La vicenda dell’Uomo di Piltdown iniziò all’inizio del XX secolo, tra il 1908 e il 1912, in una cava di ghiaia a Piltdown, Inghilterra. Qui furono scoperti i frammenti di un cranio che sembravano appartenere a una specie umana sconosciuta, potenzialmente l’anello mancante tra scimmie e umani. Tuttavia, questa fu solo una delle più clamorose truffe nella storia della scienza, un inganno che per decenni illuse molti esperti e che solo nel 1953 fu definitivamente smascherato.

L’uomo di Piltdown: l’annuncio rivoluzionario del 1912

Il 18 dicembre 1912, Arthur Smith Woodward, custode del Dipartimento di Geologia del British Museum di Londra, e Charles Dawson, geologo dilettante, annunciarono presso la Geological Society di Londra la scoperta dell’anello mancante tra l’uomo e la scimmia. Presentarono frammenti di un cranio umano, una mandibola di orangutan, molari umani usati e frammenti di denti di altri animali, tutti assemblati per formare il cranio di un essere a lungo cercato.

La presentazione di Charles Dawson alla Geological Society of London, mostrando fossili di un presunto ominide sconosciuto, accese l’orgoglio nazionalistico britannico. Dawson venne celebrato come eroe e la nuova specie fu nominata in suo onore come Eoanthropus dawsoni. Infatti, nonostante alcune incertezze, questa teoria trovò ampio sostegno nella comunità scientifica, grazie anche al prestigio del British Museum e alla figura di Woodward.

La scoperta ricevette ampio spazio nei media, con giornali come il New York Times e il Guardian che dichiararono la dimostrazione della teoria dell’evoluzione. Tuttavia, alcuni studiosi come David Waterson, Marcellin Boule e Gerrit Smith Miller iniziarono a esprimere dubbi sulla veridicità dei reperti. Inoltre, nel 1923, con la scoperta dell’Uomo di Pechino, si evidenziarono notevoli differenze tra i due reperti, alimentando i primi dubbi sulla veridicità dell’Uomo di Piltdown. Sta di fatto che nonostante fossero emerse contestazioni da parte di alcuni esperti, la scoperta di Dawson rimase accreditata come autentica per più di quarant’anni.

La scoperta di un secondo reperto simile, denominato “Uomo di Piltdown 2“, intensificò il dibattito. Tuttavia, per oltre 40 anni, l’Uomo di Piltdown rimase accettato come un legittimo anello mancante nell’evoluzione umana.

Sono passati 111 anni dalla truffa dell’uomo di Piltdown

Nel 2012, il mondo della paleontologia commemorava il centenario di questa scoperta, che si rivelò essere una delle più grandi truffe della storia scientifica. L’Uomo di Piltdown, al centro di questa storia, era un assemblaggio di reperti contraffatti. Oggi, 18 dicembre 2023, ricorre il 111° anniversario da quando l’Uomo di PIltdown fu “scoperto”.

La svolta del 1953: la scoperta della truffa dell’Uomo di Piltdown

Nel 1953, con l’avvento della datazione al radiocarbonio, fu smascherata la truffa dell’Uomo di Piltdown. Si scoprì infatti che i reperti erano un assemblaggio di ossa di diverse epoche e specie, tra cui un cranio umano medievale, la mandibola di un orango e denti di scimpanzé. L’analisi più approfondita condotta da esperti del British Museum, tra cui Kenneth Oakley, svelò la vera natura del reperto: un assemblaggio di ossa diverse, non più vecchie di 50.000 anni, contraffatte per sembrare un fossile antico.

Tra i principali sospettati della truffa vi erano lo stesso Dawson, Woodward, il gesuita Pierre Teilhard de Chardin, l’antropologo Arthur Keith e persino lo scrittore Arthur Conan Doyle. Nonostante le indagini, l’autore della truffa rimane ancora oggi un mistero.

Il colpo di scena: il DNA e le origini africane dell’umanità

Contrariamente alle teorie dell’epoca, le moderne ricerche sul DNA hanno rivelato che il 99% del genoma umano è identico a quello dello scimpanzé, suggerendo un antenato comune. Inoltre, si è scoperto che gli esseri umani moderni hanno iniziato a colonizzare il mondo partendo dall’Africa circa 60.000 anni fa.

Lucy, un australopiteco scoperto negli anni ’70 e risalente a 3,2 milioni di anni fa, è diventata una delle figure chiave nella comprensione dell’evoluzione umana. A differenza dell’Uomo di Piltdown, Lucy rappresenta un autentico passo nella comprensione della storia evolutiva dell’uomo.

L’eredità dell’Uomo di Piltdown

L’Uomo di Piltdown occupa un posto di rilievo nella storia delle bufale scientifiche, avendo ingannato per anni la comunità scientifica. Questo episodio rimane un esempio emblematico di come anche la scienza possa essere soggetta a inganni e errori: le fake news circolavano anche un più di un secolo fa, ma era anche più difficile smascherarle. Oggi, invece, sono molto più numerose e allo stesso tempo sotto gli occhi di tutti, difficili da controllare e gestire. Da ciò è doveroso sottolineare l’importanza della verifica e del dubbio critico in ogni ricerca scientifica, ovvero quello che nel campo scientifico si definisce scetticismo sistematico.