Il termine perdita impermanente ricorre spesso quando si affronta il discorso relativo agli investimenti nella finanza decentralizzata. Per chi fa trading di criptovalute o intende sfruttare ogni opportunità da esse concessa, è molto importante conoscere tutti gli aspetti di questa attività. Il termine in questione quindi non rappresenta un mistero.
In particolare a fare i conti con questa scomoda realtà sono gli utenti che forniscono liquidità ai pool degli Automated Market Maker (AMM). Per coloro i quali stanno magari pensando a sfruttare questa opportunità di guadagno è perciò importante conoscere meglio questo importante concetto.
Perdita impermanente: cos’è esattamente?
La perdita impermanente è il logico corollario con cui devono confrontarsi coloro che decidono di aderire ad un pool di liquidità. In un modo o nell’altro, infatti, il prezzo degli asset forniti è destinato a modificarsi rispetto al momento in cui sono stati depositati. Più grande è tale mutamento e maggiore è la perdita impermanente cui si è esposti.
Ne consegue, quindi, che occorre valutare bene la propria partecipazione ad un pool di liquidità in un AMM, soprattutto alla luce delle violente oscillazioni cui i token sono soggetti nel corso delle contrattazioni. Tanto da rendere molto più conveniente partecipare a quelle in cui si possono apportare stablecoin o versioni wrappate di un determinato asset.
Alla luce di questo assunto, è del tutto normale porsi a questo punto una precisa domanda: perché partecipare ad un pool di liquidità, a fronte di un rischio di questo genere? Il motivo è da ravvisare nel fatto che a fronte di esso si staglia un’opportunità in grado di bilanciarlo. Ovvero le commissioni di trading di cui godono i fornitori. Ad esempio, Uniswap ne prevede una dello 0,3% su ogni transazione, che può andare a coprire interamente la perdita impermanente.
Quando si verifica e come contrastare la perdita impermanente
La perdita impermanente si verifica in un preciso momento, quello in cui si decide di ritirare i propri asset dal pool. Si ha, in particolare, quando la loro quotazione diverge molto da quella iniziale. In questo caso, infatti, sarebbe convenuto conservare semplicemente i token e approfittare delle opportunità proposte dal mercato.
Occorre anche sottolineare che la perdita impermanente può essere contrastata in vari modi. Tra quelli che possono rivelarsi realmente efficaci ricordiamo i seguenti:
- scegliendo una piattaforma che presenta meccanismi di protezione in tal senso, come strutture di tipo assicurativo, ricompense in token o architetture alternative di pool, a partire da Bancor;
- puntando su coppie di stablecoin, le cui oscillazioni di prezzo sono notoriamente minime, oppure su asset la cui correlazione è ai minimi termini;
- monitorando regolarmente gli asset dei pool di liquidità, nel preciso intento di andarli a riequilibrare in modo da mantenere sotto controllo il proprio investimento.
Conclusioni
La perdita impermanente è un fattore da tenere in considerazione quando si sta accarezzando l’idea di apportare liquidità ad un pool. Diventare un fornitore di questi fondi può in effetti rappresentare una buona occasione di diversificazione dei propri investimenti in criptovalute.
Per perdita impermanente si intende in pratica un possibile danno al proprio investimento, destinato a diventare reale nel momento in cui si vanno a ritirare i propri token. Si verifica quando lo scostamento tra il prezzo iniziale degli stessi e quello al momento del ritiro è più o meno vistoso e può essere contrastato in varie maniere.
La cosa realmente importante è riuscire ad afferrare bene il concetto, sapendo che comunque la perdita causata da questo versante può essere colmata dalle commissioni di trading di cui godono gli aderenti ai pool di liquidità.
Inoltre, si può creare una vera e propria rete di salvataggio in tal senso, optando per piattaforme dotate di meccanismi di protezione o assicurazioni. Una strategia di questo genere può limitare rischi di perdita impermanente e assicurare al contempo i vantaggi dei pool di liquidità.