Si ritorna a parlare di Iran e di Narges Mohammadi, l’attivista per i diritti umani vincitrice del Premio -Nobel per la Pace 2023. La donna si trova nella prigione di Evin, a Teheran, dove è in corso un processo contro di lei; la famiglia in esilio in Francia boicotta il procedimento.
Iran, la famiglia di Narges Mohammadi non demorde nel processo
L’attivista dell’Iran Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023, si è rifiutata di comparire alla prima udienza del processo intentato contro di lei. La donna 51enne si batte da oltre vent’anni per i diritti umani e quelli delle donne iraniane; è stata arrestata per ben 13 volte, condannata cinque per un totale di 31 anni di carcere complessivi e 154 frustate.
In una dichiarazione pubblica, la Mohammadi ha affermato:
“Il tribunale rivoluzionario è il mattatoio della gioventù iraniana e io non metterò piede in questo macello. Mi rifiuto di concedere credibilità o autorità ai giudici affiliati ai servizi segreti e a tribunali che si occupano di processi farsa”.
Le parole dell’attivista per i diritti umani sono state riportate e pubblicate sui social dalla famiglia della donna. La famiglia di Narges aveva espresso tutta la sua solidarietà verso di lei e la sua causa in occasione della cerimonia dei Nobel, sostegno che continua immutabile e perpetuo da anni, nonostante l’esilio in Francia a cui il marito Taghi Rahmani e i due figli della donna, i gemelli di 17 anni Ali e Kiana, sono costretti dal 2015.
Le accuse contro Narges Mohammadi
Le accuse contro il Premio Nobel Narges Mohammadi non sono chiare: è possibile che siano collegate alle sue attività dietro le sbarre del carcere Evin di Teheran, dove da tempo sta conducendo una lotta contro le autorità e il codice di abbigliamento previsto per le donne.
Una delle motivazioni principali per cui Narges si è inimicata le forze dell’ordine iraniane è la ripetuta protesta contro la pena di morte, applicata in modo quasi del tutto arbitrario da parte del regime autoritario del Paese.
L’Iran costituzionalmente si definisce una Repubblica Islamica ma in concreto nasconde una dittatura amministrata dalle mani della Guida Suprema, Ali Khamenei, (ndr. la Nazione è sottoposta d un regime teocratico) e del Presidente dello Stato, carica affidata a Ebrahim Raisi, la cui presenza al Global Refugee Forum 2023 è stata annullata a causa del suo coinvolgimento in crimini contro l’umanità.