Nel 2021, ogni europeo ha prodotto in media 190 kg di rifiuti di imballaggio, una cifra destinata a crescere se non si interviene con politiche efficaci. Il nuovo regolamento UE sugli imballaggi rappresenta un passo fondamentale verso un futuro in cui l’Europa aspira a diventare un leader nella gestione sostenibile dei rifiuti e nella promozione di un’economia circolare.

Nel panorama normativo europeo, un nuovo regolamento sta prendendo forma per rivoluzionare la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio. Questa iniziativa, nata dalla necessità di ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti e promuovere un’economia più circolare, è stata recentemente discussa dal Consiglio Ambiente dell’Unione Europea. Con l’obiettivo di un’Europa più sostenibile, il regolamento mira a stabilire standard più elevati nella raccolta differenziata e nella riduzione dell’uso della plastica monouso. Intanto, questo nuovo regolamento UE sugli imballaggi procede spedito verso l’approvazione: solo l’Italia ha votato contro.

Nuovo regolamento UE sugli imballaggi: la posizione dell’Italia

Nel recente dibattito sul regolamento, l’Italia si è distinta per la sua posizione contraria, unica tra i membri dell’UE. Questa scelta è radicata nella convinzione che il Paese abbia già raggiunto traguardi significativi nel campo della raccolta differenziata, superando la media europea. Il ministro dell’Ambiente italiano, Gilberto Pichetto Fratin, ha enfatizzato l’importanza di obiettivi ambiziosi che non compromettano la neutralità tecnologica, sostenendo la posizione già votata dal Parlamento Europeo.

Siamo un Paese con il 56,5% di raccolta differenziata: il resto d’Europa si attesta su una media del 48%. La scelta di oggi del Consiglio è molto più rigida e vicina a quella che era la proposta della Commissioni, come il fatto di porre dei vincoli molto rigidi sul riuso fin dall’immediato, e con dei target vincolanti, mentre il Parlamento lascia spazi di flessibilità maggiori. Auspico che nel trilogo prevalga la posizione del Parlamento.

L’Italia, in particolare, richiede una maggiore enfasi sul settore degli imballaggi compostabili e biodegradabili, oltre alla salvaguardia di formati di imballaggio con alti tassi di raccolta differenziata o di riciclo. Viene inoltre richiesta una maggiore flessibilità, consentendo deroghe sul riuso a chi dimostra un’elevata percentuale di raccolta differenziata e di riciclo. Nonostante le rimostranze italiane, il Consiglio UE non ha accolto le richieste avanzate dall’Italia, specialmente in merito agli imballaggi compostabili e alle politiche di riciclo. Il Consiglio ha stabilito che le bustine di tè e le etichette adesive su frutta e verdura devono essere compostabili entro il 2030, senza concedere proroghe richieste dall’Italia. Allo stesso modo, le proposte italiane riguardo ai parametri diversificati per riuso e riciclo non sono state prese in considerazione.

Nuovo regolamento UE sugli imballaggi: il ruolo della Spagna nel compromesso

Il testo di compromesso, preparato dalla presidenza spagnola, riflette un approccio più cauto rispetto alle proposte originarie. Questa versione moderata cerca di bilanciare le ambizioni ambientali con le realtà pratiche degli Stati membri. La Spagna gioca quindi un ruolo importante nel mediare tra le diverse esigenze e visioni all’interno dell’UE, puntando a un accordo che rispecchi un impegno condiviso verso la sostenibilità.

Tuttavia, il ministro Fratin ha espresso preoccupazioni riguardo al testo di mediazione redatto dalla presidenza spagnola. Secondo il ministro, il documento non riesce a bilanciare adeguatamente le esigenze ambientali, sociali ed economiche.

Settore alimentare e impatto ambientale

Il mondo degli imballaggi alimentari ha mostrato particolare interesse verso il nuovo regolamento. Professionisti del settore, come il presidente di Tetra Pak Italia, vedono nel regolamento un passo avanti significativo, soprattutto per prodotti deperibili come latte e succhi di frutta. La proposta riconosce la necessità di un approccio differenziato, unendo riduzione dell’impatto ambientale e sicurezza alimentare, in linea con la strategia “Farm to Fork” dell’UE per un’alimentazione sostenibile.

Nuovo regolamento UE sugli imballaggi: una storia lunga e complessa

La storia della proposta di regolamento è stata caratterizzata da numerosi alti e bassi. Tra pressioni di lobby, veti dell’Italia e posizioni variegate dei Paesi membri, il testo ha subito continui adattamenti. L’ultimo incontro del Consiglio dei ministri dell’Ambiente ha segnato una svolta, con l’approvazione della proposta che ora procederà alla fase finale del trilogo nel 2024.

La recente revisione del Ppwr (Proposal Packaging and Packaging Waste) ha introdotto cambiamenti notevoli, come restrizioni su determinati tipi di imballaggio, in particolare quelli in plastica monouso. Queste modifiche mirano a incentivare l’uso di materiali più sostenibili e compostabili, come le bustine di tè e le etichette adesive su frutta e verdura, riflettendo un impegno più deciso verso la riduzione dei rifiuti.

Il Consiglio ha stabilito obiettivi di riduzione dei rifiuti di imballaggio del 5% entro il 2030, 10% entro il 2035 e 15% entro il 2040.

Verso il trilogo

Dopo l’approvazione del Consiglio, il regolamento entrerà nella fase dei triloghi, che coinvolgeranno il Parlamento europeo, il Consiglio UE e la Commissione. Questa fase è fondamentale per raggiungere un accordo finale sul regolamento, con l’obiettivo di stabilire norme efficaci per la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio nell’Unione europea, attraverso la definizione del testo definitivo.

Le reazioni degli stakeholder

L’Ufficio Europeo dell’Ambiente ha accolto con favore l’accordo, sottolineando la resistenza a tentativi di annacquare le disposizioni volte a prevenire i rifiuti e a promuovere il riutilizzo in Europa.

Mentre riconosce un miglioramento rispetto alla posizione del Parlamento, Zero Waste Europe esprime una soddisfazione parziale, sottolineando la necessità di ulteriori miglioramenti.

European Bioplastics ha invece espresso delusione per la scarsa considerazione delle bioplastiche nel regolamento, vedendo in questo un’opportunità mancata.