“Jennifer Beals! Jennifer Beals!” Come Nanni Moretti, scendiamo dalla Vespa e corriamo verso di lei. Oggi più che mai, 19 dicembre 2023. Per Jennifer Beals ci sono infatti una torta e 60 candeline sopra. Di anni ne aveva 19 quando, il 15 aprile del 1983, negli Stati Uniti, usciva il campione d’incassi da 200 milioni di dollari “Flashdance“, sulle note del quale Jennifer ballò e fece innamorare una generazione intera. Il ballo come rivalsa in quegli anni ’80, riscossa sociale, sebbene la protagonista del film (spoiler! Ma chi non ha visto “Flashdance”?) alla fine scappa con il principale sui sedili di una Porsche…
Compie 60 anni Jennifer Beals, il simbolo per una generazione grazie a “Flashdance”
Dettagli. Un po’ come quella sceneggiatura un po’ naif che non trovò amici tra i critici. Alex Owens (questo il nome della protagonista), danzava, volava e sognava assieme a una generazione intera, mentre in radio il tormentone – o i “pezzi gettonatissimi”, per usare il gergo dei malati da Festivalbar – erano “What a feeling” di Irene Cara e “Maniac” di Michael Sembello. Nel film faceva la sua figurissima anche “Gloria” di Umberto Tozzi, però non inserita nell’ellepì che in tutto il mondo vendette qualcosa come venti milioni di copie. La parte del leone la recitò tuttavia un altro autore italiano: l’immenso Giorgio Moroder, dj che curò le musiche della pellicola diretta da Adrian Lyne e mise lo zampino in quattro dei dieci brani del disco.
Jennifer Beals! Incredibile Jennifer Beals, che passò alla storia per quel film, ma senza mai cercare a tutti i costi clamore e luce dei riflettori. Non a caso, dopo quell’esperienza dell”83 tornò sui libri per sudarsi una laurea in Letteratura.
Piedi per terra, come le hanno insegnato il papà Alfred, commerciante afroamericano di Chicago che perse quando aveva soltanto 10 anni, e la mamma Jeanne, insegnante irlandese. Il contratto per “Flashdance” arrivò quasi per scherzo, mentre studiava a Yale e pensava a tutt’altro. Il grosso del lavoro da ballerina fu delle sue quattro controfigure.
Quante connessioni con l’Italia: Moretti, Vanzina, Moroder e Tozzi
Guardò poi con interesse tanta produzione indipendente, come il “Four Rooms” diretto da Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Allison Anders e Alexandre Rockwell, col quale fu unita in matrimonio dal 1986 al ’96 e assieme al quale compare appunto in “Caro Diario” di Nanni Moretti del 1993. Non l’unico film diretto da un italiano a cui prese parte, visto che nel 1988 recitò insieme a Matthew Modine e Faye Dunaway nella pellicola in costume “La partita” di… Carlo Vanzina.
Nel terzo millennio ha posto una firma importante anche in tv, con le serie “The L word” e “The L word: Generation Q“. Poco prima, nel ’98, ha sposato lo scenografo canadese Ken Dixon con il quale sette anni più tardi ha avuto la sua unica figlia, Ella, anche lei attrice. Di recente, ha partecipato a “La ragazza più fortunata del mondo” con Mila Kunis.
Questo in sessant’anni vissuti non certo pericolosamente, come tanta altra gente dello spettacolo e col sorriso. Bellissimo e rassicurante come quello di chi, come Alex, vive dei propri sogni un attimo alla volta.