Non si spengolo le tensioni tra Claudio Sterpin e Sebastiano Visintin, l’amico e il marito di Liliana Resinovich, trovata morta nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, a Trieste, a 22 giorni dalla sua scomparsa, datata 14 dicembre 2021. Intervistati dalla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, andata in onda ieri, 20 dicembre, i due sono infatti tornati a scontrarsi.
Liliana Resinovich, le dichiarazioni dell’amico Sterpin e del marito Visintin a “Chi l’ha visto?”
Fin dagli esordi della vicenda i due uomini non fanno che contraddirsi l’un l’altro. L’amico di lunga data di Liliana, Claudio Sterpin, sostiene di aver avuto con la 63enne una relazione extraconiugale e che la donna fosse pronta a lasciare il marito, costruendosi una nuova vita insieme a lui.
Facevamo programmi per il nostro futuro,
ha ribadito ieri ai microfoni della trasmissione “Chi l’ha visto?”, spiegando che entro il 16 dicembre del 2021 Liliana avrebbe parlato a Sebastiano Visintin della loro storia e del fatto che volesse trasferirsi a casa sua, dove sembra che avesse già portato delle lenzuola. Il marito della 63enne però non gli crede.
Nulla di quello che sostiene è provato,
ha dichiarato in tv. Secondo lui, in pratica, la storia tra Sterpin e sua moglie sarebbe solo frutto della fantasia dell’uomo, che starebbe celando la verità sui fatti. Ciò che sappiamo è che quando è scomparsa, il 14 dicembre del 2021, Liliana Resinovich avrebbe dovuto incontrare proprio il suo amico, come faceva ogni martedì.
Il giorno precedente si sarebbero dilungati al telefono, parlando per circa 16 minuti. Cosa si siano detti resta un mistero. Visintin vorrebbe saperlo. Sterpin però continua a ripetere che si trattava di una conversazione “privata”, come quelle che regolarmente intercorrevano tra loro. In ogni caso nulla di correlato alla morte della donna.
Il ritrovamento del corpo e gli errori nel sopralluogo
Il decesso della 63enne era stato rinviato, in un primo momento, a un caso di suicidio. Una pista che gli inquirenti avevano seguito con convinzione – nonostante le strane circostanze in cui il corpo era stato ritrovato – fin dal primo sopralluogo, effettuato in modo abbastanza approssimativo (come mostra un video spuntato qualche giorno fa).
I familiari di Liliana – il fratello Sergio, la nipote Veronica e il marito Sebastiano – non ci avevano creduto. E alla richiesta di archiviazione del caso presentata dalla Procura si erano opposti, chiedendo che si tornasse ad indagare, come in effetti è accaduto. Il nuovo fascicolo d’inchiesta è per omicidio. L’ipotesi è che, a differenza di quanto emerso in un primo momento, la donna possa essere stata uccisa.
Come, quando e da chi non è chiaro. Per questo il gip ha disposto una serie di nuovi accertamenti, che non escludono – anche se non è stato confermato da fonti ufficiali – la riesumazione del cadavere della 63enne. Una delle ipotesi avanzate negli ultimi tempi è che Liliana possa essere morta subito dopo la sua scomparsa e che il suo corpo sia stato conservato in un luogo fresco, prima di essere abbandonato.
L’altra è che sia deceduta pochi giorni prima del ritrovamento, dopo essere stata sequestrata. Si tratta, appunto, di ipotesi. Di certezze, infatti, in questo caso ce ne sono poche. Non è un caso che da molti sia stato risoprannominato “il giallo di Trieste”.
L’opinione dell’avvocato Nicodemo Gentile
“La verità di questa vicenda passa attraverso lo studio dei comportamenti, degli atteggiamenti e delle dichiarazioni di queste due persone, che in alcuni casi hanno lasciato un po’ perplessi”, aveva detto Nicodemo Gentile, presidente di Penelope Italia e legale di Sergio Resinovich, nel corso di una puntata di “Crimini e Criminologia” andata in onda su Cusano Italia Tv. Il riferimento era proprio a Sterpin e a Visintin.