La Manovra 2024 ha intenzione di introdurre significative innovazioni nel panorama fiscale italiano, in particolar modo nel settore abitativo. Tra le principali novità spicca una possibile terza rata IMU prevista per il prossimo febbraio. I principali proponenti di questa riforma troviamo Guido Quintino Liris (FdI), Elena Testor (Lega), e Dario Damiani (Fi), che hanno presentato un pacchetto di emendamenti focalizzati sulla gestione delle imposte sugli immobili. Questi cambiamenti influenzano sia i proprietari di case sia gli enti non commerciali, come fondazioni e enti ecclesiastici, introducendo nuove dinamiche fiscali.
Terza rata IMU: implicazioni e considerazioni
Una delle proposte più discusse, come scritto, è l’introduzione di una sorta di terza rata dell’IMU. Questo cambiamento è pensato per fornire un sostegno ai Comuni che si trovano in ritardo nella gestione delle aliquote dell’Imposta Municipale Unica. La proposta stabilisce che i Comuni avranno più tempo per fissare e comunicare le aliquote IMU per il 2023. Ciò significa che le delibere regolamentari e di approvazione delle aliquote, per il solo anno 2023, saranno considerate tempestive se inserite nel portale del federalismo fiscale entro il 30 novembre 2023. La pubblicazione delle delibere, necessaria per l’acquisizione della loro efficacia, avrà come termine ultimo il 15 gennaio 2024.
Questo emendamento posticipa quindi le scadenze originariamente fissate al 14 e 28 ottobre, impattando i cittadini con un secondo immobile. Questi ultimi, che normalmente versano la seconda rata dell’IMU entro il 18 dicembre, potrebbero essere tenuti a pagare una ulteriore rata entro il 29 febbraio 2024, in caso di aliquote maggiorate. In caso contrario, se le nuove aliquote comportassero una riduzione, il rimborso seguirà le regole ordinarie.
Terza rata IMU: la situazione dei Comuni e l’impatto sui cittadini
Un dato rilevante è che ben 211 piccoli comuni non hanno stabilito in tempo le aliquote dell’IMU. Questo ritardo, che coinvolge anche comuni di rilevanza turistica come Portofino e Capri, ha portato alla necessità di un emendamento che dia più tempo per la pubblicazione delle delibere, spostando il termine al 15 gennaio 2024. La regione più impattata da questa misura è il Piemonte, seguita da Lombardia, Campania e Lazio.
L’emendamento ha quindi un considerevole impatto su oltre 200 Comuni, che sono in ritardo con le delibere per stabilire le aliquote IMU 2023. Esempi includono Arezzo, Portofino, Pescasseroli e Anagni. La situazione attuale ha suscitato reazioni miste, con alcuni che cercano di minimizzare l’impatto della misura e altri, come le associazioni dei consumatori, che esprimono preoccupazioni serie riguardo ai diritti dei contribuenti.
Infatti, ricordiamo che l’elemento centrale di questa novità è la gestione dei pagamenti IMU post-18 dicembre. Nei Comuni che non hanno fissato le nuove aliquote, i residenti potrebbero doversi confrontare con una terza mini rata da saldare entro il 29 febbraio dell’anno seguente, senza sanzioni né interessi. Questo pagamento aggiuntivo è necessario qualora le nuove aliquote siano superiori a quelle precedentemente in vigore.
Il testo dell’emendamento
Entrando più nello specifico della normativa, questo è quanto si legge nell’emendamento alla Manovra 2024:
Limitatamente all’anno 2023, le delibere regolamentari e di approvazione delle aliquote e delle tariffe sono tempestive […] se inserite nel portale del federalismo fiscale entro il 30 novembre 2023. Il termine per la pubblicazione delle delibere inserite ai sensi del periodo precedente, ai fini dell’acquisizione della loro efficacia, è fissato al 15 gennaio 2024. L’eventuale differenza tra l’imposta municipale propria (IMU), calcolata sulla base degli atti pubblicati […] entro il 18 dicembre 2023, è dovuta senza applicazione di sanzioni e interessi entro il 29 febbraio 2024. Nel caso in cui emerga una differenza negativa, il rimborso è dovuto secondo le regole ordinarie.
Esonero per gli enti non commerciali: una nuova normativa
Gli emendamenti includono anche una normativa specifica per gli enti non commerciali, compresa la Chiesa. Questa prevede l’esenzione dall’IMU per gli immobili concessi in comodato d’uso per attività non commerciali come quelle assistenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive. Tuttavia, l’esenzione decade nel caso in cui l’immobile generi profitto. Questa misura ha lo scopo di equilibrare le esigenze fiscali dei Comuni con le attività non lucrative degli enti non commerciali.