Luigi Di Maio risponde alle accuse di Giorgia Meloni, smentendo le sue parole a proposito del famoso fax sul Mes mostrato in Senato. La Presidente del Consiglio, due giorni fa, ha sventolato in Aula un documento firmato dall’ex ministro degli Esteri, rivolgendo poi contro di lui importanti accuse. Di Maio però ribatte e sostiene che la premier, proprio su tale argomento, abbia mentito.
Di Maio a Meloni: “Sul Fax ha mentito. Ecco perché”
Luigi Di Maio torna a far sentire la sua voce e lo fa per smentire Giorgia Meloni. Mercoledì 13 dicembre 2023 la premier in Senato, in sede di replica dopo la discussione sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio Europeo, ha mostrato ai suoi colleghi un fax firmato da Di Maio nel 2021 quando, a suo dire, il Governo Conte era ormai caduto e si trovava in carica solo per gli affari correnti.
La leader di Fratelli d’Italia ha ricordato, appena due giorni fa, che l’esecutivo guidato dall’attuale leader del Movimento 5 stelle aveva dato l’assenso alla riforma del Mes, il meccanismo europeo di stabilità. Ha riferito però che l’autorizzazione per la sigla era arrivata da Luigi Di Maio il giorno dopo le dimissioni del governo Conte.
La premier ha riferito che l’esecutivo “alla chetichella ha dato l’assenso al Mes” senza un mandato parlamentare e soprattutto all’oscuro dei cittadini italiani. E per avvalorare le sue parole ha appunto fatto vedere il documento ufficiale in Aula. Così subito è esploso quello che è stato chiamato “fax-gate”.
L’ex ministro degli Esteri ed ex esponente pentastellato smentisce però categoricamente le affermazioni di Giorgia Meloni. Secondo Di Maio, la premier non solo “metti in dubbio l’onore con cui” il politico ha ricoperto il ruolo di ministro, ma anche “dice il falso”. E spiega anche perché.
Luigi Di Maio afferma di aver firmato il documento sul Mes, il famoso fax. Sostiene di averlo fatto quando ancora era nel pieno dei suoi poteri, catalogando così le accuse di Giorgia Meloni come false e non veritiere. Il politico inoltre dice che non è “istituzionalmente corretto” dare dei “cospirazionisti” a politici, ex ministri, colleghi ed ambasciatori.
Le precisazioni di Di Maio
L’ex del M5s smentisce così le dichiarazioni ufficiali della Presidente del Consiglio rilasciate in Senato lo scorso mercoledì. La premier ha accusato l’ex ministro degli Esteri, Giuseppe Conte e il Movimento 5 stelle di aver siglato il documento sul Mes “con il favore delle tenebre”. Ma così non è stato. O almeno questo è ciò che sostiene Di Maio oggi.
Negli studi di un programma televisivo l’ex pentastellato, attuale rappresentante speciale della Ue per il Golfo, racconta infatti la sua versione dei fatti riguardanti il fax datato 10 dicembre 2020 e mostrato da Giorgia Meloni in Aula.
Riferisce che nell’ultimo anno in cui non è stato parlamentare ha sostenuto il governo su “scelte coraggiose” come quelle relative alla guerra in Ucraina o altre in continuità con il governo precedente guidato da Mario Draghi. Non gli va assolutamente giù però il gesto di Giorgia Meloni.
Il politico riferisce che quel documento mostrato in Senato porta la data del 20 gennaio 2021. Il Governo Conte è caduto il 26 gennaio. Dunque in quei giorni Di Maio era ancora nel pieno delle sue facoltà e non è vero che si trovava nell’esecutivo solamente per gli affari correnti.
Al tempo stesso precisa anche che Giorgia Meloni ha detto una cosa vera, ovvero il fatto che il governo Conte 2 ha votato nel 2020 la riforma del Mes. Poi speficia che approvarla non significa direttamente utilizzare il meccanismo europeo di stabilità. Ma non è finita qui.
L’ex pentastellato ricorda la famosa fotografia di Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz sul treno per Kiev di cui ha parlato Meloni alla Camera. Sostiene che tale fotografia dell’allora Presidente del Consiglio italiano, del premier francese del cancelliere tedesco passerà alla storia per il suo grande significato.
Infatti, dice:
Subito dopo l’inizio della guerra, su quel treno i 3 leader salgono senza ancora un accordo sull’allargamento (dell’Ue ndr), scendono e lanciano una corsa su quello che è avvenuto oggi, sull’allargamento dell’Ue all’Ucraina. Prima di quel treno non c’era un accordo europeo sull’Ucraina.