Pedinava e minacciava l’ex compagna, vietandole addirittura di andare in chiesa: grazie all’applicazione delle nuove disposizioni del Codice Rosso Bis, un 40enne originario di Gela, in provincia di Caltanissetta, è finito ora in carcere per atti persecutori. Il suo è il primo caso di arresto “in flagranza differita” della Sicilia e fra i primi in Italia, oltre a quello di un 72enne finito ai domiciliari in Puglia.

Arrestato “in flagranza differita” un 40enne di Gela: è il primo caso in Sicilia

Stando a quanto ricostruito finora, l’uomo, di 40 anni, avrebbe importunato per tempo l’ex compagna, insultandola con epiteti di vario genere, pedinandola ed impedendole addirittura di andare in chiesa, per gelosia.

Negli scorsi mesi era finito agli arresti domiciliari perché, nonostante avesse un divieto di avvicinamento nei suoi confronti, si era recato, anche più volte al giorno, sotto l’abitazione in cui la donna vive insieme alla madre, sua ex suocera, minacciandola.

Per lui si sono ora aperte le porte del carcere. Applicando le nuove disposizioni del Codice Rosso Bis, gli agenti del commissariato locale lo hanno infatti arrestato “in flagranza differita” per atti persecutori. Si tratta del primo caso in Sicilia, dopo l’entrata in vigore della nuova legge.

L’altro caso in Puglia

A Laterza, in provincia di Taranto, ad essere arrestato in flagranza differita è stato un 74enne. Stando a quanto ricostruito da alcuni quotidiani locali, l’anziano – ora agli arresti domiciliari – avrebbe perseguitato il vicino di casa per dissapori condominiali. Quest’ultimo, stanco di doversi difendere dai suoi attacchi, aveva deciso di consegnare ai carabinieri un video che ritraeva l’ultima aggressione subita, risalente a due giorni prima.

Un video importantissimo. La nuova legge, contenuta nell’articolo 382 del Codice di procedura penale, prevede infatti l’arresto – entro massimo 48 ore dal fatto – degli autori di specifici reati, quali ad esempio i maltrattamenti in famiglia, la violazione del provvedimento di allontanamento dalla casa familiare o del divieto di avvicinamento nei luoghi frequentati dalla vittima, oltre appunto agli atti persecutori, a condizione che vi sia una documentazione fotografica o video “di prova” contro il responsabile.

Cosa prevedono le norme del Codice Rosso

Il “Codice rosso”, come viene chiamata in gergo la legge numero 69 del 2019, ha rafforzato le tutele delle vittime dei reati violenti, in particolare quelli di violenza domestica e di genere, introducendo nuovi illeciti (come quello di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso) e aumentando le pene previste per quelli già esistenti.

L’obiettivo è aiutare le donne e i soggetti deboli che subiscono violenze, maltrattamenti e atti persecutori dentro e fuori casa in tutte le delicate fasi dell’iter processuale, partendo dal momento della denuncia. Tra le varie norme modificate, c’è quella che prevede la possibilità, per i giudici, di permettere il rispetto del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa attraverso il braccialetto elettronico o altri strumenti tecnici.

Se ne è parlato, di recente, in riferimento a Rudy Guede, il cittadino ivoriano già condannato per aver ucciso in concorso con ignoti la studentessa inglese Meredith Kercher, da poco denunciato per maltrattamenti dall’ex compagna. La donna, oggi 23enne, ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera di non sapere chi fosse, quando lo conobbe.

Sarebbero stati i suoi amici a metterla in guardia, parlandole del suo passato. Lei avrebbe deciso di dargli una possibilità. Una volta tornato in libertà, l’uomo avrebbe però iniziato a comportarsi in modo violento, spingendola a lasciarlo. Non era bastato: anche dopo avrebbe continuato a presentarsi sotto casa sua e a telefonarle. Da qui la decisione di denunciarlo.