È record per le commissioni agli agenti nell’anno 2023, nella classifica l’Italia si posiziona seconda soltanto dietro all’Inghilterra. Ma quando hanno speso quest’anno i club per i procuratori?

Il record per le commissioni agli agenti, l’Italia è seconda

Che in questi anni il calcio in Italia fosse in crisi era cosa ormai certa e risaputa. Sono lontani gli anni 90 in cui la Serie A è in auge ed era il punto di riferimento per tutti gli altri campionati europei: una meta per tutti i campioni, un punto di arrivo, e non soltanto una tappa di crescita.

L’entrata in scena di colossi miliardari e una crisi economica che ha inglobato anche altri aspetti della nazione ha fatto sì che l’Italia non riuscisse più a stare al passo con altri top league. Complici anche scelte societarie sbagliate e un passaggio di consegne tra generazioni mal gestito.

Il risultato è stato il sorpasso della Premier League: il campionato inglese è cresciuto sempre più in appeal fino a diventare il numero uno e meta desiderata da tutti i calciatori. I motivi? Probabilmente un gioco meno tattico e fatto più di emozioni, seppur ricco di tecnica, e maggiore visibilità.

Impossibile, però, escludere una terza motivazione: la disponibilità economica delle proprietà dei club inglesi. Con colossi miliardari a gestire i vari Chelsea, Manchester City, Newcastle, ecc è impossibile qualsiasi tipo di confronto.

Con l’avvento del Covid la svolta finale: le società hanno virato non più sui sempre più crescenti cartellini dei giocatori, ma sui procuratori. Una bolla che è scoppiata dopo anni di acquisti incredibili e di spese folli: su tutte il passaggio di Neymar per 222 milioni di euro dal Barcellona al Paris Saint-Germain, simbolo di un mercato dopato e privo di logica.

La cifre spese dai club per i procuratori

Un fenomeno, quelli dei procuratori e delle commissioni, in crescita già da anni ma che ha avuto il suo exploit proprio nel 2020. Una dinamica partita dalla possibilità di risparmiare sui prezzi eccessivi dei giocatori portando il contratto a scadenza.

Metodo che ha portato grandi spostamenti a prezzi nettamente più ridotti. Seppur rallentando le tempistiche molti giocatori hanno potuto scegliere di propria sponte la destinazione più adeguata per progetto e offerta economica.

Criteri che fino a pochi anni fa erano ancora sottovalutati e che limitavano i giocatori nelle loro preferenze. In questo caso, quindi, il potere passa dai club agli entourage dei calciatori, sempre più incentivati a richiedere un aumento di stipendio sia per gli assistiti che per loro stessi.

Il risultato è stato un accrescimento considerevole non più sui cartellini ma sui guadagni dei singoli giocatori che, passando a parametro zero, potevano permettersi di chiedere un importante aumento senza aver paura di un rifiuto.

Ma più importante di tutti è stato il progressivo incremento delle commissioni. Al centro delle trattative i procuratori, fondamentali per la corrispondenza tra società e giocatore. Un potere che è cresciuto di pari passo con i compensi richiesti in percentuale per ogni spostamento degli assistiti. Una modalità che spinge non soltanto gli agenti stessi a incentivare i trasferimenti ma anche a moltiplicarli.

Risultato? Il record raggiunto nel 2023 che esibisce numeri incredibili. Ai procuratori nell’ultimo anno solare che si sta per concludere sono andati 814 milioni di euro con un 42,5% in più rispetto all’ultimo anno. Ad alzare nettamente la somma le 224 operazioni con commissione sopra il milioni di euro.

Sopra tutte l’Inghilterra con 281 milioni di dollari, a seguire l’Italia con 115,7 milioni di euro. Meno della metà degli inglesi, seppur una cifra molto alta se si guarda alle altre nazioni: terza la Germania terza con una spesa di 89 milioni. Spicca l’Arabia Saudita, new entry nella classifica ma che soltanto nell’ultima finestra di mercato estivo è stata protagonista di decine di trasferimenti importanti.