Chi soffre di mal di testa cronica potrebbe avere diritto alla pensione di invalidità. Riceviamo numerose domande riguardanti la possibilità di ottenere la pensione di invalidità per la cefalea cronica. Non tutti sanno che la patologia della cefalea cronica occupa il secondo posto tra le malattie riconducibili alla disabilità.

Basti pensare che la maggiore incidenza viene registrata nella fascia di età tra i 18 e i 65 anni. Nel corso degli anni l’OMS ha identificato cefalea cronica (mal di testa cronico) come una patologia invalidante che colpisce la fascia più produttiva della popolazione, ovvero quella compresa tra i 20 e i 50 anni di età.

Pertanto, riceviamo molte domande che sollevano il problema dei requisiti indispensabili per ottenere un assegno INPS a causa della cefalea. Vediamo insieme come funziona la pensione di invalidità per mal di testa cronico.

Pensione di invalidità per mal di testa cronico

In Italia, il mal di testa cronico (cefalea primaria cronica) è stata riconosciuta come malattia sociale attraverso la legge 81 del 14 luglio 2020, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 188. Alla voce “riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale”, la legge recita:

“La cefalea primaria cronica, accertata da almeno un  anno  nel paziente mediante diagnosi effettuata da uno specialista del  settore presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura delle  cefalee che ne attesti l’effetto invalidante, è riconosciuta  come  malattia sociale, per le finalità di cui al comma 2, nelle seguenti forme:

  • emicrania cronica e ad alta frequenza;
  • cefalea cronica  quotidiana  con  o  senza  uso  eccessivo  di farmaci analgesici;
  • cefalea a grappolo cronica;
  • emicrania parossistica cronica;
  • e)  cefalea  nevralgiforme  unilaterale  di  breve   durata   con arrossamento oculare e lacrimazione;
  • emicrania continua”.

 Il diritto all’invalidità per mal di testa cronico viene riconosciuto sia come conseguenza dell’insorgere di un’altra patologia invalidante che come infermità autonoma; pertanto rientra nel quadro dell’assistenza ai disabili.

I diritti riconosciuti dall’INPS

Chi soffre di emicrania ha diritto all’invalidità?

 Secondo quanto si legge su Inca.it, gli indici di valutazione che portano alla ridotta capacità lavorativa sono contenuti nelle tabelle del DM del 5 febbraio 1992, dove vengono mostrate le diverse patologie con l’attribuzione di un valore percentuale variabile da minimo, massimo e fisso.

Il mal di testa cronico non è presente nella tabella; pertanto, non viene riconosciuta in sede di accertamento dell’invalidità dalle competenti Commissioni medico-legali dell’INPS.

Tuttavia, alcune regioni, tra cui la Lombardia, l’hanno riconosciuta nella circolare n. 30 del 14 dicembre 2006 alla voce “indicazioni operative per la valutazione delle cefalee nell’ambito dell’invalidità civile”.

Successivamente, è stata la volta della Valle d’Aosta che, con lettera del 17 dicembre 2010, ha fornito “indicazioni operative per la valutazione delle cefalee nell’ambito dell’invalidità civile”.

In sostanza, la commissione medica ASL – INPS può riconoscere l’invalidità per mal di testa cronico (cefalea primaria cronica), a condizione che la patologia sia conseguenza di un’altra malattia. In altre parole, è possibile ottenere l’invalidità se la malattia riconosciuta come invalidante ha tra gli effetti prodotti anche il mal di testa, ma anche quando si tratta di un’infermità autonoma.

Nel merito, l’articolo 2 della legge 118/71 e successive modifiche recita:

“Si considerano mutilati ed invalidi  civili  i  cittadini  affetti  da  minorazioni  congenite o acquisite,  anche  a  carattere  progressivo, compresi gli irregolari psichici  per  oligofrenie  di  carattere  organico  o dismetabolico, insufficienze  mentali  derivanti  da difetti sensoriali e funzionali che   abbiano   subito   una  riduzione  permanente  della  capacita’ lavorativa  non  inferiore  a  un  terzo o, se minori di anni 18, che abbiano  difficolta’  persistenti  a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro eta’.   Sono  esclusi  gli  invalidi  per  cause  di  guerra, di lavoro, di servizio, nonche’ i ciechi e i sordomuti per i quali provvedono altre leggi”.

Legge 104 e sostegno economico

Chi soffre di mal di testa cronico può ottenere la legge 104?

 Le disposizioni contenute nella legge 104 sono applicabili alle persone che presentano disturbi da cefalea primitiva cronica, poiché, a tutti gli effetti, tale patologia risulta essere disabilitante, producendo una difficoltà di integrazione lavorativa, apprendimento e relazione.

Nel merito, l’articolo 3, comma 1, della legge n. 104 del 5 febbraio 1992, recita:

“È persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che  è  causa  di difficoltà   di   apprendimento,  di  relazione  o  di  integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale  o di emarginazione”.

L’articolo 3, comma 3, recita:

“Qualora  la  minorazione,  singola  o  plurima,   abbia   ridotto l’autonomia   personale,  correlata  all’età,  in  modo  da  rendere necessario un intervento  assistenziale  permanente,  continuativo  e globale  nella  sfera  individuale  o  in  quella  di  relazione,  la situazione   assume   connotazione   di   gravità.   Le   situazioni riconosciute  di gravità determinano priorità nei programmi e negli interventi dei servizi pubblici”.

Secondo le disposizioni contenute nella circolare del Ministero della Salute del 30 ottobre 1993 e del 6 aprile 1994, l’accertamento dell’handicap viene considerato in modo globale; pertanto, la legge 104 trova la sua applicabilità nei casi di cefalea primitiva cronica, poiché produce effetti tali da determinare nella persona uno svantaggio sociale o di emarginazione.

La persona affetta da cefalea cronica può avere diritto alle agevolazioni contenute nell’articolo 3, comma 1, della legge 104/92, tra cui:

  • spese sanitarie;
  • detrazione IRPF;
  • riduzione sul canone mensile di telefonia fissa;
  • accessi a centri socio-riabilitativi ed educativi diurni;
  • collocamento al lavoro legge 68/99;
  • inserimento a corsi di formazione professionale istituiti per le persone handicappate;
  • agevolazioni per recarsi al posto di lavoro;
  • agevolazioni per l’avvio e lo svolgimento di attività lavorative autonome e molto altro.