È atteso per oggi l’arrivo in Italia dell’auto di Filippo Turetta, la Grande Fiat Punto nera sequestrata nei pressi di Lipsia, in Germania, dalla polizia di Halle, che il 18 novembre scorso ha fermato il giovane dopo l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Ad occuparsi delle analisi scientifiche sulle tracce e sugli oggetti rinvenuti al suo interno sarà il Ris di Parma.

Cosa c’era nell’auto di Filippo Turetta, attesa oggi in Italia

La polizia tedesca si è già occupata di una prima ricognizione del veicolo. Agli inquirenti italiani interessano però anche gli oggetti trovati nell’abitacolo: il marsupio di Filippo Turetta, un paio di guanti, un coltello con la lama di 12 centimetri, una sim prepagata, un paio di scarpe sporche di sangue e un cellulare, forse quello della vittima.

Oggetti che, insieme alle tracce ematiche rinvenute sulle superfici e sui tessuti della Grande Fiat Punto, dovranno essere analizzati per ricostruire nel dettaglio i momenti salienti del delitto e capire, ad esempio, se Giulia sia stata uccisa in auto o vi sia stata caricata già esanime, dopo la seconda aggressione avvenuta nei pressi dell’area commerciale di Fossò, catturata da una videocamera di sorveglianza.

Era la sera dell’11 novembre scorso. Dopo essersi recati al centro commerciale “Nave de Vero” di Marghera, Giulia e Filippo erano stati visti litigare animatamente in un parcheggio a circa 150 metri dall’abitazione di lei. Un quarto d’ora dopo, secondo quanto ricostruito finora, il giovane l’avrebbe colpita mortalmente. Poi ne avrebbe abbandonato il corpo a pochi passi dal lago di Barcis, coprendolo con dei sacchi neri di nylon che forse aveva portato con sé, insieme a dello scotch acquistato online 48 ore prima.

È possibile che avesse premeditato il delitto?, ci si chiede. Per ora è accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo affettivo e sequestro di persona. Non è escluso però che gli vengano contestate nuove aggravanti – tra cui quelle dei motivi abietti e dello stalking – e nuovi reati, come quello dell’occultamento di cadavere.

Giulia aveva paura di Filippo

Secondo i legali che assistono la famiglia Cecchettin, gli avvocati Stefano Tigani e Nicodemo Gentile dell’Associazione Penelope, quello che Filippo metteva in atto nei confronti dell’ex fidanzata era un vero e proprio “assedio psicologico“: dopo esserne stato lasciato la ricattava infatti emotivamente, costringendola a vederlo e sentirlo.

Altrimenti, le diceva, si sarebbe ammazzato. Giulia, per paura che si facesse davvero del male, continuava a perdonarlo e a stargli vicina, ma sembra che avesse iniziato ad avere timore di lui. A raccontarlo è stata una delle sue amiche. Intervistata da un’inviata della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, la giovane ha ricordato di un episodio che aveva particolamente preoccupato Giulia, risalente al 3 novembre, qualche giorno prima dell’omicidio.

Si trovavano in gelateria a Padova, quando Filippo le avrebbe chiesto per l’ennesima volta di ritornare con lui. Davanti al suo rifiuto, il 22enne si sarebbe alzato e avrebbe sbattuto le mani sul tavolo in modo violento. Giulia, parlandone con la sua amica, le aveva confessato di essersi sentita rincuorata dal fatto che intorno ci fossero altre persone, di non essersi trovata sola con lui, per paura che si spingesse oltre.

Filippo ne era ossessionato e, anche quando stavano insieme, le faceva pesare il fatto che trascorresse del tempo con la famiglia e con le amiche, minacciando di lasciarla se si fosse “comportata male”. Sembra che fosse addirittura arrivato a chiederle di rinviare la sua discussione di laurea, affinché potessero raggiungere quel traguardo insieme. La ragazza si era rifiutata. Avrebbe dovuto laurearsi, iniziando una nuova vita, il giovedì successivo al suo omicidio. Il 2 febbraio la sua famiglia riceverà la laurea alla memoria.