Il rapporto che legava Giovanni Padovani all’ex fidanzata Alessandra Matteuzzi era un rapporto ossessivo. Lo dimostrano le parole che l’uomo, attualmente imputato per omicidio volontario pluriaggravato, ha rivolto al pubblico ministero nel corso del suo interrogatorio, mandato in onda ieri, 15 dicembre, dalla trasmissione televisiva “Quarto Grado”.

L’interrogatorio di Giovanni Padovani, accusato dell’omicidio di Alessandra Matteuzzi

I fatti risalgono al 23 agosto del 2022. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, l’ex calciatore si sarebbe presentato sotto casa dell’ex ragazza – che l’aveva da poco denunciato per stalking – e, dopo aver aspettato che rientrasse, l’avrebbe colpita a martellate (e con un panchina) fino a lasciarla a terra praticamente esanime, nonostante l’intervento di diversi residenti, che sentendola urlare e chiedere aiuto erano scesi a soccorrerla.

Quando era già a terra lui, secondo un testimone, avrebbe continuato a “sgridarla”, rimproverandole il fatto di averlo tradito. Per questo, quando è stato ascoltato dal pubblico ministero, la prima domanda che gli è stata rivolta è stata la seguente: “Ipotizziamo che ci siano stati questi tradimenti. Perché lei non ha semplicemente interrotto la relazione?”.

Io sinceramente ad oggi sono sconvolto, non mi capacito, non riesco a capire se Alessandra sia ancora viva oppure no, perché dopo l’aggressione, quando l’hanno portata in ospedale lei ancora respirava. Anche qua dentro non mi è arrivata una lettera, non mi è venuta a trovare, anche in questo momento ha dimostrato che di me non le interessa, non gliene frega nulla […]. Avevo bisogno di lei,

la risposta del 27enne che, incalzato, avrebbe poi aggiunto di aver provato, nel tempo, a frequentare altre donne, senza riuscire a dimenticare la sua ex, che per lui era diventata come una droga, come “cocaina”. Ne era ossessionato, come avrebbe riferito più volte anche in seguito: non poteva accettare di perderla.

I risultati della perizia psichiatrica

Negli attimi immediatamente successivi al delitto, Padovani aveva anche riferito agli inquirenti di sentire delle voci. La perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto, i cui risultati sono stati discussi in aula da qualche settimana, non avrebbe però riscontrato in lui alcun vizio di mente.

Secondo gli esperti che lo hanno visitato in carcere, non solo sarebbe capace di intendere e di volere, ma al momento dei fatti avrebbe anche scelto lucidamente di non fermarsi: la prima volta quando si allontanò per recuperare il martello che aveva portato con sé e aveva nascosto dietro a un cespuglio; la seconda dopo l’arrivo dei vicini di casa della donna, allorché, fingendo di essere preoccupato per le sue condizioni di salute, le si avvicinò, inveendo nuovamente contro di lei.

Non è tutto. Stando ai professionisti, Padovani avrebbe anche deliberatamente esagerato “i sintomi legati a patalogie mentali” dopo essere stato fermato. È possibile che volesse solo ottenere uno sconto di pena?, ci si chiede.

Le dichiarazioni di Padovani in aula

Nel corso dell’ultima udienza del processo a suo carico, interpellato dai giudici, che gli avevano chiesto se fosse disposto a sottoporsi a nuovi colloqui con esperti – come richiesto dalla difesa per un’integrazione della perizia psichiatrica – il 27enne aveva dichiarato di “essere malato” e di aver bisogno di aiuto.

Alla fine però si era convenuto che non ce ne fosse il bisogno. Ulteriori visite non avrebbero infatti modificato l’inquadramento diagnostico che è già stato fatto. Tra il 12 e il 24 gennaio si passerà quindi all’esame dell’imputato. Poi inizierà la discussione vera e propria. Il 27enne è accusato di omicidio volontario pluriaggravato e rischia l’ergastolo.

Il punto di vista della sorella della vittima

Intervistata da un’inviata di “Quarto Grado”, Stefania Matteuzzi ha raccontato di come Padovani avesse isolato la sorella dai suoi affetti, violando la sua libertà e controllandola ben prima di ucciderla. Il suo scopo, secondo lei, era fare in modo che nessun altro la avesse, visto che lui non aveva potuto. La sua speranza è che la donna possa ottenere la giustizia che merita. Che Padovani, che l’ha uccisa, paghi per ciò che ha fatto.