Va definendosi il quadro della riforma delle pensioni che uscirà dalla legge di Bilancio 2024: dal 1° gennaio prossimo, alcune uscite anticipate faranno perdere i vantaggi del sistema previdenziale misto nel calcolo del futuro assegno. Chi uscirà con specifici canali di pensionamento dovrà accettare il ricalcolo della propria pensione con il sistema contributivo puro, quello riservato ai lavoratori e contribuenti post 31 dicembre 1995. I lavoratori che hanno contributi nei periodi precedenti, essenzialmente nel sistema misto, perderanno i vantaggi di contributi più “pesanti” nel calcolo della futura pensione.

Il sistema, quindi, va a penalizzare i futuri pensionati che usciranno dal lavoro con una delle misure “ponte”, i meccanismi di pensionamento che consentono delle deroghe alle regole generali della riforma Fornero, che consistono nella pensione anticipata di soli contributi e nella pensione di vecchiaia.

Le maggiori penalizzazioni in questo senso, dunque, si ritrovano nella quota 103 – confermata, rivista e meno conveniente di quella del 2023 – nell’Ape sociale e nell’opzione donna. Il governo ha riformato queste ultime formule con requisiti peggiori rispetto a quelli validi fino al 31 dicembre 2023.

Riforma pensioni 2024, ecco quali uscite anticipate fanno perdere i vantaggi del sistema misto

Il nuovo quadro delle pensioni, anticipate e non, valido dal 1° gennaio 2024, si sta definendo. Le misure incluse nella legge di Bilancio 2023, che avrebbero dovuto agevolare le uscite dal lavoro, hanno aggravato molti dei requisiti, riservando anche penalizzazioni sui futuri assegni di pensione. A prescindere dal parziale passo indietro del governo sulle pensioni di medici, infermieri, maestri, ufficiali giudiziari e dipendenti degli enti territoriali, le maggiori penalizzazioni si avranno dal ricalcolo in senso contributivo della futura pensione.

Questo passaggio riguarda chi oggi (e nei prossimi anni) si trovi nel sistema previdenziale misto. Per agganciare determinati sistemi di previdenza agevolata, le cosiddette “misure ponte” (che stabiliscono requisiti differenti rispetto alla riforma Fornero e devono essere confermati dal governo anno per anno), i futuri pensionati devono accettare il ricalcolo del futuro assegno essenzialmente con il sistema contributivo. Quest’ultimo è meno conveniente del sistema misto, i cui contributi hanno un “peso specifico” più elevato rispetto al risultato finale, ovvero all’assegno di pensione.

Riforma pensioni 2024, i vantaggi del sistema misto persi con la nuova quota 103

Pertanto, anche la quota 103, formula di pensione che consente di andare in pensione a 62 anni unitamente a 41 anni di contributi, dal 1° gennaio 2024 prevederà il ricalcolo della pensione con il sistema contributivo, bruciando i vantaggi del sistema misto, dal quale proviene la platea di chi aggancerà questa misura di pensione.

Per quota 103 c’è anche la conferma del tetto di pensione che si può ricevere, che non dovrà superare il tetto delle quattro volte l’assegno sociale (pari, nel 2023, a 503 euro e in revisione, nel 2024, a oltre 530 euro).

Opzione donna, per andare in pensione prima occorre accettare il ricalcolo contributivo

Anche l’opzione donna, da misura che per prima ha previsto il ricalcolo della pensione con il sistema contributivo, confermerà questo passaggio con taglio della futura pensione. A fronte di un anno in più di età per uscire con questo canale rispetto al 2023 (gli altri requisiti sono rimasti essenzialmente invariati), le lavoratrici dovranno mettere in conto un taglio che può arrivare anche a circa un terzo della pensione.

C’è da dire che, nel caso dell’opzione donna, il taglio della pensione è andato via via riducendosi, fino a toccare una quota dell’8% secondo i calcoli dell’Inps. Ciò dipende, essenzialmente, da due fattori: il primo è che la quota delle lavoratrici del sistema misto va progressivamente riducendosi col passare degli anni (e anche la personale quota dei contributi versati durante gli anni del “misto”); il secondo fattore è l’aumento dell’età di uscita che determina anche un incremento del coefficiente di trasformazione.

Ape sociale, ecco le novità del 2024

Infine, qualche cambiamento interesserà, dal 1° gennaio 2024, anche chi uscirà con l’Ape sociale. Innanzitutto, aumenta l’età di uscita che passa dai 63 anni del 2023 ai 63 anni e 5 mesi del 2024. Non ci sarà un ricalcolo contributivo della pensione perché i lavoratori in uscita con l’Ape sociale percepiscono un’indennità fissa di 1.500 euro, in attesa di arrivare alla pensione di vecchiaia dei 67 anni.

Ma, da ultimo, dal 1° gennaio prossimo i pensionati da Ape sociale avranno il divieto di cumulo delle pensioni: non potranno svolgere lavori autonomi o alle dipendenze, ma solo impegni occasionali entro i 5.000 euro lordi all’anno, come avviene per le quote.