Partito dalla provincia di Taranto con un pallone sotto al braccio e la determinazione di tagliare traguardi importanti e raggiungere il successo. Angelo Gregucci è passato da Alessandria, club con cui ha vissuto una stagione indimenticabile anche da allenatore, prima di approdare alla Lazio, dove ha scritto una pagina indelebile di storia. In quel momento i biancocelesti dovevano risorgere dalle ceneri. Era la squadra del meno nove di Fascetti, quella tutta testa e cuore. Con l’aquila sul petto, l’ex difensore ha giocato sette stagioni di fila, dal 1986 al 1993, totalizzando 187 presenze e 12 reti in campionato. Un club a cui l’attuale mister della Primavera del Frosinone, è rimasto legato in maniera viscerale. Per commentare il momento della squadra di Sarri, Lazio-Inter e i sorteggi di Champions, Gregucci è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Lazio-Inter, Gregucci a Tag24
Prosegue il momento complicato della Lazio che contro l’Inter incassa la settima sconfitta stagionale e scivola in undicesima posizione in campionato. Lo spogliatoio sembra poco unito, ma Sarri conferma di avere ancora tutto sotto controllo. Eppure nelle ultime sei gare, i biancocelesti hanno conquistato solo un successo. I dati sono allarmanti e non si può non tenerne conto, ma la stagione è ancora lunga e c’è tempo per recuperare. Intanto ieri il sorteggio di Champions League, dice che gli ottavi di finale metteranno il Bayerno Monaco di fronte ai capitolini. Una partita difficilissima, contro una delle squadre più forti d’Europa. Per commentare l’ultima giornata di campionato, Lazio-Inter, e i sorteggi di Champions, Gregucci, che con la maglia bianconceleste addosso ha vissuto gli anni più importanti della sua carriera, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Momento complicato per la Lazio che esce tra i fischi dello stadio Olimpico. Cosa sta succedendo e come se ne esce?
“Se ne esce solo con la calma, e con la consapevolezza che se ci disgreghiamo non possiamo che perdere tutto. La Lazio è davanti a un momento di difficoltà in cui di certo non si valutano gli eventi. Probabilmente lo scorso anno è stato fatto qualcosa che ha sovrastimato la nostra visione di calcio e adesso c’è bisogno di essere lucidi. Questa squadra non era fatta da supereroi l’anno scorso e non è fatta di giocatori scarsi quest’anno”.
Ti riferisci al fatto che molti giocatori abbiano performato?
“I due esterni offensivi erano due fattori del nostro campionato, per continuità, grado di talento e prestazioni. I due centrali difensivi sembravano Beckenbauer e Maldini e in molti si lamentavano del fatto che non fossero titolari in Nazionale. Provedel era un fenomeno che ha fatto record di cleen sheet. Insomma tutto è stato perfetto, ma quest’anno non sono certo diventati tutti scarsi. Serve un po’ di equilibrio e lucidità. Per uscirne serve solo carattere e paradossalmente penso che ora il campionato dia margine a questa squadra. Della sconfitta con l’Inter resta solo il risultato, ma io dico che la prima parte di gara è stata probabilmente la migliore della stagione. È chiaro che ora questi ragazzi devono assottigliare il margine di errore. Non possono più sbagliare, ma serve calma, concentrazione e coesione”.
Iniziano ad esserci molte critiche anche nei confronti di Sarri…
“Innanzitutto spero che la Lazio possa arrivare a questa grande partita con il Bayern Monaco avendo recuperato non solo un po’ di punti, ma anche un po’ di identità. Sento tanto parlare di Maurizio Sarri, lo stanno mettendo in dubbio, ma è un allenatore che sa bene quello che fa. Se vogliamo da lui una lettura differente probabilmente stiamo sbagliando persona. Lui è così, crede nel lavoro e crede in uno spartito preciso. È maniacale nei movimenti, vuole una squadra che faccia della creatività il suo biglietto da visita. Lui è uno che ti dà certezze, sia quando ti muovi di reparto, sia quando ti muovi di squadra. È un maestro capace di insegnarti quello che devi fare. Poi per carità, anche lui può essere messo in discussione come tutti”.
Dalle tue parole mi sembra di capire che pensi che sarebbe un errore mandarlo via, è così?
“Bisogna avere fiducia nella persona, nell’uomo, nella sua storia. Io lo conosco bene e quindi so perfettamente qual è il suo modo di lavorare. Su Maurizio, come su tutti gli allenatori d’altronde, si può aprire il dibattito per capire se si possa fare o meno qualcosa di diverso ma non vorrei dimenticare con troppa leggerezza che il secondo posto della passata stagione. Forse ha condizionato il giudizio di tutti”.
La qualità in questa squadra non manca, ma come ti spieghi questa difficoltà a segnare?
“Guardate ad esempio Felipe Anderson, è il giocatore che avevamo visto sette otto anni fa? C’erano partite in cui faceva la differenza e altre in cui ti faceva giocare in dieci. Lo scorso anno invece ha fornito prestazioni non solo magnifiche sotto il punto di vista tecnico, ma lo ha fatto con grande continuità. È stato anche il sostituto di Immobile, un atleta disumano che ha saltato pochissime gare. Per affidabilità è stato assolutamente il migliore, eppure prima di andare in Inghilterra non era così. Zaccagni aveva dato un’improvvisa accelerazione alla sua carriera riuscendo a mettere in discussione anche i parametri di gerarchia Nazionale. Tutto è stato sovradimensionato e adesso non possiamo sotterrarlo. Questi ragazzi hanno difficoltà a conclamarsi a quel livello, nonostante lo spartito sia lo stesso”.
Può pesare così tanto anche la cessione di Milinkovic?
“Certo, la Lazio ha perso un fattore, anche questo sottovalutato, che è Milinkovic Savic. Un calciatore che ti faceva cambiare il match, anche se a livello internazionale non si è mai affermato del tutto. Nel nostro campionato però era senza ombra di dubbio un fattore, perché con lui potevi fare tanti tipi di giocate. Certo era un centrocampo fisico e tecnico, e probabilmente non ce ne siamo accorti ma per qualche anno abbiamo avuto il miglior reparto in Serie A per quanto riguarda la varietà tecnico tattica, con Leiva, Luis Alberto e Milinkovic. Vista anche l’esperienza. Adesso aspettiamo un attimo prima di fare delle valutazioni complessive sui nuovi acquisti”.
Nel sorteggio di Champions la Lazio ha pescato il Bayern Monaco. Gara proibitiva?
“La Lazio è sicuramente in difficoltà e adesso la qualificazione agli ottavi di Champions ci permetterà di vivere serate indimenticabili. Di proibitivo nel calcio non c’è nulla, difficile sì, anzi difficilissimo ma possibile. La bellezza di queste sfide è che con due partite si può passare alla storia del calcio”.