L’avvicinarsi delle elezioni americane 2024 sta creando, come sempre, tensioni e preoccupazioni. Gli analisti si interrogano sulle probabilità di Trump di essere nuovamente eletto e sulle possibili conseguenze di una simile eventualità.

Il popolo americano ci ha abituato a sorprese di ogni genere e i timori sono legittimi. Federico Rampini, nel suo ottimo articolo sul Corriere della Sera del 16 dicembre, ha ipotizzato anche lo scenario estremo di una uscita degli USA dalla NATO in caso di vittoria di Donald Trump.

Elezioni USA 2024, quali conseguenze in caso di vittoria di Trump

Quando lo stesso Trump si insediò per il suo primo – e finora unico – mandato presidenziale, a Washington nel gennaio 2017, tenne un discorso nel quale, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America, anziché dichiararsi il Presidente di tutti, divise in due il popolo americano, di qui i buoni e di là i cattivi. Il tutto in un mix di salvinismo e di grillismo: “America first” e “mandiamo a casa i corrotti di Washington”.

Gli esiti della presidenza Trump sono oggi sotto gli occhi di tutti: divisioni interne, molti proclami e poca sostanza, specie in politica estera, la NATO minacciata come obsoleta e oggi più viva che mai.

Non c’è dubbio che un suo secondo mandato sarebbe caratterizzato da un astio ancora più forte verso tutto e verso tutti, anche alla luce dei propri guai giudiziari, e spaccherebbe in due in modo ancora più vistoso l’opinione pubblica occidentale.

Elezioni USA 2024, le democrazie occidentali e la NATO sono l’unico baluardo contro i regimi totalitari

Tuttavia, sono abbastanza convinto che per il popolo americano la Russia e il comunismo siano ancora il Nemico e che la percezione della Cina come antagonista sia andata crescendo in questi anni. Faccio fatica, dunque, a pensare che gli Stati Uniti possano abbandonare davvero l’Ucraina al proprio destino e, ancora di più, uscire dalla NATO, che ha rappresentato per molti decenni il baluardo dell’Occidente contro i regimi totalitari.

Certo, aver permesso che l’asse tra Pechino e Mosca si rafforzasse – contrariamente alla nota teoria del grande vecchio Kissinger – è stata una grossa responsabilità delle stanche democrazie occidentali, sulla quale ha pesato in modo determinante la guerra dei dazi alla Cina voluta dallo stesso Trump.

Ora, sulla scena mondiale vi è un altro dei cigni neri elencati da Rampini, il conflitto tra Israele e Hamas, del tutto nuovo nella forma della provocazione violenta attuata dai terroristi e altrettanto nuovo nella dimensione catastrofica della reazione di Tel Aviv.

Le drammatiche conseguenze di un eventuale disimpegno USA dalla NATO

L’opera di destabilizzazione dell’Occidente, sotto la regia delle autocrazie che si apprestano a disegnare un nuovo ordine mondiale, è in fase ormai avanzata, al punto di aver fatto dichiarare a Lavrov che “il dominio dell’Occidente, durato 500 anni, sta per finire”.

Spero, e credo, che lo stesso Trump sia ancora abbastanza lucido per considerare che un disimpegno USA dal fronte ucraino e dalla stessa NATO costituirebbe la dimostrazione che questo disegno delle autarchie sta realizzandosi. Passare il ruolo di gendarme del mondo a un innaturale e antistorico consorzio tra Cina e Russia – per quanto con Mosca in condizioni di totale sudditanza, specie in campo economico – avrebbe conseguenze drammatiche, anche perché non vi sarebbe il tempo per far crescere nel ruolo di ago della bilancia l’unico gigante mondiale che, nonostante i limiti, ancora si basa su un sistema democratico: l’India.

Elezioni USA 2024, il senso di giustizia e l’istinto di autoconservazione come fattori determinanti

Non ho la sfera di cristallo, ma ho abbastanza fiducia nel senso di giustizia e nell’istinto di autoconservazione del popolo americano per poter ragionevolmente sperare che non si realizzino gli scenari più pessimistici.

Certo, non è il massimo che la più grande democrazia del mondo debba trovarsi a scegliere tra due uomini ormai molto anziani, un Biden con poco carisma e un Trump incattivito, senza che si intravvedano all’orizzonte nuove e autorevoli leadership, delle quali tutto il mondo avrebbe un disperato bisogno.

Paolo Alli – 18 dicembre 2023