Il trading di criptovalute è un’attività rischiosa, come tutte quelle di carattere finanziario. La volatilità che la distingue è addirittura più pronunciata di quella che pure regna nel settore degli asset tradizionali. la maggior parte degli investitori perde i propri soldi e anche quelli che guadagnano possono necessitare di fonti di entrata alternative, per affrontare periodi come il crypto winter dell’ultimo biennio.

La compravendita di token, però, non è l’unico modo per guadagnare con le criptovalute. Anzi, nel corso degli ultimi anni la finanza decentralizzata ha mutuato alcuni strumenti di quella tradizionale, riadattandoli. In particolare, è possibile procacciarsi un reddito passivo assicurato da alcune tecniche collegate al funzionamento delle valute virtuali.

Guadagnare senza fare trading, con le criptovalute: è possibile?

La risposta al quesito è assolutamente positiva. Ci sono alcuni metodi per poter ritagliarsi una rendita passiva con gli asset virtuali, senza dover dipendere dai capricci del mercato. In alcuni casi si tratta di risorse rese disponibili dalla partecipazione alle necessità di funzionamento di un network, in altri di vere e proprie proposte ricalcate su strumenti tipici della finanza tradizionale.

In entrambi i casi, procurarsi una rendita passiva è assolutamente possibile, anche se solitamente occorre mettere in campo un investimento iniziale. Un investimento che, però, è proporzionale all’entità dell’entrata che ci si intende assicurare. Un reddito passivo può essere garantito da molti strumenti: andiamo a vedere i principali.

Il mining e lo staking di criptovalute

La prima rendita passiva cui è possibile accedere è quella collegata alle necessità delle blockchain. Ognuna di esse ha un meccanismo di consenso da cui dipende la sicurezza, la velocità e l’efficienza.

Essenzialmente, i procedimenti cui è possibile partecipare sono due:

  • il mining, tipico del meccanismo di consenso Proof-of-Stake, ma non solo. Particolarmente fruttuoso può essere quello di Bitcoin, il quale esige però un investimento iniziale di grande rilievo. In questo caso, infatti, per l’estrazione e l’aggiunta di blocchi alla catena servono molte risorse computazionali. Un’esigenza che ha comportato il passaggio dalle iniziali CPU alle GPU e, infine, agli ASIC. L’impegno economico si è talmente elevato che ormai il mining di BTC è concentrato in poche aziende minerarie;
  • lo staking, collegato invece all’algoritmo di consenso Proof-of-Stake. In questo caso si mettono in deposito i propri token e si guadagna in base al rendimento prospettato dal progetto cui si partecipa. Se nel caso di Ethereum servono 32 ETH, molte altre soluzioni sono meno impegnative e altrettanto remunerative.

Prestare le proprie criptovalute

Anche nella finanza decentralizzata esistono i prestiti, che prevedono naturalmente modalità e tempistiche diverse da quelle tipiche del sistema creditizio tradizionale. Se i meccanismi per i prestatori sono diversi, si tratta comunque di una buona opportunità, da prendere sicuramente in considerazione.

Su alcune piattaforme P2P è possibile bloccare i propri fondi in qualità di fornitori e ricavarne al termine del periodo concordato gli interessi concordati. La scelta del tasso in questione può essere fisso o variabile, dipendente dall’andamento del mercato.

Per quanto riguarda il rischio, è collegato alla sicurezza dello smart contract. Se questo ha delle vulnerabilità i fondi depositati possono essere sottratti. Proprio per questo sarebbe consigliabile cercare di capire se il contratto intelligente è stato sottoposto ad audit e da parte di quale società.

Airdrop e condivisione di contenuti su blockchain

infine, altri due metodi che possono rivelarsi proficui in varia misura. Il primo è rappresentato dagli airdrop e dai faucet, che pur in maniera diversa si traducono nel dono di criptovaluta. Si tratta di iniziative di carattere promozionale, tese a far conoscere un progetto in fase di lancio, oppure cercare di promuovere una cultura crypto.

Molto diverso è il caso relativo alla condivisione di contenuti su piattaforme blockchain, ottenendo una remunerazione in cambio. Una possibilità proposta ad esempio da Steem, ove il guadagno degli utenti dipende dalla diffusione del post creato, dai voti positivi collezionati e dal divario con quelli negativi, che Steemit permette di esprimere.

Se nel secondo caso i rischi sono praticamente inesistenti, per quanto concerne gli airdrop occorre fare attenzione. Se per avere token viene richiesta la condivisione di chiavi private, è assolutamente evidente che si tratta di una truffa.