione) delle ferie non godute:
- Cessazione del rapporto di lavoro;
- Ferie maturate in seguito a contratti a termine di durata inferiore a un anno;
- Richiesta del dipendente per la liquidazione delle ferie eccedenti il periodo minimo legale di quattro settimane.
Ferie non godute: attenti alla data del 31 dicembre 2023
Quanto scritto sopra significa in sintesi che chi non l’ha ancora fatto, deve sapere di poter fruire delle due settimane di ferie con riferimento all’anno in corso, mentre per le altre due avrà tempo fino a fine giugno prossimo. Se dal 1° gennaio 2023 a oggi, un lavoratore non ha preso alcun giorno di ferie è tenuto a esaurire i giorni che gli spettano fino ad arrivare alla fruizione delle due settimane intere. Ovviamente spetterà anche ai datori di lavoro concedere questo periodo, in base alla normativa vigente.
Mancato rispetto del periodo di riposo: le sanzioni per le aziende
Pertanto, come abbiamo visto fin qui, il corretto approccio alla gestione delle ferie è determinante. Il mancato rispetto dei termini per il godimento delle ferie obbligatorie può portare a conseguenze significative per le aziende, come il versamento dei contributi previdenziali all’Inps e il rischio di sanzioni pecuniarie che variano da 100 a 600 euro per ciascun lavoratore. In casi più gravi, come violazioni che coinvolgono più lavoratori o perdurano per anni, le sanzioni possono raggiungere i 4.500 €.
Inoltre, i dipendenti possono avviare azioni legali per il risarcimento del danno biologico ed esistenziale, oltre a richiedere il godimento delle ferie.
Tassazione e gestione contributiva delle ferie non godute
Per quanto riguarda la tassazione delle ferie non godute, è importante consultare un consulente fiscale. Generalmente, l’indennità per le ferie non godute dell’anno corrente è soggetta alla tassazione normale, mentre per periodi più ampi può essere soggetta a tassazione separata. I tribunali hanno espresso opinioni differenti sulla natura dell’indennità per le ferie non godute di anni precedenti, variando tra risarcitoria e retributiva.
Quando le ferie non sono godute entro 18 mesi dall’anno di maturazione, il datore di lavoro deve gestire i contributi Inps corrispondenti, che verranno restituiti al momento della fruizione delle ferie.
Calcolo indennità sostitutiva per le ferie non godute e implicazioni sul TFR
Nel caso di cessazione del rapporto di lavoro, l’indennità sostitutiva per le ferie non godute viene calcolata in base alla retribuzione attuale del dipendente. Questa indennità spetta indipendentemente dalle circostanze di cessazione del rapporto, inclusi licenziamento, dimissioni o scadenza del contratto a tempo determinato.
Il TFR è una componente chiave della retribuzione differita, accumulata dal datore di lavoro e destinata al dipendente al termine del rapporto lavorativo. Le ferie non godute devono essere considerate nella determinazione del trattamento di fine rapporto, insieme ad altre voci come lavoro straordinario, premi di anzianità e fedeltà, festività e lavoro notturno o festivo. È importante verificare che i Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro (CCNL) non escludano specifiche voci retributive dal calcolo del TFR.
Differenze tra ferie e permessi non goduti
A differenza delle ferie, i permessi ROL (Riduzione Orario di Lavoro) non goduti possono essere liquidati in busta paga, con la relativa tassazione contributiva e IRPEF.