La Procura di Torino ha chiesto l’archiviazione del caso della ragazza di 20 anni che pochi mesi fa aveva denunciato di essere stata violentata in una paninoteca da un suo coetaneo. Il motivo? Il suo “no” nei confronti dell’aggressore non sarebbe stato abbastanza chiaro. A riportare la sua scioccante storia è La Repubblica, che cita anche le parole dell’avvocato difensore della giovane, che ha presentato opposizione alla richiesta avanzata dal pm.
Il racconto shock della ragazza violentata in una paninoteca a Torino
Ieri, 14 dicembre, la 20enne ha dovuto ripercorrere la notte della presunta violenza davanti al gip Manuela Accurso Tagano, che dovrà ora decidere se rinviare a processo l’indagato per strupro oppure archiviare il caso, come chiesto dalla Procura. Secondo il pm, la giovane non sarebbe stata infatti abbastanza chiara nel rifiutare il rapporto sessuale.
I fatti risalirebbero all’alba del 21 giugno scorso. Stando al racconto della ragazza, lei e un’amica avrebbero trascorso la serata in uno dei locali situati nei pressi di uno dei campus torinesi, incontrando due conoscenti, dai quali avrebbero poi accettatto un passaggio. Uno di loro, un 26enne, durante la corsa in auto le avrebbe poggiato una mano sulla coscia.
Lei lo avrebbe respinto. Poi, insieme all’altra, sarebbe rientrata a casa. Solo più tardi li avrebbero raggiunti all’interno di una paninoteca. Qui, mentre gli altri due ragazzi si sarebbero appartati, il 26enne avrebbe fatto nuove avances alla 20enne e, approfittando del fatto che lei avesse bevuto, l’avrebbe aggredita, abusandone.
Era tutto buio. Mi ha portata in cucina. Mi ha bloccata. Non riuscivo a gridare. Ero immobile. Cercavo di liberarmi dalla presa. Non ce la facevo. Ma ricordo bene il dolore, forte, che ho provato per tutto il tempo,
avrebbe raccontato lei alla polizia. Dopo essersi ripresa ed essersi confidata con l’amica che era con lei, sarebbe infatti riuscita a fuggire, raggiungendo l’ospedale più vicino e facendosi visitare, sporgendo denuncia. “Avevo una sensazione di schifo”, avrebbe detto. Ma c’è chi non le crede.
Il punto di vista della Procura, che ha chiesto l’archiviazione
Secondo il pm che ha seguito il caso, il racconto della 20enne sarebbe lacunoso. Considerate le sue condizioni, potrebbe inoltre non essersi spiegata, facendo intendere all’indagato che “ci stesse”. Perché, altrimenti, avrebbe accettatto di mangiare un kebab con lui, dopo che l’aveva respinto una prima volta?
L’uomo aveva già esternato evidenti avances verso la vittima, tanto che questa aveva fatto rientro presso la propria abitazione. Ciononostante, dopo non molto tempo lei e l’amica sono uscite nuovamente per raggiungere proprio i due ragazzi, restando sole con loro,
si legge nella nota della Procura, riportata da La Repubblica. Una versione dei fatti che secondo il legale difensore della ragazza, Raffaela Carena, sarebbe “inaccettabile”.
Lei ha detto ‘no’ più volte. È stata una violenza. Ci sono vari pregiudizi a monte di questa richiesta, a cui ci siamo opposte. Il primo è che lei era ubriaca. Se una ragazza lo è, non vuol dire che voglia avere rapporti. E poi non si può pensare che ci sia il consenso per il sesso solo perché lei va nella paninoteca,
ha spiegato. L’ultima parola spetta al giudice per le indagini preliminari.
Il caso Ciro Grillo
La storia della 20enne ricorda, per certi versi, quella di “Silvia”, la ragazza che negli scorsi mesi ha denunciato Ciro Grillo e tre suoi amici per violenza sessuale di gruppo. Ascoltata in un’aula del Tribunale di Tempio Puasania, in Sardegna, dove è in corso il processo nei confronti dei quattro ragazzi, la giovane, oggi 23enne, è stata infatti chiamata a rispondere a una serie di domande molto “intime” sulla notte dei presunti abusi.
Domande come: “Ci può spiegare come le sono stati tolti gli slip?” o, ancora, “Perché non ha reagito con i denti durante il rapporto orale?”, rivoltele dall’avvocato Antonella Cuccureddu, che insieme al collega Gennaro Velle difende Francesco Corsiglia. Stando al suo racconto, i quattro imputati ne avrebbero abusato a turno all’interno di una villa della famiglia Grillo.
A dimostrarlo ci sarebbe un video girato proprio dagli imputati, che però, secondo le loro difese, dimostrerebbe invece che lei “era consenziente”. Tutti e quattro, in effetti, si professano innocenti. Ma ad accusarli c’è anche una seconda ragazza, “Roberta”, un’amica di Silvia. Mentre dormiva, la stessera sera del presunto stupro, sarebbe stata ripresa in video e foto hard a sua insaputa.