Le retribuzioni differenziate su base territoriale: ecco cosa sono le gabbie salariali. Dopo molti anni dalla loro abolizione, dopo lotte operaie e conquiste sindacali, si ritorna nuovamente a parlare di adeguare gli stipendi al costo della vita.
Il dibattito sulle gabbie salariali è ritornato al centro dell’attenzione politica, sotto diverse forme, dopo la recente bocciatura del salario minimo. Il Disegno di Legge è stato presentato dalla Lega al Senato, con l’intento di introdurre un parametro nella contrattazione collettiva di secondo livello: adeguare gli stipendi al costo della vita.
In sostanza, più il costo della vita è maggiore, più alti devono essere gli stipendi. Per capire meglio cosa sono le gabbie salariali e perché, dopo anni di lotte, sono state abolite, facciamo un salto nel passato, spiegando quando furono introdotte e cosa sono e perché, a distanza di anni, si torna a parlare di una loro possibile reintroduzione.
Cosa sono e quando nascono le gabbie salariali
Le gabbie salariali furono istituite il 6 dicembre 1945, con la firma di un accordo tra industriali e organizzazioni sindacali e, almeno in un primo momento, riguardarono solo il Nord del Paese.
Dieci anni dopo, nel 1954, il Belpaese fu diviso in diverse zone, nelle quali vennero applicati salari differenti in base al costo della vita. Tra il minimo e il massimo, la distanza poteva arrivare anche fino al 29-30%. Il salario più alto fu fissato nella provincia di Milano e il più basso nella provincia di Enna. Anche questo un segno delle profonde differenze tra il Nord e il Sud del Paese.
Con le cosiddette gabbie salariali, si andavano ad adeguare i salari al costo della vita che c’era in un determinato territorio.
Solo nel 1969, nel periodo ricordato con il nome di Autunno caldo, sulla spinta della mobilitazione operaia, venne sancito un superamento graduale del sistema, definitivamente abolito nel 1972.
Perché le gabbie salariali furono abolite
A seguito delle agitazioni del mondo operaio e dei sindacati, le gabbie operaie furono abolite. Durante gli anni Settanta, era molto in voga lo slogan “Stessa paga per uguale lavoro”.
Si era venuto a creare un sistema che aveva causato una lunga serie di ingiustizie sociali ed economiche. A parità di mansioni, infatti, un operaio del nord Italia guadagnava di più di un operaio del Sud.
Il sistema delle gabbie salariali fallì e furono abolite il 18 marzo 1969, a seguito dell’accordo sottoscritto tra la Confindustria e le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil. Solo il 1° luglio 1972, furono soppresse anche tutte le differenziazioni zonali.
Le gabbie salariali come alternativa al salario minimo
A volte ritornano e questo è proprio il caso di dirlo. La discussione sulle gabbie salariali si è di nuovo aperta, dopo molti fallimenti passati. Gli esponenti della Lega sono i sostenitori di questo sistema, ritenendolo adatto a ridurre le disuguaglianze e a promuovere uno nuovo sviluppo economico più equo.
Attraverso la contrattazione collettiva, le gabbie salariali potrebbero tutelare i lavoratori con minore potere contrattuale, assicurando retribuzioni più adeguate.
In base alla proposta, non si andranno a toccare gli stipendi di base, ma si dovrebbe lavorare sulle voci, in una sorta di modularità. In sostanza, però, si vorrebbero adeguare gli stipendi in base al costo della vita, segnando, ancora una volta una vera e propria forbice di differenza dei salari tra il Nord e il Sud Italia.
Per gli interessati, si rimanda anche al seguente articolo: Stipendi differenziati docenti, cosa sono le gabbie salariali?