Nel rito dell’Avvento, la terza Domenica è identificata come la Domenica Gaudete, un richiamo alla gioia. Questa gioia è una chiamata ineludibile derivante dalle Sacre Scritture, soprattutto dalla prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi. Egli incoraggia la comunità cristiana a mantenere un costante stato di gioia mentre attende il Signore.
Vangelo terza domenica di Avvento 2023, significato
Il Natale è prossimo, la nostra salvezza è imminente, motivo per cui dovremmo imparare ad assaporare la gioia che emana dalla presenza del Signore. Questa grande gioia che anticipiamo è un assaggio di ciò che vivremo quando ci incontreremo con il Signore che giunge. Neemia, parlando del giorno del Signore, afferma: “Questo giorno è consacrato al nostro Signore; non siate tristi; perché la gioia del Signore è la vostra forza” (Neemia 8,10).
Un altro elemento significativo di questa domenica è San Giovanni Battista. La liturgia, dopo aver introdotto la sua figura la scorsa domenica attraverso il Vangelo di Marco, lo presenta nuovamente non solo come colui che prepara la strada, ma anche come testimone. La testimonianza è un tema fondamentale nel Vangelo di Giovanni. Secondo gli esperti, il quarto Vangelo può essere considerato una sorta di grande processo contro l’imputato Gesù. Ci sono diversi accusatori, le tenebre che si contrappongono alla luce, vari personaggi (scribi, farisei, sommi sacerdoti, la folla stessa) che giudicano Gesù. Giovanni, prima di ogni altra cosa, prima di essere precursore, battista, predicatore, è il testimone. È venuto principalmente per testimoniare la luce, per essere segno della presenza del Redentore. Questo ci comunica due aspetti:
• Giovanni Battista è consapevole della sua identità: non è il Messia. Egli è solo un testimone, non la Parola, ma la voce. Non è lo Sposo, ma l’amico. Egli è consapevole della sua missione: preparare la strada a colui che deve venire, o meglio, preparare la strada a colui che è già in mezzo a noi. Gesù e il suo Regno sono già presenti in mezzo a noi e si rivelano, mostrando il volto del Padre.
• Essendo testimone del Messia, Giovanni deve scomparire. Deve testimoniare la luce, ma non è la luce stessa. Non può oscurare il Sole che sorge dall’alto. Giovanni deve diminuire mentre il Messia cresce.
Questo quadro suggerisce l’atteggiamento che il cristiano e la comunità dovrebbero adottare. È notevole che il testo indichi Betania come luogo della predicazione di Giovanni, al di là del Giordano. Betania significa “casa della testimonianza”. Questo passaggio sembra voler comunicare alla comunità cristiana di diventare e rimanere una casa della testimonianza, un luogo in cui diventare segno del Messia senza oscurare la sua luce.
La comunità cristiana e ogni singolo credente devono essere segno e testimone del Signore, come un astro che riflette la luce del Sole senza oscurarla. Dobbiamo essere consapevoli che tutto e tutti noi dobbiamo indicare l’Agnello, proprio come ha insegnato Giovanni (Giovanni 1,36).
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1,6-8.19-28
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.