I security token sono sempre più diffusi, in ambito crypto. A favorirne la popolarità è la mancanza di sicurezza normativa dei token di utilità e delle Initial Coin Offering che li riguardavano. Con questi nuovi token il rischio è minimo, in quanto sono già stati sottoposti all’attenzione degli enti regolatori chiamati a vigilare sul corretto funzionamento dei mercati finanziari.
Proprio la loro crescente popolarità ha quindi spinto Polymath a proporsi alla stregua di Ethereum dei security token. La piattaforma, infatti, si propone di fornire la base tecnologica e gli strumenti necessari per la generazione di azioni tokenizzate. Una proposta la quale ha destato molto interesse presso tutte le aziende che sono intenzionate a praticare questa strada senza incappare in disavventure giudiziarie.
Polymath: di cosa si tratta?
Polymath è una blockchain che si propone di agevolare le imprese intenzionate ad emettere security token in grado di rispettare in pieno il quadro normativo esistente. Non solo fornisce gli strumenti tecnologici per farlo, ma si incarica anche di proporre un primo filtro teso a sbarrare la strada a quelle che non rispettano le normative KYC (Know Your Customer) e AML (Anti Money Laundering).
Polymath è stata fondata da Trevor Koverko e Chris Housser, nel 2017. Nell’anno successivo è stata organizzata una Initial Coin Offering (ICO) tesa a finanziare il progetto, che ha collezionato ben 59 milioni di dollari. Soldi i quali sono stati impiegati per il lancio della mainnet nel corso dello stesso anno.
L’obiettivo iniziale viene reso possibile da una piattaforma estremamente intuitiva e facile da utilizzare, anche da chi non possiede particolari competenze tecnologiche. Le azioni che vi fanno ricorso hanno così modo di concentrarsi sulla vendita delle azioni tokenizzate, per il reperimento delle risorse necessarie al proprio piano di sviluppo.
Come funziona Polymath
Come abbiamo già ricordato, il funzionamento di Polymath è improntato alla massima semplicità. Chi fa ricorso alla piattaforma lo fa per poter superare il vaglio della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti (SEC). Occorre sottolineare che le normative da essa emanate sono tra più stringenti in assoluto, come dimostrano i tanti contenziosi avviati nel corso della sua attività.
Il primo passo, quindi, è il superamento dei controlli resi obbligatori dalla normativa KYC e dai controlli AML. Si tratta in pratica di una verifica dell’identità e del rispetto delle normative sul riciclaggio di denaro sporco.
Una volta superato il primo sbarramento, la società interessata può chiedere soldi agli investitori, in base alle modalità delineate da uno smart contract. Se abbiamo ricordato i requisiti necessari per l’emittente, occorre anche sottolineare che anche gli investitori devono rispondere a quelli necessari per dimostrare la propria identità. Solo in questo caso saranno inclusi nella whitelist del progetto.
A questo punto può avere inizio la Security Token Offering (STO), con conseguente allocazione dei titoli. La normativa USA, però, obbliga a bloccarli prima di distribuirli agli investitori. Questi ultimi potranno entrarne in possesso dopo 90 giorni, se “accreditati”, dopo un anno se “regolari”.
il token che viene utilizzato all’interno del sistema è POLY, un ERC-20 generato sulla blockchain di Ethereum. Nel corso dell’ICO ricordata, è stata venduta circa un quarto dell’offerta massima, che ammonta a un miliardo di esemplari. Il resto sarà impiegato come riserva per il completamento dei passi previsti dal suo piano di sviluppo.
Prospettive per il 2024
I security token stanno sempre più prendendo piede. A favorirli è la politica estremamente aggressiva della SEC nei confronti di tutti quei progetti che possono lontanamente assomigliare a titoli, senza però aver richiesto un’autorizzazione in tal senso.
L’idea alla base di Polymath è in effetti semplice, ma estremamente efficace: fare in modo che le aziende le quali intendano emetterli lo facciano senza dover temere frizioni con la SEC. Allo scopo viene istituita una vera e propria analisi tale da sgombrare il campo da ogni possibile ostacolo e ricevere il sospirato via libera da parte dell’autorità di controllo.
Siamo quindi in presenza di un protocollo che si propone come servizio e, soprattutto, lo fa con grandi ambizioni. Se sino a questo momento non ha sfondato, soprattutto a causa del crypto winter dell’ultimo biennio, Polymath sembra avere le caratteristiche giuste per andare ben oltre il 248° posto detenuto attualmente nella classifica di settore.