Cos’è la cutis marmorata nel neonato? Si tratta di un’anomalia vascolare congenita che si manifesta con una striatura della pelle dei bambini appena nati, che assume una colorazione blu o violacea e che delinea un reticolo irregolare.

In alcuni gravi casi può portare ad ulcerazione e atrofia della cute infetta.

Ad oggi sono circa 300 i casi registrati della malattia che può colpire sia i maschi che le femmine. Nel 90% di questi, le anomalie della cute sono presenti già al momento della nascita o poco dopo e possono diventare sempre più marcate durante le prime settimane di vita.

Si è cominciato a parlare della malattia per la prima volta nei primi anni del ‘900 quando il pediatra olandese Cato van Lohuizen ha cominciato a studiarla.

All’inizio veniva chiamata flebectasia congenita ereditaria, nevo vascolare reticolare, flebectasia congenita, livedo reticolare congenita e sindrome di van Lohuizen.

Cos’è la cutis marmorata nel neonato: i sintomi

Principalmente la cutis marmorata si presenta con una caratteristica rete di capillari, localizzata o generalizzata che prendono una forma asimmetrica, dal colore che varia dal blu lucido al colore porpora acceso fino ad arrivare al viola.

Solitamente queste lesioni cutanee compaiono con maggiore frequenza sulle gambe e più raramente sulle braccia e sul tronco. Risulta invece quasi impossibile la loro comparsa sul viso e sul cuoio capelluto.

In alcuni casi si tratta di una reazione normale della pelle che si osserva nel neonato in risposta al freddo ed è l’equivalente della livedo nell’adulto.

In altri, la cutis marmorata teleangectasica, è un’anomalia più profonda dei capillari cutanei che può durare per tutta l’infanzia e associarsi a malformazioni in particolare delle ossa o del sistema nervoso.

Alcuni pazienti potrebbero poi essere soggetti a questa malattia anche per un fattore di origine genetico.

Le cause

La cutis marmorata nel neonato è spesso considerata una forma di livedo reticularis, nella maggior parte dei casi benigna. Di solito nasce come normale reazione al freddo ed è legata ad un sistema neurologico e vascolare del piccolo ancora immaturo.

La pelle appare quasi maculata anche se di solito il disturbo scompare una volta riscaldato il bambino.

La cutis marmorata, di solito, scompare nel giro di poche settimane in modo autonomo e senza la necessità di seguire alcun trattamento specifico.

Importante però è sottolineare come questa condizione può indicare una scarsa perfusione nei bambini che sviluppano sepsi, se ciò dovesse accadere il disturbo sarebbe di fatto persistente.

Diagnosi e cure

La cutis marmorata può essere diagnosticata eseguendo un esame obiettivo oltre che un analisi accurata dell’anamnesi.

Il medico poi potrebbe approfondire gli esami effettuando altre indagini in modo da risalire alla causa esatta della malattia ed escludere patologie della pelle molto più gravi o serie.

In alcuni casi la diagnosi può essere supportata anche da una biopsia cutanea delle aree interessate.

Al momento non esiste ancora un trattamento o una cura specifica della cutis marmorata, anche se è possibile intervenire sulla causa che l’ha scateneta.

Poiché, come specificato, questo disturbo tende a sparire con il passare delle settimane non occorre intervenire con medicine o interventi chirurgici, è però utile sapere come si può prevenire la comparsa. Per fare ciò, bisognerebbe evitare di esporre il bambino a brusche variazioni di temperatura, dato che il suo sistema immunitario è ancora molto debole e poco strutturato.

Inoltre, nel caso in cui persistano le alterazioni della pelle con arrossamenti localizzati tipici della cutis marmorata si può decidere di usare la terapia con laser.

In questo caso i risultati sono variabili e dipendono dalla fase in cui si trova la malattia e dal soggetto, per questo è bene sempre prima consultarsi con il proprio pediatra.

Nella maggior parte dei casi la prognosi è buona, con tendenza al miglioramento clinico durante l’infanzia fino alla completa guarigione in poco tempo.