Cos’è il geoblocking? Si tratta letteralmente del “blocco geografico” ovvero quel sistema che arresta i contenuti tenendo conto dell’area geografica dalla quale vi si accede.
Di fatto questo blocco, nega la possibilità di sottoscrivere l’abbonamento a piattaforme di streaming estere e quindi di poter usufruire dei contenuti trasmessi soltanto lì.
Questo sistema si applica a molti contenuti audiovisivi, ad esempio allo streaming di film, agli eventi sportivi o alla musica, senza tralasciare l’accesso alle news, all’e-commerce e al gioco d’azzardo.
Per identificare la posizione geografica di un dispositivo entra in azione l’indirizzo IP di cui sono dotati tutti i dispositivi di navigazione online. Quando si effettua l’accesso ad un sito web i server online verificano la posizione dell’IP e in base a questa consentono o bloccano l’accesso al contenuto.
Lo scopo più importante di questo sistema è quello proteggere i diritti d’autore e di distribuzione, spesso diversi da Paese a Paese e quindi di rispettare le normative dei Paesi in cui determinati contenuti sono vietati in base all’età o a causa della censura.
Cos’è il geoblocking: la proposta del Parlamento europeo
Questa tematica risuona in particolare in queste ore, dopo la notizia per cui il Parlamento europeo starebbe valutando una proposta che prevede la sua abolizione.
L’eliminazione del geoblocking potrebbe infatti provocare un forte impatto sulla visibilità di eventi sportivi, in particolare del calcio in Italia implementando quindi il già esistente regolamento del 2018.
Se questa proposta venisse approvata comporterebbe per tutti gli appassionati di calcio, la possibilità per di sottoscrivere abbonamenti a servizi di streaming esteri.
Ne consegue, quindi l’accesso a una vasta offerta accompagnati dalla possibilità di sottoscrivere abbonamenti ad un prezzo inferiore rispetto a quelli disponibili nel nostro Paese.
Come funziona
Come già spiegato l’obiettivo di questo blocco è quello di offrire contenuti diversi in base al Paese dal quale si accede ed è utilizzato spesso per motivi economici perché serve per tutelare i diritti d’autore e di distribuzione che possono valere per una zona piuttosto che per un’altra.
Questo sistema viene azionato ogni volta che ci si connette ad internet tramite una qualsiasi piattaforma come ad esempio il Pc, il Tablet o semplicemente uno Smartphone.
Il provider fornisce l’indirizzo IP che comprende una serie di numeri tra cui anche le informazioni geografiche da cui si naviga, così facendo si rileva l’indirizzo in automatico dei siti che fanno uso di questo blocco.
In pratica con l’abolizione del geoblocking si potrebbe verificare un vera e proprio sconvolgimento del mercato dei servizi audiovisivi e di quello dei diritti Tv. Infatti, si potrebbe assistere ad un aumento del loro raggio anche in tutte le zone dell’UE dove ora di fatto è vietata la trasmissione di determinati eventi.
Rivedere e modificare questo regolamento potrebbe cambiare proprio questo aspetto e interessare anche le tariffe e i costi per l’utente.
Perché l’UE vuole abolire questo sistema
La proposta di abolizione del geoblocking è partita dall’eurodeputata danese Karen Melchior.
L’idea si basa sul riconoscimento dello svantaggio in cui si trovano molti cittadini che vivono in regioni oltre le frontiere. Infatti a causa delle limitazioni volute da questo sistema molti di loro non possono più avere accesso a tutta una serie di contenuti del loro Paese natale.
In questa ottica, le limitazioni di accesso a contenuti stranieri rappresenterebbero una pratica ingiustificata e discriminatoria.
Inoltre, l’eurodeputata specifica che per il settore dei film e delle serie tv non ci sarebbe nessun cambiamento, dato che questi prodotti di successo sono già fruibili a livello mondiale. Infatti dal 2018, la maggior parte di queste, relative ai contenuti audiovisivi sono state abolite.
In concreto il regolamento di quell’anno riguardava il blocco dei servizi audiovisivi e dell’e-commerce senza di fatto coinvolgere lo streaming di spettacoli sportivi.