È caccia all’uomo di circa 30 anni che nel pomeriggio di ieri, 17 dicembre, si è macchiato dell’omicidio del coinquilino di origine pakistana, Said, in un’abitazione di Covo, in provincia di Bergamo. Da ore gli inquirenti lo stanno cercando dappertutto: dopo il delitto sarebbe sceso in strada e si sarebbe allontanato a bordo della sua auto, facendo perdere le proprie tracce.
Omicidio a Covo, in provincia di Bergamo: è caccia al killer
I fatti risalgono al primo pomeriggio di ieri, 17 dicembre. L’uomo attualmente ricercato, di circa 30 anni, avrebbe aggredito con un coltello uno dei suoi coinquilini, un suo connazionale, al culmine di una lite, lasciandolo a terra esanime e dandosi alla fuga a bordo della sua auto.
A dare l’allarme erano stati gli altri uomini presenti in casa, tutti stranieri, già ascoltati come persone informate dai fatti dai carabinieri intervenuti sul posto. Quando erano arrivati, insieme ai soccorsi, per Said non c’era già più niente da fare. Sul suo corpo erano presenti diverse ferite da arma da taglio, di cui una, più profonda, alla clavicola.
Se si tratti di quella mortale sarà l’autopsia, nei prossimi giorni, a stabilirlo. Per il momento l’obiettivo di chi indaga è rintracciare il killer, che potrebbe anche essersi diretto all’estero, passando per i valichi di Francia o Slovenia.
Per individuarlo si starebbero passando al setaccio i filmati delle videocamere di sorveglianza installate nei pressi del condominio di via Pradone, dove si è consumato l’omicidio, e lungo le strade che potrebbe aver percorso. Tecnica che di recente aveva permesso di ricostruire gli spostamenti di Filippo Turetta, il 22enne arrestato in Germania a una settimana dall’uccisione dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin a Vigonovo, e di ritrovare il corpo della 22enne.
I precedenti di omicidi tra coinquilini o vicini di casa
La storia di Covo ne riporta in mente altre verificatesi negli scorsi mesi. Innanzitutto quella del 58enne Massimo Lodeserto, scomparso e poi trovato morto in una cantina abbandonata di un palazzo popolare di via San Massimo, a Torino. Stando a quanto ricostruito finora, sarebbe stato ucciso a martellate dal vicino di casa, il 57enne Nino Capaldo, di Frattamaggiore, nel Napoletano.
L’uomo, già noto alle forze dell’ordine per la sua affiliazione a un clan camorristico, poi diventato collaboratore di giustizia, stava finendo di scontare ai domiciliari la pena per un altro omicidio, consumatosi nel 2014 nel Casertano. Sembra che da poco avesse intrapreso una relazione con l’ex compagna della vittima, che lo aveva convinto che quest’ultima dovesse ridargli un’ingente somma di denaro.
Somma che lei gli aveva prestato per avviare la loro impresa di pulizie, poi fallita. Motivi economici, dunque, come quelli che avrebbero spinto Domenico Livrieri a togliere la vita all’amica e vicina di casa Marta Di Nardo, a Milano. La donna, di 60 anni, era stata data per scomparsa dal figlio che vive a Palermo, che non riusciva più a mettersi in contatto con lei.
Secondo gli inquirenti, sarebbe stata uccisa per mano del 46enne, affetto da problemi psichici e di tossicodipendenza, a inizio ottobre. Il suo corpo sarebbe stato trovato qualche settimana dopo all’interno di alcuni sacchi nascosti in un soppalco ricavato da Livrieri nella sua cucina. Un ritrovamento reso possibile dagli strani comportamenti dell’uomo, che avevano destato dei sospetti negli altri residenti.
Al momento dell’omicidio in realtà Livrieri, che era stato definito “socialmente pericoloso“, avrebbe dovuto trovarsi in una Rems. Nella struttura però non c’erano abbastanza posti. Così era stato lasciato in libertà. Al Centro psico-sociale locale aveva conosciuto Di Nardo, ludopatica. Poi, con la scusa di riconsegnarle dei soldi, l’aveva pugnalata alle spalle.