I tre suicidi avvenuti nel carcere di Verona in meno di tre settimane – ultimo quello di Oussama Sadek -non possono non destare preoccupazione, tanto all’interno dell’Istituto quanto nel dibattito pubblico. Da inizio 2023, infatti, ben 67 persone detenute negli Istituti penitenziari italiani hanno scelto di levarsi la vita.

Questo dato, emerso nell’ultimo mese in tutta la sua tragicità, impone alle Istituzioni e alla società una riflessione su come rispondere al bisogno di salute mentale – e non solo – che arriva dalle carceri italiane, assicurando un trattamento dignitoso ai detenuti che scontano la loro pena negli Istituti italiani.

La denuncia dei detenuti di Verona: “L’ultimo suicidio, quello di Oussama, era prevenibile”

Esasperati dal terzo suicidio avvenuto in meno di un mese, i detenuti del carcere di Verona hanno deciso di presentare un esposto al Tribunale di sorveglianza affinché sia fatta chiarezza sulla dinamica che ha portato al suicidio il giovane Oussama Sadek, evidenziando come quanto accaduto sia il segnale di un qualcosa che non funzioni all’interno dell’Istituto.

La redazione di TAG24 ha approfondito il significato di questo esposto con Marco Costantini, segretario di Sbarre di Zucchero, l’associazione che ha contribuito a dare voce alla protesta dei detenuti di Verona, evidenziando nelle scorse settimane anche i disagi causati agli stessi dall’esposizione mediatica dell’Istituto dopo l’ingresso di Filippo Turetta.

Costantini (Sbarre di Zucchero): “Dopo la morte di Oussama, i detenuti di Verona hanno deciso di metterci la faccia”

Costantini, i detenuti del carcere di Verona hanno presentato un esposto molto duro dopo il suicidio del loro compagno Oussama Sadek, definendo la scelta del personale sanitario di isolare il ragazzo come una “ripicca”. Può spiegarci?

«La prima cosa che è necessario sottolineare è che i detenuti hanno messo la faccia in questo esposto, firmandolo. Non trattandosi di una segnalazione anonima, pertanto, queste persone sono ora a rischio».

In che senso?

«I ragazzi hanno scelto di presentare questo esposto dopo il terzo suicidio in meno di un mese a Montorio, il carcere oggi salito alla ribalta dopo l‘arrivo di Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin.

Noi dobbiamo partire dal presupposto per il quale una persona reclusa è posta in custodia nelle mani dello Stato. In base a questa premessa, io non definisco questi episodi come suicidi ma come omicidi di Stato. Se una persona perde la vita mentre è affidata alle Istituzioni, è chiaro che queste ne sono responsabili.

Tuttavia si continua a minimizzare questi fatti, dando la colpa alla debolezza delle persone. Ma a Oussama mancavano solo tre mesi per tornare in libertà, e se in meno di un mese ci sono stati tre suicidi – sotto la stessa direzione, sotto lo stesso personale – la cosa deve essere per forza attenzionata».

Costantini (Sbarre di Zucchero): “Le carceri sono i luoghi più illegali che esistano”

Il fatto che Oussama avesse mostrato già delle fragilità rende, a suo giudizio, la scelta del personale ancor più incauta?

«Come tutti sanno, in carcere mancano medici e personale qualificato. Anche il personale di custodia è sotto organico e così anche gli educatori e gli psicologi. Ecco perché, al terzo suicidio in meno di un mese, i detenuti hanno deciso di mettere la faccia per far comprendere come le cose non funzionino.

Io non parlo per sentito dire: sono stato 19 anni in carcere e conosco la realtà dei nostri Istituti. Proprio per questo posso che, in questo Paese, le carceri sono i luoghi più illegali che esistano».

La tragica morte di Oussama è da imputarsi ai problemi strutturali che caratterizzano il nostro sistema carcerario?

«Le carceri in Italia sono vecchie e obsolete: in tante situazioni manca l’acqua calda, mancano i termosifoni. Il personale è poi poco a fronte di troppi detenuti affollati dentro. Anche perché la polizia penitenziaria oggi non deve solo sorvegliare, ma è anche responsabile della stipula delle relazioni sui comportamenti dei detenuti, essenziali perché questi possano usufruire dei benefici della legge».

Suicidi nel carcere di Montorio, Costantini: “La vita dei reclusi è responsabilità dello Stato”

Nell’esposto i detenuti parlano tuttavia apertamente di ‘ripicca’ del personale medico. Perché?

«Perché la morte di Oussama è strana. Solo due giorni prima il ragazzo era stato infatti visitato dall’avvocato e dalla sorella, i quali non avevano notato nulla di fuori posto. Tanti episodi in carcere sono strani».

Un conto è la ripicca, un conto la negligenza e magari poca attenzione nel seguire il disagio di Oussama.

«Se Oussama andava curato e non è stato seguito, la colpa rimane delle Istituzioni. Torniamo a quello che dicevamo in apertura: un detenuto è preso in carico dallo Stato.

Le persone che hanno sbagliato devono scontare una pena, ma la detenzione non può significare perdita di diritti. Faccio un esempio: io in carcere ho dovuto combattere nove anni per poter esercitare, una sola volta, il mio diritto di voto».

Dopo il suicidio di Oussama Sadek a Verona presentata interrogazione parlamentare

L’opinione pubblica è ricettiva rispetto ai problemi delle carceri italiane?

«Né l’opinione pubblica né questo Governo sono attenti. Eppure si tratta di verità banali: se il fine del carcere è il reinserimento del detenuto nella società, come è possibile siano i luoghi più illegali che esistano?».

Prima lei faceva riferimento a dei rischi che potrebbero affrontare i detenuti del carcere di Verona dopo l’esposto. Quali?

«Trasferimenti o magari ritorsioni».

Quali altri azioni Sbarre di zucchero intende mettere in campo per dare voce alla denuncia dei detenuti di Montorio?

«Attraverso l’onorevole Tosi abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare che ancora non ha avuto risposta. Nel frattempo aspettiamo che il magistrato di sorveglianza prenda visione dell’esposto».