Per molti lavoratori, la pensione a quota 103 decorre a cavallo tra gli anni 2023 e 2024, con qualche difficoltà a stabilire i requisiti, gli importi e le decurtazioni. Ciò dipende essenzialmente dalle finestre mobili che fanno slittare l’effettiva fruizione dell’assegno di pensione. Ad esempio, un lavoratore del pubblico impiego che abbia presentato domanda di uscita con quota 103 a luglio scorso, termina di lavorare a gennaio 2024 per andare in pensione dal prossimo 1° febbraio. 

Sull’esatta decorrenza della pensione e sulle modalità di fruizione, quindi, valgono le regole del 2023, anche se è facile avere indicazioni differenti. Ciò porterebbe a confusioni nella disciplina, soprattutto perché le condizioni di fruizione della pensione del 2024 sono meno convenienti di quelle del 2023. 

Pensione quota 103 a cavallo tra 2023 e 2024, quali requisiti, importi e decurtazioni? 

Variano le condizioni di accesso alle pensioni a quota 103 dal 2023 al 2024. Per chi abbia già presentato domanda di pensionamento durante quest’anno, le condizioni di pensione restano quelle del 2023. Non quelle del 2024, anche se, per effetto delle finestre mobili, la fine del lavoro e la decorrenza della pensione fanno capo al nuovo anno.

Pertanto, i requisiti maturati nel 2023 per la quota 103 (età di 62 anni più 41 anni di contributi versati), previsti dai commi 283 e 285 dell’articolo 1, della legge 197 del 2022 (legge di Bilancio 2023), si considerano “cristallizzati”. Ovvero, il lavoratore acquisisce il diritto ad andare in pensione alle condizioni previste nel momento in cui presenta la domanda per andare in pensione con quota 103. Anche se dovesse rimandare l’uscita. Allo stesso modo, per domande di pensione presentate nel 2023, si ritiene che debbano essere applicati i requisiti, gli importi e le decurtazioni in vigore quest’anno. 

Da quanto prevede la scorsa legge di Bilancio, dunque, si evince che il diritto conseguito entro il 31 dicembre 2023 di andare in pensione con quota 103 si può esercitare anche in un momento susseguente. Ovvero, attesa la maturazione della finestra prevista (di tre mesi per i lavoratori del settore privato, di sei mesi per quelli del pubblico impiego), il lavoratore può scegliere di andare in pensione in qualsiasi momento. 

Pensione quota 103, nel 2024 l’assegno subisce il ricalcolato

Il chiarimento, in attesa di eventuali nuove circolari dell’Inps, è importante perché determina le condizioni di pensionamento con quota 103. Nel 2024, infatti, la misura prevede modalità di fruizione differenti rispetto a quelle applicate nel 2023.

In primis, la legge di Bilancio 2024 prevede un innalzamento della durate delle finestre mobili che saranno di sette mesi per i lavoratori del settore privato e di nove mesi per i dipendenti del pubblico impiego. In secondo luogo, chi va in pensione con quota 103 nel 2024 subisce il ricalcolo della futura pensione interamente con il sistema contributivo, meno vantaggioso rispetto al sistema misto dal quale provengono coloro che possono agganciare questa misura.

Importo massimo mensile

Infine, è previsto un importo massimo della pensione mensile con quota 103 anche nel 2024, ma con diminuzione del tetto. Infatti, nel 2023 chi andava in pensione con quota 103 poteva ricevere un assegno di massimo cinque volte il trattamento minimo. Pertanto, il massimo pensione accreditabile dall’Inps era di poco più di 2.800 euro lordi. Nel prossimo anno, il tetto scenderà a quattro volte il trattamento minimo.