Nella causa tra il Principe Harry contro il daily Mirror l’Alta Corte di Londra ha sentenziato per la vittoria del secondogenito di Re Carlo d’Inghilterra, condannando il tabloid al risarcimento di oltre 140 mila sterline.

La causa del Principe Harry contro il Mirror

Il Principe Harry non è nuovo ai dissapori con i giornali: durante la sua vita, soprattutto nel periodo dell’infanzia, è stato sempre sotto i riflettori, insieme a suo fratello, l’Altezza Reale William, per l’appartenenza alla casata reale dei Windsor e per l’incessante caccia dei paparazzi ai danni di Lady Diana.

Il Duca di Sussex – non più Altezza Reale – ha deciso di intentare una causa contro il daily Mirror, il noto tabloid inglese con l’accusa che avrebbe violato la sua privacy – e quella della sua famiglia – attraverso l’uso di metodi poco ortodossi e illegali, come le intercettazioni telefoniche, per ottenere notizie sulla sua vita.

Lo scorso giugno 2023 il Principe Harry dalla California era volato in Inghilterra per andare a testimoniare personalmente in aula: un avvenimento di natura eccezionale. Non succedeva dai tempi di Edoardo VII, nel 1980,quando sul banco dei testimoni salì il principe di Galles a causa di uno scandalo di sesso e gioco d’azzardo.

L’Alta Corte inglese condanna il Mirror

Un giudice dell’Alta Corte di Londra ha condannato l’editore del tabloid inglese Mirror, dopo le accuse che gli sono state mosse dal Principe Harry. L’oggetto del contendere nascerebbe dalla raccolta illegale delle informazioni sulla vita privata del duca di Sussex.

L’alta Corte ha condannato il Mirror per avere realizzato “intercettazioni telefoniche su vasta scala dal 2006 al 2011”.  Secondo il giudice Timothy Fancourt, nel verdetto di oggi 15 dicembre 2023, ha riconosciuto la natura illecita delle informazioni sul principe in 15 dei 33 articoli denunciati. E’ stato decretato un indennizzo al Principe pari a 140.600 sterline, rispetto alle 320.000 chieste dai suoi avvocati.

Il giudice ha addebitato al tabloid l’uso di intercettazioni illegittime a partire tra il 1995 e il 1996, quando il secondo gentito di Carlo e Diana aveva solo 11-12 anni, per poi adottarla come prassi dal ’98.