La proclamazione di uno sciopero nazionale – come quello di oggi, 18 dicembre 2023 – da parte dei medici, dei veterinari e dei sanitari del Ssn dovrebbe di per sé far riflettere sull’improrogabilità del messaggio che gli operatori del Sistema sanitario nazionale stanno cercando di far arrivare al Governo e al Paese.

La scelta di queste categorie di scioperare – “estrema ratio”, come descritta dalle sigle sindacali che hanno proclamato l’astensione di 24 ore dal lavoro – ha infatti provocato gravi disservizi in tutta Italia, con il blocco delle prestazioni anestesiologiche e la paralisi delle sale operatorie (circa 25mila gli interventi saltati), oltre che l’annullamento di centinaia di migliaia di prestazioni non urgenti.

Come spiegato da Benedetto Magliozzi, segretario generale di Cisl Medici, in questa intervista esclusiva, questa decisione per nulla semplice si è resa tuttavia necessaria per tentare di salvare il Sistema sanitario nazionale, stremato da decenni di tagli e disinvestimenti.

Magliozzi (Cisl Medici): “Sciopero di oggi scelta sofferta ma indispensabile. Il rischio è fermarsi per sempre”

Segretario Magliozzi, uno sciopero nazionale di questa portata è certamente una scelta sofferta per la categoria dei medici. Perché questa decisione si è resa indispensabile?

«Si è trattato di una scelta molto sofferta, sì. Tuttavia, come abbiamo ripetuto più volte, ci dobbiamo fermare adesso per non fermarci per sempre.

Il rischio di paralisi, oramai, è elevatissimo: non si trovano più colleghi disponibili a lavorare in un sistema così disorganizzato che gratifica davvero poco, non solo dal punto di vista economico ma anche e soprattutto dal punto di vista dell’importanza della professione.

Siamo passati da essere gli “angeli con il camice bianco” a essere una categoria aggredibile, dimenticata, non considerata nelle leggi fondamentali dello Stato.

Come se non bastasse, il nostro sistema non riesce più a trovare specialisti in determinate branche: basti pensare che il 39% delle borse di studio di specializzazione non sono state assegnate ai candidati vincitori. Alla Sapienza di Roma i candidati che hanno accettato di iniziare il percorso formativo in medicina d’urgenza e pronto soccorso sono zero.

Noi oggi scioperiamo perché non vogliamo rimanere inermi e vogliamo continuare a esserci per i nostri pazienti. Come professionisti, potremmo andare a lavorare in altre sedi. Eppure rimaniamo legati a un sistema unico, universale, in grado di dare compimento al diritto alla salute previsto in Costituzione».

Sciopero dei medici, Magliozzi: “Finanziare il Ssn è possibile, ma servono scelte coraggiose da parte del Governo”

Quali responsabilità attribuisce a questo Governo?

«Questo esecutivo si è trovato con il cerino in mano, dopo 25 anni di tagli assennati. Capisco non sia facile, tuttavia il loro è il primo governo politico da anni. Per questo, a nostro giudizio, è finalmente il momento di prendere decisioni coraggiose.

I fondi assegnati alla sanità nella manovra finanziaria sono altamente insufficienti per poter rilanciare il nostro Sistema sanitario oramai agonizzante, nel quale ben 7 milioni di persone si trovano in povertà sanitaria e altre centinaia di migliaia si apprestano entrare in questa categoria.

Questo Governo ha avuto il sostegno di tanti italiani e quindi, a nostro giudizio, dovrebbe avere la forza di prendere decisioni coraggiose. Si potrebbero attaccare finalmente i 100 miliardi di evasione fiscale del Paese. Si potrebbe chiedere uno sforzo alle multinazionali con una tassa di scopo, o alle banche che hanno avuto un surplus di introiti.

Si potrebbero aumentare ulteriormente tutte le imposte sulle spese voluttuari d’abuso, come il fumo, l’alcol e il gioco d’azzardo. Se il fine è la salute dei cittadini, insomma, le possibilità ci sono.

Fino ad oggi abbiamo detto pubblicamente cosa abbiamo apprezzato del lavoro del Governo. Non possiamo mancare però di sottolineare anche le ombre che vediamo.

Per tutte queste ragioni abbiamo scelto la strada dello sciopero, azione innaturale rispetto alla vocazione dei medici, la cui missione è garantire i migliori servizi a tutti i pazienti».

Emendamento su pensioni a 72 anni per i medici, Magliozzi: “Scelta incomprensibile”

Ieri notte il Governo ha presentato un emendamento – poi ritirato – per alzare l’età pensionabile dei dirigenti medici e dei professori che insegnano medicina e chirurgia. Che segnale è?

«Si tratta di una scelta che sinceramente non capiamo e che non dà risposta a nessuna delle nostre domande. L’obiettivo dovrebbe essere quello di avvicinare i giovani al mercato del lavoro sanitario, non il contrario.

In Italia ogni anni 5.000 specialisti lasciano il Paese per mercati più gratificanti. Questo significa che il nostro sistema spende risorse – quasi due milioni a persona – per regalare professionisti ad altri mercati. Noi oggi abbiamo l’urgenza far rimanere le persone, facendo tornare quel senso di appartenenza al Sistema sanitario nazionale che tende sempre più a svanire.

La fuga dei medici non è iniziata oggi, ma 25 anni fa. Pertanto la colpa non è di questo o quel governo, ma di una politica dissennata che non sembra arrestarsi. Il momento di scelte coraggiose è questo, ulteriori ritardi saranno deleteri».