Un lungo controesame quello a cui è stata sottoposta la presunta vittima di stupro, conosciuta come ‘Silvia’, per il processo nei confronti di Grillo Jr e tre amici genovesi: Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Vincenzo Corsiglia.

Oggi 14 dicembre c’è stata la seconda udienza in cui la ragazza italo-norvegese ha dovuto ripercorrere i terribili momenti della notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 in cui sarebbe avvenuta la violenza di gruppo, incalzata dal legale di Corsiglia, l’avvocata Antonella Cuccureddu. E intanto non si placano le polemiche sui social per le domande che le sono state poste. Un interrogatorio che ieri il suo legale Dario Romano- che la rappresenta insieme a Giulia Bongiorno- aveva definito “da Medioevo”.

Processo a Grillo Jr, infiammano polemiche per le domande a ‘Silvia’

Un passaggio obbligato del processo, ma sicuramente un incubo per la presunta vittima di violenza che ieri sera, lasciando il Tribunale, avrebbe detto:

Mi sento svuotata, sono esausta, mi viene da vomitare.

Il controinterrogativo dei legali della difesa, iniziato con le domande di Antonella Cuccureddu, che con Gennaro Velle difende Corsiglia, non si è concluso nella giornata odierna. Nel primo pomeriggio l’avvocata avrebbe dovuto passare il testimone al collega Velle, ma poi l’udienza è stata aggiornata.

Ed è proprio per le domande poste alla ragazza che è scoppiata la polemica:

“Se aveva le gambe piegate, come ha fatto a toglierle i pantaloni?”.

“Ci può spiegare come le sono stati tolti gli slip?”

“Perché non ha reagito con i denti durante il rapporto orale?

“Perché non si è divincolata?”

L’avvocata Cuccureddu, che si era già difesa ieri sera anche dall’accusa di aver sottoposto la parte offesa a vittimizzazione secondaria (“Non le ho chiesto nulla che non le fosse già stato chiesto“) ha poi dichiarato ai cronisti presenti fuori dal Tribunale:

Vi ricordo che tutte le domande che sono state poste ieri sono state vagliate, nonostante ci fossero state alcune opposizioni, da un tribunale che può lavorare in questo modo.

L’avvocata, riporta l’Adnkronos, ha anche detto:

Ho ricevuto centinaia di messaggi da colleghi e magistrati di grandissima solidarietà e supporto e da una infinità di vostri colleghi che mi hanno dimostrato grande solidarietà. D’altra parte mi hanno chiesto come mai facessi domande su come le hanno tolto i pantaloni. Questo perché voi avete stigmatizzato un elemento del fatto: non si può fare una violenza sessuale se uno ha i pantaloni.

Poi l’avvocata ha annunciato che ha fatto presente al Tribunale quanto sta succedendo sulla stampa durante il processo a Tempio Pausania e le pressioni che sta subendo. Uscita dall’udienza, che oggi si è conclusa prima della 15:30, ha detto che sta ricevendo minacce sui social, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera.

Presidente e pubblico ministero mi hanno pubblicamente manifestato la loro più piena e totale solidarietà invitandomi a denunciare le minacce che sto ricevendo in queste ore sui profili social

ha dichiarato.

La bufera sui social

Sui social sono diversi i post che parlano di quanto stia accadendo a ‘Silvia’ e di come certe domande possano finire per colpevolizzare la vittima.

Qualcuno scrive:

Sul banco degli imputati finiscono sempre le donne o la famiglia delle donne.

E c’è chi paragona questo processo a quello del 1979 sul delitto del Circeo. Le attiviste dell’associazione “Noi donne 2005” di Sassari starebbero pesando a un sit-in di protesta per le prossime udienze.

Sulla vicenda è intervenuta anche l’avvocata Cathy La Torre, che ha scritto:

Davvero siamo ancora fermi a questo livello? Ai no che vanno urlati? Ai genitali che vanno azzannati?Neanche in un’aula di tribunale una donna è libera da domande violente.

Le prossime udienze

Il presidente del tribunale Marco Contu ha intanto reso noto il calendario delle prossime udienze fino a giugno 2024:

  • 31 gennaio 1 febbraio;
  • 7 e 8 marzo;
  • 11 e 12 aprile;
  • 13 e 14 giugno.

Non sono stati proiettati in aula gli del video girato quella notte, agli atti del processo. La difesa potrebbe chiedere di mostrarli durante il controesame, per provare la consensualità dei rapporti.

L’amica della presunta vittima, Roberta (nome di fantasia), testimone chiave del processo, era stata sentita lo scorso settembre.