Poche ore dopo l’omicidio di Vanessa Ballan, il suo presunto killer, Bujar Fandaj , si sarebbe recato al bar e, come se nulla fosse, avrebbe ordinato un caffè e della birra, parlando del più e del meno con le ragazze dietro al bancone. Sarebbero state loro ad allertare i carabinieri, dopo aver appreso della morte della 26enne all’interno della sua abitazione di Spineda di Riese Pio X, in provincia di Treviso.
Il presunto killer di Vanessa Ballan al bar dopo l’omicidio
Mi sono fatto da poco una rosa dei venti sul braccio, poi una scritta e un’altra scritta nel costato,
avrebbe raccontato l’uomo di origini kosovare, 41 anni, alle bariste del “Ciritorno”. Erano quasi le tre del pomeriggio di martedì 19 dicembre. Dopo essere andato in bagno, Bujar Fandaj aveva ordinato un caffè e della birra e aveva iniziato a conversare, come faceva abitualmente, con gli avventori del locale, mostrandosi – secondo i testimoni – “sereno e imperturbabile”.
Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, poche ore prima, tra le 11.21 e le 11.47, avrebbe ucciso a coltellate la 26enne Vanessa Ballan nell’abitazione di famiglia in cui la giovane, incinta da tre mesi del suo secondo figlio, viveva, nel Trevigiano. Un delitto premeditato nei minimi dettagli, secondo la Procura, che ha contestato al 41enne, finito in manette, quattro aggravanti, tra cui la condotta persecutoria tenuta nei confronti della vittima e il fatto che quest’ultima aspettasse un bambino.
La relazione tra la vittima e Bujar e la denuncia di stalking
Pare che Vanessa e Fandaj si fossero conosciuti all’interno del supermercato in cui la giovane lavorava e che avessero poi intrapreso una relazione extraconiugale. La 26enne, infatti, era sposata. Sarebbe stato proprio il marito Nicola Scapinello ad accompagnarla a denunciare il 41enne kosovaro per stalking dopo aver perdonato il suo tradimento.
Vanessa gli aveva raccontato tutto, spiegandogli di amarlo e di voler mettere fine a ogni contatto con l’artigiano, che da un po’ la perseguitava, seguendola sul luogo di lavoro e minacciandola di “ammazzarla” (un episodio riferito da un suo collega). Scapinello aveva quindi deciso di aiutarla e insieme si erano recati dai carabinieri per sporgere denuncia. Poi la situazione sembrava essersi calmata.
“Da parte di Fandaj non c’erano più stati episodi di molestie, avvicinamenti o minacce”, ha spiegato il procuratore capo di Treviso Marco Martani, mettendo in evidenza il fatto che “la valutazione fatta era di non urgenza, cosa che purtroppo si è rivelata infondata”.
Non si sa se il 41enne fosse a conoscenza della gravidanza della 26enne. Ma sembra che avesse bene in mente cosa fare. Dopo essersi recato a casa sua con una bici, avrebbe sfondato la porta d’accesso all’abitazione con un martello “Sette Color”, il nome della sua ditta, accoltellando Vanessa al torace fino a lasciarla esanime.
A trovare il suo corpo senza vita era stato il marito, attorno alle 12. “Non riuscirò mai a dimenticare cosa ho visto in casa mia”, continua a ripetere ora l’uomo, che dovrà trovare le parole giuste per spiegare al figlio di 4 anni la tragedia che ha travolto la loro famiglia.
Il piano di Bujar Fandaj per la fuga
Quando è stato fermato, Bujar era appena uscito dalla doccia. Qualche ora prima usando un telefono senza sim aveva chiamato il 112, confessando il delitto, ma raccontando di essere in un luogo diverso rispetto a quello in cui effettivamente si trovava.
Aveva già preparato la fuga: il giorno successivo avrebbe fatto perdere le sue tracce, partendo per l’estero, nella speranza di non essere trovato. A casa aveva già una sim prepagata da usare durante la latitanza.